Mag 26, 2024 Scritto da 

Lasciare tutto e sperimentare il rovesciamento

(Mc 10,28-31)

 

Secondo mentalità corretta - tipica nell’ebraismo - per ricevere l’eredità divina bastava osservare i comandamenti (vv.17-20).

La proposta di Gesù non punta sullo scambio di “favori” (automatismo farisaico): ha respiro, e poggia sul gratis; aiuta la libertà - è più ampia, senza zavorre.

Per questo, inclina verso la povertà ecclesiale. Sia il benestante che il convincimento degli apostoli vanno liberati dall’idolo dell’opulenza - forza ancor più paludosa dei sensi di colpa.

Lo stesso passo di Vangelo è segno che la mentalità “interna” alle comunità andava raddrizzata, già d’allora.

Non è con la sicurezza a monte che si può fare esodo - per incontrare l’Unico (v.21) nel cuore. Né la Chiesa può starsene al sicuro col contributo materiale dei ricchi (v.26).

Il cammino dell’amore e il rischio educativo suppongono la via della sobrietà avventurosa, senza la quale non è possibile incidere sui compartimenti stagni del pensiero e della società.

Al contrario delle devozioni, la vita di Fede non richiede l’offerta a Dio di un sacrificio modesto o rassegnato, ma l’abbandono al futuro che viene.

Anche per una questione di cruda sostanza, esso ci costringerà a spostare lo sguardo - e riattiverà incessantemente.

Così facendo permanere i discepoli nell’energia d’intrapresa, finalmente non lascerà più nessuno a capo chino. Perché qui si scambiano le carte (v.31).

 

Egli non vuole scipparci di nulla: la sua Presenza amica è un fermento consistente, che vuole realizzare l’assoluto in ciascuno di noi.

Il distacco dalle cose per espandere e rallegrare la qualità del percorso è germe d’un nuovo sacro, d’un altro volto dell’umanità e del mondo.

L’esistenza concreta che scaturisce dalla proposta di Fede supera ogni modello religioso. Estende perfino la comunità, creando Famiglia senza confini - tutti fratelli e sorelle, senza dirigenti a vita.

Non siamo più minorenni: abbiamo una Speranza piena - non moderata.

Solo la condivisione dei beni si ergerà: frutto di provvidenza e dono sistematico - e non vi saranno bisognosi, anzi avanzerà per altri ancora (ideale già di Dt 15 - senza più steccati culturali).

E nessun calcolo di contraccambio: perché non si parte dall’egoismo o dal tornaconto di club dalle belle maniere (e dall’avido possesso).

Ovvio, Cristo sarà la scelta dei poveri, che da sempre sognano un rovesciamento della piramide (v.31).

 

Al tempo di Gesù la vita della gente era infatti marcata - tratto a tratto - da una duplice sottomissione: la politica di Erode e la schiavitù religiosa.

Il sistema di sfruttamento e repressione era capillare e ben organizzato.

Anche le autorità religiose avevano astutamente trovato un modus vivendi remunerativo ben introdotto nei gangli dell’impero.

Tutto ciò a prezzo della disgregazione della vita comunitaria e famigliare (sfaccettature dell’antica comunione di clan, ora vessata da problemi di sopravvivenza materiale e maggiore individualismo).

In un contesto di collasso sociale, moltissimi erano costretti a tirare avanti in una condizione di scartati ed esclusi.

Ma nelle assemblee di Gesù l’atteggiamento d’inclusione verso gli emarginati, deboli e malfermi, le caratterizzava e faceva spiccare (via via preferire) nei confronti di tutti gli altri gruppi.

 

A quel tempo non mancavano diverse sette - anche ben motivate - che desideravano mostrare un modello di vita alternativo alla spietatezza della realtà corrente.

Però ad es. gli Esseni erano legalisti e puristi, e vivevano separati; così anche i Farisei - osservanti legati perfino alla tradizione orale - i quali avevano abominio della gente “contaminata”.

Anche gli Zeloti mal sopportavano la folla debole e indecisa, senza voce.

I considerati ignoranti e maledetti (per essere non in grado di adempiere le prescrizioni di legge) e valutati in peccato, erano viceversa benvenuti nelle comunità cristiane.

