Apr 20, 2025 Scritto da 

“Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” 

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio. Scriverà San Bonaventura: “Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza” (Liturgia delle Ore, vol. III, p. 601).

Ci presentiamo con il cuore trepidante e in umiltà davanti al grande mistero di Dio, che è amore. Oggi qui, a Gliwice, vogliamo esprimerGli la nostra lode ed insieme una immensa gratitudine.

E’ con grande gioia che vengo da voi, poiché mi siete cari. Tutto il popolo della Slesia è caro al mio cuore. Come metropolita di Kraków ogni anno andavo in pellegrinaggio alla Madonna di Piekary e là ci incontravamo per la comune preghiera. Apprezzavo molto ogni invito. Era sempre per me un’esperienza profonda. Però nella diocesi di Gliwice mi trovo per la prima volta, perché è una diocesi giovane istituita alcuni anni fa. Ricevete perciò il mio cordiale saluto, che rivolgo prima al vostro vescovo Jan e al vescovo ausiliare Gerard. Saluto anche il clero, le famiglie religiose, tutte le persone consacrate e il popolo fedele di questa diocesi. Sono lieto perché sul percorso del mio pellegrinaggio in Patria c’è anche Gliwice, una città che ho visitato più volte, alla quale mi legano speciali ricordi. Con grande gioia visito questa terra di uomini abituati al duro lavoro: è la terra del minatore polacco, la terra delle acciaierie, delle miniere e dei forni delle fabbriche, ma anche la terra che possiede una ricca tradizione religiosa. I miei pensieri e il mio cuore oggi si aprono a voi qui presenti, a tutti gli uomini dell’Alta Slesia e di tutta la terra di Slesia. Vi saluto tutti nel nome di Dio uno e trino.

2. "Dio è amore" (1 Gv 4, 16). Queste parole di San Giovanni evangelista costituiscono il tema guida del pellegrinaggio del Papa in Polonia. Alla vigilia del Grande Giubileo dell’Anno 2000 bisogna che sia di nuovo trasmessa al mondo questa gioiosa e impressionante notizia su un Dio che ama. Dio è una realtà che sfugge alla nostra capacità di esauriente comprensione. Perché è Dio, non saremo in grado di comprendere con la nostra ragione la sua infinità, né di chiuderla nelle strette dimensioni umane. E’ Lui che ci valuta, che ci governa, ci guida e ci comprende, anche quando non ne siamo consapevoli. Però questo Dio, irraggiungibile nella sua essenza, si è fatto vicino all’uomo mediante il suo amore paterno. La verità su Dio che è amore costituisce quasi una sintesi e al contempo il culmine di tutto ciò che Dio ci ha rivelato su se stesso, di ciò che ci ha detto per mezzo dei Profeti e per mezzo di Cristo su ciò che egli è.

Dio ha rivelato questo amore in vari modi. Prima, nel mistero della creazione. La creazione è opera dell’onnipotenza di Dio, guidata dalla sapienza e dall’amore. “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” - dirà Dio ad Israele per bocca del profeta Geremia (31, 3). Dio ha amato il mondo che ha creato, e in esso sopra ogni cosa ha amato l’uomo. E perfino quando l’uomo prevaricò contro questo amore originale, Dio non cessò di amarlo e lo alzò dalla caduta, poiché è Padre, poiché è Amore. Nel modo più perfetto e definitivo Dio ha rivelato il suo amore in Cristo - nella sua croce e nella sua risurrezione. San Paolo dirà: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 4-5). Ho scritto nel messaggio di quest’anno per i giovani: “Il Padre vi ama”. Questa magnifica notizia è stata depositata nel cuore dell’uomo che crede, il quale come il discepolo prediletto di Gesù, poggia il capo sul petto del Maestro ed ascolta le sue confidenze: “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14, 21).

“Il Padre vi ama” - queste parole del Signore Gesù costituiscono il centro stesso del Vangelo. Allo stesso tempo nessuno mette in risalto quanto Cristo il fatto che tale amore è esigente: “facendosi obbediente fino alla morte” (Fil 2, 8) ha insegnato nel modo più perfetto che l’amore attende la risposta da parte dell’uomo. Esige la fedeltà ai comandamenti e alla vocazione che l’uomo ha ricevuto da Dio.

