Lug 25, 2024 Scritto da 

Zizzanie, fallibilità e Mistero felice

La Rinascita - dalle mancanze

(Mt 13,24-30)

 

La metafora che segue la parabola iniziale vuole sottolineare che la presenza del “male” nel mondo non è da attribuire alla mancanza di vitalità del Seme, né all’Opera divina.

 

Gesù sconvolge il cliché precipitoso della morale apostolica:

«Vuoi dunque che andando le raccogliamo? Ma Egli dichiara: No, perché raccogliendo le zizzanie non abbiate a sradicare con esse il grano. Lasciate crescere insieme ambedue fino alla mietitura» (vv.28-30).

 

Nel commento a Tao Tê Ching xxxvi il maestro Wang Pi scrive: «Uniformandosi alla natura delle creature, il modo migliore per evitare future difficoltà è d’indurle a correre spontaneamente alla rovina, senza sottoporle ai castighi».

Alle qualità s’intrecciano errori, debolezze e incoerenze, ma sin dai primi tempi nelle comunità alcuni credenti facevano fatica a convivere con le differenti mentalità dei fratelli di Fede - situazione che tuttavia consentiva poi di lasciar brulicare vita.

E si sperimentava che il tempo era la migliore medicina per far seccare spontaneamente l’erba parassita: essa in prospettiva neppure si rivelava tale; anzi, di frequente il viceversa.

La parabola del buon grano e delle zizzanie vuole aiutarci a non cadere nell’esclusivismo - non per questioni ideologiche, bensì vitali.

Le mani rozze di alcuni discepoli strapperebbero tutto l’intreccio delle radici varie con la terra e fra loro.

Le cernite anzitempo rovinerebbero ogni cosa buona nel presente, e il futuro stesso.

 

L’adempimento delle leggi di purità aveva assicurato la separazione del giudaismo dalle altre culture.

Così alcuni convertiti al Cristo Messia non volevano rinunciare ai loro marchi identitari.

Altri come Paolo insegnavano che l’impurità è bene sia perseguita, ma va tollerato il peccatore.

Il dibattito interno faceva crescere la consapevolezza: nella vita reale persiste una mescolanza di cose - in sintonia e [almeno a prima vista] contrarie alla Parola di Dio.

In apparenza c’è come un nemico ambizioso che dorme dentro ciascuno di noi e persino nelle chiese, il quale talora può sembrare voler farci smarrire la ragion d’essere stessa del credere.

Dinanzi all’ambiguità di bene e male - o meglio delle idee su bene e male - alcuni si precipitano a voler risolvere immediatamente.

Essi pretendono di poter estirpare l’indecorosità in modo definitivo sulla base di opinioni, preconcetti dottrinali e morali - i quali però non guardano le persone e gli accadimenti [se non nel solito modo (rigido)].

L’insegnamento del Signore è un richiamo.

Non è immediato comprendere la valenza poliedrica di queste energie preparatorie, che dal loro magma e dissidio faranno nascere le sintonie inattese del futuro inopinabile di Dio.

Nuove opportunità germogliano anche dalla mediocrità personale o istituzionale. Addirittura una paradossale condizione di crescita e prosperità della Chiesa, ‘perfetta’ nella misura in cui si riconosce sulla Via di conversione al Cristo: «semper conformanda».

 

L’uniformità dei fondamentalisti o puristi vorrebbe una giustizia esterna, immediata e risolutiva (in forme eloquenti) ma solo Dio è in grado di sondare le profondità degli accadimenti.

Alcuni si aggrappano alle sicurezze di norma, ma tali schemi chiudono subito gli squilibri del caos che avrebbe potuto farsi fecondo proprio di quelle novità provvidenziali: esse che soppiantano lo stantio, rielaborando e adattando l’insospettato [così risolvendo i veri problemi e facendo sognare ben difformi propositi - un altro destino].

Per non mortificare la vita nell’illusione di comportamenti e procedure “non negoziabili” [per lo più, sicurezze culturali e religiose che poi vengono abbandonate] le comunità non devono chiudersi dentro siepi soffocanti.

Sarebbero insopportabili: hanno la missione d’imparare il dialogo con le differenze e lo stare con le contrapposizioni disparate, affinché la vita diventi ricca attraverso le relazioni difformi e lo scambio concreto dei doni personali, in contesti variegati e persino discordi.

Tale il valore aggiunto che spalanca la Vita Nuova, mentre il mito dell’indefettibilità rimane confinato alle sètte.

Infatti, non di rado proprio quel lato di noi stessi che non vogliamo, che rifiutiamo, che vorremmo escludere o correggere - e malgiudicato dagli altri - forse si è già rivelato o si rivelerà nel tempo la parte migliore di noi, sia dal punto di vista della realizzazione eccezionale della personalità che della Chiamata per Nome missionaria.

 

Ciascun credente è ‘alleato’ e infedele insieme, ma in tale attrito si annidano le nuove scintille [anche di disappunto fecondo] e il nostro completamento - percorrendo i paradossi della fallibilità. Nonché i sentieri culturali inediti, persino economici, politici e sociali.

Dice il Tao (LVIII): «Quando il governo in tutto s’intromette, il popolo è frammentato [!]. La fortuna si origina nella sfortuna, la sfortuna si nasconde nella fortuna. Chi ne conosce il culmine? Quei che non corregge. La correzione si converte in falsità, il bene si converte in presagio di sventura, e ogni giorno lo sconcerto del popolo si fa più profondo e più durevole. Per questo il Santo è quadrato ma non taglia, è incorrotto ma non ferisce, è diritto ma non ostenta, è luminoso ma non abbaglia».

 

Come nella Chiesa, chi affronta la vita nello Spirito e desidera che la sua avventura fiorisca, deve imparare a rispettare i disagi e far convivere in sé le contraddizioni.

Abbracciare i lati opposti e le sue stesse diverse immagini - che dimorano dentro. E senza commentare, in modo più disinvolto, con percezione sgombra.

Respingere, denominare e reprimere quelli che immaginiamo essere “difetti”... ci preclude l’altro orizzonte - quello che diventa Alleato.

È il punto di vista inatteso, il quale recupera e rimette le cose a posto; generando saperi, vita completa e relazioni piene, imprevedibili, da stupore.

Ecco sprigionarsi la Felicità - quando non la si disturba a monte.

Ansie, pregiudizi, rimproveri, opinioni consuete, aspettative, propostiti innaturali, timori, falsi atteggiamenti dell’io omologato (e così via) non fanno crescere.

Le precomprensioni esterne ci relegano e tormentano in divagazioni fideistiche, storiche, moralistiche o di performance; infine confinando ciascuno nel senso d’inferiorità rispetto ai modelli.

Sentenze, paradigmi, epiteti a cliché, concezioni e atteggiamenti cerebrali, chiudono tutti noi nelle nevrosi, nei conflitti, nelle angosce, nei giri viziosi che alterano le possibilità di scoperta personale - tagliando il senso del Mistero e lo sguardo d’Altrove.

Il mondo di Dio fuori e dentro di noi non vive di comparazioni e giudizio di colpa, che ci trattengono - ma (sostando nelle “mancanze”) d’una Mèta che non si attende.

Energia eccessiva, Tendenza indomabile, che surclassa ogni devota unilateralità.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Sosti nelle “mancanze”, o guardi Altrove?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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