Set 6, 2025 Scritto da 

Coronati e ornati con la Sua Croce, di pietra nuda

1. "Gioisci, santa Chiesa, poiché Cristo, il re dei cieli, ti ha coronata oggi con la sua croce e ha ornato le tue mura con lo splendore della sua gloria".

La vostra liturgia recita queste parole in numerose circostanze, cari fratelli e care sorelle del popolo armeno, che siete venuti qui per celebrare il vostro Giubileo.

"Cristo ti ha coronato oggi con la sua croce". Vergogna suprema, supplizio ignobile, la croce dei condannati è divenuta corona di gloria. Noi esaltiamo e veneriamo ciò che fu per tutti il segno esecrabile dell'abbandono e della vergogna. Come è possibile questo paradosso? L'inno che voi canterete nell'Officio di questa sera lo spiega:  "Su questa Santa Croce, o Dio, tu sei stato fissato, e su di essa hai versato il tuo sangue prezioso". La nostra salvezza ha la sua origine nell'umiliazione totale di Cristo.

"Io, quando sarò elevato da terra - dice - attirerò tutti a me" (Gv 12, 32).

Dal dolore inesprimibile dell'Amore nasce la potenza che trionfa sulla morte, e lo Spirito, effuso dal crocifisso sul mondo, restituisce all'albero secco dell'umanità il ricco fogliame del paradiso terrestre. 

L'umanità è stupefatta di fronte a questo mistero; non le resta che inginocchiarsi e adorare il disegno divino della nostra liberazione.

2. Fratelli e sorelle, qualche mese fa sono cominciate le celebrazioni dei millesettecento anni trascorsi dal battesimo del popolo armeno. Con questo gesto, compiuto dai vostri Padri, le acque sante della Redenzione hanno suscitato numerosi semi di vita e di prosperità fra le spine e i cardi che la terra aveva prodotto come conseguenza del peccato dei primi genitori. Questo Giubileo della Chiesa universale apre il vostro Giubileo, in un'ammirevole continuità di spirito e di contenuto teologico:  dalla Croce, dal costato del Signore crocifisso è sgorgata l'acqua del vostro Battesimo. Che questo anniversario sia l'occasione di un prezioso rinnovamento, di una speranza ritrovata, di una profonda comunione fra tutti coloro che credono in Cristo!

Il popolo armeno conosce bene la Croce:  la porta incisa nel suo cuore. È il simbolo della sua identità, delle tragedie della sua storia e della gloria della sua rinascita dopo ogni evento avverso. In ogni tempo, il sangue dei vostri martiri si è unito a quello del Crocifisso. Intere generazioni di Armeni non hanno esitato ad offrire la propria vita per non rinnegare la propria fede che, come dice uno dei vostri storici, vi appartiene come il colore appartiene alla pelle.

Le croci, di cui la vostra terra è disseminata, sono di pietra nuda, come nudo è il dolore dell'uomo; allo stesso tempo vi sono incise eleganti volute, per mostrare che tutto l'universo è santificato dalla Croce, che il dolore è redento. Questa sera, con la Croce voi benedirete i quattro punti cardinali, per ricordare che questo povero strumento di supplizio è divenuto il metro di giudizio del mondo, un simbolo cosmico della benedizione di Dio, che santifica tutto e feconda tutto.

3. Possa questa benedizione raggiungere le vostre regioni e portarvi serenità e fiducia! Prego innanzitutto il Signore crocifisso per le vostre comunità d'Armenia:  là nuove e gravi forme di povertà mettono alla prova i vostri fratelli e le vostre sorelle, provocando la tentazione di nuovi esodi per andare a cercare altrove i mezzi per vivere e garantire la sicurezza delle famiglie. Il vostro popolo chiede pane e giustizia, chiede alla politica di essere ciò che essa deve essere per vocazione profonda:  il servizio onesto e disinteressato al bene comune, la lotta affinché il più povero e il più abbandonato, sempre rivestito malgrado tutto della dignità indelebile di figlio di Dio, possa vivere un'esistenza degna e umana. Non abbandonate i vostri fratelli che soffrono:  oggi più che mai, che gli Armeni che vivono in tutto il mondo, i quali mediante il loro duro lavoro hanno conquistato una sicurezza economica e sociale, si prendano cura dei loro concittadini, in uno sforzo comune di rinascita!

Il Papa vuole portare oggi con voi la croce di quanti soffrono. Vi ricorda che, nelle privazioni e nelle sofferenze quotidiane, il vostro sguardo deve levarsi verso la Croce, da dove la salvezza continua a venire. Il Vangelo non è soltanto una consolazione, è anche un incitamento a vivere fino in fondo i valori che ridanno alla vita civile la sua dignità, eliminando alla radice, nel più profondo del cuore umano, la tentazione della violenza e dell'ingiustizia, dello sfruttamento dei piccoli e dei poveri da parte dei potenti e dei ricchi. È solo rimettendo Cristo Signore al centro della vita che la società sarà giusta e che l'egoismo di un esiguo numero di persone lascerà il posto al bene di tutti.

Oltre che ai cattolici, il mio ricordo e il mio saluto vanno ai figli della Chiesa armena apostolica:  che siano certi che il Papa di Roma segue con sollecitudine i loro sforzi per essere "il sale della terra e la luce del mondo", affinché il mondo creda e ritrovi la forza di sperare e di lottare. La Chiesa cattolica intende sostenere tale sforzo, come se fosse il suo, nell'amore che ci unisce tutti in Cristo.

4. Cari amici, su tutti voi qui presenti, su tutte le persone che vi sono care, su tutto il popolo armeno, invoco i benefici del Signore, in particolare per i malati, le persone anziane e tutti coloro che soffrono nel corpo e nell'anima.

Oggi sarò spiritualmente con voi nel vostro pellegrinaggio di fede, che è una dimensione fondamentale del Giubileo. Il pellegrinaggio ci ricorda che il nostro essere è in cammino verso la pienezza del Regno, che ci verrà donato quando, con riconoscente ammirazione, vedremo il Signore dei secoli ritornare nella gloria, recando sempre sul suo Corpo i segni della passione:  "per Crucem ad gloriam"

Non dimenticate di pregare anche per me, affinché il Signore guidi i miei passi lungo il cammino della pace!

A tutti imparto di cuore la mia Benedizione!

[Papa Giovanni Paolo II, Udienza Patriarcato Armeno 14 settembre 2000]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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However, the equality brought by justice is limited to the realm of objective and extrinsic goods, while love and mercy bring it about that people meet one another in that value which is man himself, with the dignity that is proper to him (Dives in Misericordia n.14)
L'eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l'amore e la misericordia fanno si che gli uomini s'incontrino tra loro in quel valore che è l'uomo stesso, con la dignità che gli è propria (Dives in Misericordia n.14)
The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]
Li consideriamo insieme, non solo perché nelle liste dei Dodici sono sempre riportati l'uno accanto all'altro (cfr Mt 10,4; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13), ma anche perché le notizie che li riguardano non sono molte, a parte il fatto che il Canone neotestamentario conserva una lettera attribuita a Giuda Taddeo [Papa Benedetto]
Bernard of Clairvaux coined the marvellous expression: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis - God cannot suffer, but he can suffer with (Spe Salvi, n.39)
Bernardo di Chiaravalle ha coniato la meravigliosa espressione: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis – Dio non può patire, ma può compatire (Spe Salvi, n.39)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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