3. “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” (1 Gv 4, 16).

Mediante la grazia, l’uomo è chiamato all’alleanza con il suo Creatore, a dare la risposta di fede e di amore che nessun’altro può dare al posto suo. Tale risposta non è mancata qui, nella Slesia. L’avete data a Dio per secoli interi con la vostra vita cristiana. Nella storia sempre siete stati uniti alla Chiesa e ai suoi Pastori, fortemente attaccati alla tradizione religiosa dei vostri avi. In modo particolare il lungo periodo del dopoguerra, fino ai cambiamenti, avvenuti nel nostro paese nel 1989, era tempo anche per voi di una grande prova di fede. Avete fedelmente perseverato presso Dio, resistendo all’ateizzazione e alla laicizzazione della nazione e alla lotta contro la religione. Mi ricordo come migliaia di operai della Slesia ripetevano con fermezza, nel Santuario di Piekary, il motto: “La Domenica è di Dio e nostra”. Sempre avete avvertito il bisogno della preghiera e dei luoghi da cui essa può meglio innalzarsi. Perciò non vi è mancata la volontà di spirito e la generosità per adoperarvi nella costruzione di nuove chiese e di luoghi di culto, che sono sorti numerosi in quel tempo nelle città e nei villaggi dell’Alta Slesia. Vi stava a cuore anche il bene della famiglia. Per questo reclamavate i diritti ad essa dovuti, specialmente quello della libera educazione nella fede dei vostri figli e dei giovani. Spesso vi radunavate nei santuari e in molti altri luoghi cari al vostro cuore, per esprimere l’attaccamento a Dio e per rendergli testimonianza. Invitavate anche me a queste comuni celebrazioni nella Slesia. Tanto volentieri vi annunciavo la parola di Dio, perché avevate bisogno di essere confortati nel difficile periodo di lotte per la conservazione dell’identità cristiana, per avere la forza di obbedire “a Dio piuttosto che agli uomini” (cfr At 5, 29).

Guardando al passato, oggi rendiamo grazie alla Provvidenza per questo esame sulla fedeltà a Dio e al Vangelo, alla Chiesa e ai suoi Pastori. Questo era anche un esame sulla responsabilità per la nazione, per la Patria cristiana e per il suo millenario patrimonio, che nonostante tutte le grandi prove non subì la distruzione o l’oblio. Accadde così perché “avete riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi” e avete voluto rispondere sempre con amore a Dio.

4. “Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte” (cfr Sal 1, 1-2).

Abbiamo ascoltato queste parole del Salmista nella breve lettura durante i Vespri di oggi. Rimanete fedeli all’esperienza delle generazioni, che vissero in questa terra con Dio nel cuore e con la preghiera sulle labbra. Nella Slesia vinca sempre la fede e la sana moralità, il vero spirito cristiano e il rispetto dei comandamenti divini. Conservate ciò che era fonte di forza spirituale per i vostri padri come il più grande tesoro. Essi sapevano includere Dio nella loro vita e in Lui sconfiggere tutte le manifestazioni del male. Eloquente simbolo di ciò è il saluto “Dio ti sia propizio!” che è proprio dei minatori. Sappiate conservare il cuore sempre aperto ai valori annunziati dal Vangelo, custoditeli; essi decidono della vostra identità.

Cari Fratelli e Sorelle, volevo anche dirvi che conosco le vostre difficoltà, i timori e le sofferenze che ora state vivendo; i timori e le sofferenze che sperimenta il mondo del lavoro in questa diocesi e in tutta la Slesia. Mi rendo conto dei pericoli uniti a questo stato di cose specialmente per molte famiglie e per tutta la vita sociale. E' necessaria un’attenta considerazione sia delle cause di tali pericoli che delle possibili soluzioni. Ho già parlato di ciò durante questo pellegrinaggio a Sosnowiec. Oggi mi rivolgo un’altra volta a tutti i miei connazionali nella Patria. Costruite il futuro della nazione sull’amore di Dio e degli uomini, sul rispetto dei comandamenti di Dio e sulla vita di grazia. E’ felice infatti l’uomo, è felice la nazione, che si compiace della legge del Signore.

