Falsari & Co: come se non esistessimo
(Mt 7,15-20)
«Dai loro frutti li riconoscerete […] così ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero guasto fa frutti cattivi» (Mt 7,16-17).
Come al tempo di Gesù, anche oggi ci sono banditori che annunciano messaggi di ogni genere.
Perfino nel dominio ecclesiale ristretto, spesso non è facile valutare le varie interpretazioni.
In linea di massima, possiamo affermare che i Pontefici ci mettono in guardia sia da proposte di salvezza «a basso prezzo» [Papa Benedetto], sia dall’esercizio manierista di una spiritualità vuota, che tende alla ricerca del consenso - tipica di coloro che «accarezzano le pecore» [Papa Francesco].
Ma sin dai primi tempi il Maestro si è distinto perché non ha imposto una severa selezione fra i suoi seguaci: il campo dell’Amore è quello della Libertà.
La ricchezza dell’onda vitale del Padre resta ovunque esuberante.
Ricordo per esperienza personale che ai tempi di Giovanni Paolo II i criteri di discernimento per l’accesso dei candidati alla vita di Seminario erano infatti piuttosto larghi di veduta; poi forse c’è stata una stretta canonica, che tuttavia non ha prodotto risultati pastorali.
Il Signore stesso infatti prediligeva il carattere universale della chiamata… per Nome.
Eppure, malgrado l’ambito di accoglienza a maglie larghe, nel passo di Vangelo odierno Egli sembra assai preoccupato.
In effetti, sin dalla Chiesa delle origini si rese necessario ricorrere a principi di comprensione elementare degli spiriti.
Elementi di discernimento ancora essenziali, a tutela delle persone più deboli: coloro che hanno indole e radici «buone» ma rischiano di essere plagiati da opportunisti.
Il tema ricorre in tutti i tempi: la guida sapiente non sottovaluta l’allievo; non gli inocula paure di non essere all’altezza. Valorizza e non scarta ciò che il discepolo ama.
Non gli chiede di sconfiggere subito i “difetti” ma li rende suoi compagni di viaggio e partecipi della realizzazione.
In tal modo l’anima del credente assume la sua “panoramica”, prende respiro, conquista equilibrio più completo; si realizza secondo la propria Chiamata. La quale non pretende di far diventare ogni cuore più forte di quel che è, o estraneo a se stesso: in ogni vicenda c’è un segreto da rinvenire, e caratteristico.
La guida spirituale secondo Cristo non imporrà di far assomigliare tutti gli allievi ai suoi modelli preferiti, quindi non ci renderà rigidi [nel pericolo che qualsiasi contrarietà ci spezzi].
E quando non verremo sottovalutati, ci sentiremo adeguati - all’altezza che ci appartiene: i frutti fioriranno spontaneamente.
«Non può un albero buono fare frutti cattivi, né un albero guasto fare frutti buoni» (v.18).
Chi è felice fa il Bene.
«Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in vesti di pecore, ma dentro sono lupi rapaci» (v.15).
I travestiti della santità sono una grave insidia: spengono la nostra firma; identità caratteristica e creativa.
I bisogni che contano non sarebbero mai i nostri [comunque, tutto farebbe numero e brodo - anzi, pula e foraggio].
Li si può descrivere quasi come dei veri maestri, perché somigliano e sembrano analoghi agli autentici. In realtà flagellano l’anima di pensieri e gesti che non ci appartengono.
Conformi al loro concerto, solito (o newsletter). Distanti dalla nostra Chiamata e dall’inedito personale modo di stare in campo. Questo il punto.
Essi blandiscono tutti, ma sanno già tutto. E si nota che pretendono solo di essere considerati.
C’indicano senza posa la rotta, ma ricordando sempre un passato (anche recente), per cronicizzarlo.
O un futuro glamour; oggi disumanizzante.
In tal guisa, hanno la testa piena di pensieri e di vento, propugnando cammini disincarnati, astratti, non calati sulla natura, persona e il suo ritmo.
Cullano e accarezzano, ovvero sgridano aspramente - accusando tutti - ma tolgono il pungolo che ci corrisponde e appartiene.
Test infallibile per riconoscerli è metterli alla prova sulle pubbliche e private relazioni, sul falso prestigio, sulla rinuncia alla rapacità e alle celebrità; all’amore del potere anche sul pensiero altrui.
Attenzione ai falsari che manifestano intenzioni eccellenti, dopodiché alle persone impongono almeno qualche postilla che non le fa sentire adeguate.
Dentro il loro festival c’è la schiavitù d’una mistica allestita pro domo sua [solo in favore della causa propria], falsata a monte.
Vale invece la pena di occuparsi delle radici, più delle foglie: prima della linfa che scorre dentro il tronco, solo poi del numero e vistosità di frutti.
La nostra vocazione è stimolata e accompagnata e nasce da un desiderio, una voce e un’immagine dell’anima che fa da guida.
I manipolatori tendono a sostituire la loro suggestione alla nostra, personalissima.
I «falsi profeti» (v.15) non partono verso il futuro dalla sorgente intima della persona, ma vanno sempre a cercare una conferma della loro.
Come se non esistessimo.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa pensi dei lupi in vesti angeliche? Le asperità chiudono o dilatano le tue scoperte? O ti guidano al compromesso con le forze in campo?
Incantatori di serpenti
Quali forme assumono i falsi profeti?
Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!
Altri falsi profeti sono quei “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.
[Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2018]
Salvatore a basso prezzo?
L’umanità del nostro tempo attende ancora un Salvatore? Si ha la sensazione che molti considerino Dio come estraneo ai propri interessi. Apparentemente non hanno bisogno di Lui; vivono come se non esistesse e, peggio, come se fosse un “ostacolo” da rimuovere per realizzare se stessi. Anche fra i credenti – siamo certi - alcuni si lasciano attrarre da allettanti chimere e distrarre da fuorvianti dottrine che propongono illusorie scorciatoie per ottenere la felicità. Eppure, pur con le sue contraddizioni, le sue angustie e i suoi drammi, e forse proprio per questi, l’umanità oggi cerca una strada di rinnovamento, di salvezza, cerca un Salvatore e attende, talora inconsapevolmente, l’avvento del Salvatore che rinnova il mondo e la nostra vita, l’avvento di Cristo, l’unico vero Redentore dell’uomo e di tutto l’uomo. Certo, falsi profeti continuano a proporre una salvezza a “basso prezzo”, che finisce sempre per generare cocenti delusioni. Proprio la storia degli ultimi cinquant’anni dimostra questa ricerca di un Salvatore a “basso prezzo” ed evidenzia tutte le delusioni che ne sono derivate. E’ compito di noi cristiani diffondere, con la testimonianza della vita, la verità del Natale, che Cristo reca a ogni uomo e donna di buona volontà. Nascendo nella povertà del presepe, Gesù viene ad offrire a tutti quella gioia e quella pace che sole possono colmare l’attesa dell’animo umano.
[Papa Benedetto, Udienza Generale 20 dicembre 2006]