Proprio i senza peso - dotati di poche energie e relazioni - forzosamente esclusi dal clan a motivo delle necessità economiche, trovavano lì finalmente rifugio, tepore, ascolto, comprensione, aiuto.

Il Maestro stesso aveva esplicitamente ordinato di scegliere l’anti-ambizione e l’esproprio personale in favore dei malati e deboli; di tutti coloro che erano rimasti indietro.

 

La semplicità di vita faceva il paio con la sobrietà nella missione.

Il Signore consigliava infatti agl’inviati di testimoniare fiducia radicale nell’ospitalità (offerta da tanti nuovi “famigliari”).

Senso di adattamento e misura, capacità di convivenza nell’essenziale e accontentarsi, erano il carattere irrinunciabile dell’evangelizzazione.

I veri testimoni di Cristo, anche oggi e col passare del tempo, si sentono appagati nel provvisorio - tipico dei pellegrini. Non bramano migliori sistemazioni future, passando di casa in casa (Mc 6,10).

In tutto ciò e nel sapersi adattare alle situazioni e ai normali compensi del lavoro locale, i credenti dimostrano la Presenza del Regno fraterno.

Realtà concreta e “in mezzo”: essa infatti si rende equidistante; rovescia i ruoli - e le ottiche, come ad es. posizioni abitudinarie fra donne e uomini, giovani e vecchi, o nuovi e veterani (v.31).

 

Certo, il cambiamento può spaventare, ma inseriti nella Fraternità che ode l’appello a “uscire”, togliamo il guinzaglio alle situazioni e smuoviamo le anime da tortuosità di ripiegamenti.

Ed ecco il Centuplo del Padre in tutto (vv.28-30). Eccetto una cosa: perché siamo chiamati a essere sullo stesso piano.

Non ci sarà nessun cento per uno di «padri» (nel senso antico), ossia di controllori condizionanti (vv.29-30) che dettino il loro binario e ritmo, come a dei sottoposti.

Allora siederemo nel nostro Centro, non perché identificati nel ruolo standard abituale, bensì cesellati in modo stupefacente dalle sfaccettature del Mistero che tocca, a partire da dentro.

E rovescia tutto.

 

Una vita di attaccamenti blocca la creatività. Appiccicarsi un idolo, lasciarsi plagiare o intimidire, ancorarsi alla paura di problemi o preoccupazioni è come creare una camera buia.

Sentirsi programmabili, già progettati senza un di più... subire i pareri ordinari o conformisti... esclude il vettore della Novità sconosciuta e tutta personale.

Chi si lascia inibire dall’etica esclusiva, dal dover stare con se stessi e gli altri secondo cliché di prestigio assodato e così via, edifica una dimora artificiale, che non è casa sua, né la tenda del mondo.

E pur nel passo della missione, congetturando addirittura di riuscire a prevedere le eccentricità feconde o le avventure globali, ci rattrappiamo, spaventiamo dei possibili conflitti.

Ma nel timore non si coglie ciò ch’è davvero nostro e altrui: quanto si palesa solo durante un processo, che diviene santo nell’esodo da se stessi e nella qualità di rapporti creativi.

Come ha detto il pontefice Francesco a Dublino: «Docili allo Spirito e non basati su piani tattici» che bloccano la vita.

In fondo, dietro la ritrosia a esserci in Cristo e nelle relazioni che si spingono oltre il dovuto e già pensato, non si cela altro che il timore di perdere l’attenzione altrui o la reputazione.

Ma per Via si fa esperienza intima di un diverso “interruttore” dentro, che aiuta ad esprimerci e affrontare le vicende dove non tutto sia già a posto. 

Deponendo passo passo le paure di essere sgridati, e che la vita (proprio a causa delle nostre scelte ideali) possa crollare.

Via i retroscena.

Sono le nuove genesi sotto uno stimolo d’inedito e sconosciuto a permettere di spostare l’attenzione dal calcolo alla luminosità dell’anima, dal cervello all’occhio, dal ragionamento alla percezione.

 

Tolti i lacciuoli artificiosi del voler venire anzitempo e per forza a capo delle situazioni, impareremo ad accogliere tutti i lati, e la vita andrà di suo, dilatando di onda in onda.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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