La consapevolezza che Dio ci ama, dovrebbe sollecitare all’amore per gli uomini, di tutti gli uomini senza alcuna eccezione e senza alcuna divisione in amici e nemici. L’amore per l’uomo consiste nel desiderare per ognuno il vero bene. Consiste anche nella premura per garantire questo bene e respingere ogni forma di male e di ingiustizia. Bisogna sempre e con perseveranza cercare le vie di un giusto sviluppo per tutti, per "rendere - come dice il Concilio - più umana la vita dell’uomo” (cfr Gaudium et spes, 38). Abbondino nel nostro paese l’amore e la giustizia, producendo ogni giorno frutti nella vita della società. Soltanto grazie ad esse questa terra può diventare una casa felice. Senza un grande ed autentico amore non c’è casa per l’uomo. Pur raggiungendo grandi successi nel campo dello sviluppo materiale, senza di esso sarebbe condannato ad una vita priva di vero senso.

“L’uomo è la sola creatura sulla terra che Dio abbia voluto per se stesso” (cfr Gaudium et spes, 24). E’ stato chiamato a partecipare alla vita di Dio, è stato chiamato alla pienezza di grazia e di verità. La propria grandezza, il valore e la dignità della propria umanità egli la trova proprio in questa vocazione.

Dio che è amore, sia la luce della vostra vita per oggi e per i tempi che verranno. Sia la luce per tutta la nostra Patria. Costruite un futuro degno dell’uomo e della sua vocazione.

Depongo voi tutti, le vostre famiglie e i vostri problemi ai piedi della Madre Santissima, che è venerata in molti santuari di questa diocesi e in tutta la Slesia. Essa insegni l’amore di Dio e dell’uomo, come lo ha praticato Lei nella sua vita.

A tutti “Dio vi sia propizio”!

[Papa Giovanni Paolo II, omelia a Gliwice 15 giugno 1999]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person. Work, to use a metaphor, “anoints” us with dignity, fills us with dignity, makes us similar to God, who has worked and still works, who always acts (cf. Jn 5:17); it gives one the ability to maintain oneself, one’s family, to contribute to the growth of one’s own nation [Pope Francis]
Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione [Papa Francesco]
God loves the world and will love it to the end. The Heart of the Son of God pierced on the Cross and opened is a profound and definitive witness to God’s love. Saint Bonaventure writes: “It was a divine decree that permitted one of the soldiers to open his sacred wide with a lance… The blood and water which poured out at that moment was the price of our salvation” (John Paul II)
Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio. Scriverà San Bonaventura: “Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II))
[Nicodemus] felt the fascination of this Rabbi, so different from the others, but could not manage to rid himself of the conditioning of his environment that was hostile to Jesus, and stood irresolute on the threshold of faith (Pope Benedict)
[Nicodemo] avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente contrario a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede (Papa Benedetto)
Those wounds that, in the beginning were an obstacle for Thomas’s faith, being a sign of Jesus’ apparent failure, those same wounds have become in his encounter with the Risen One, signs of a victorious love. These wounds that Christ has received for love of us help us to understand who God is and to repeat: “My Lord and my God!” Only a God who loves us to the extent of taking upon himself our wounds and our pain, especially innocent suffering, is worthy of faith (Pope Benedict)
Quelle piaghe, che per Tommaso erano dapprima un ostacolo alla fede, perché segni dell’apparente fallimento di Gesù; quelle stesse piaghe sono diventate, nell’incontro con il Risorto, prove di un amore vittorioso. Queste piaghe che Cristo ha contratto per amore nostro ci aiutano a capire chi è Dio e a ripetere anche noi: “Mio Signore e mio Dio”. Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede (Papa Benedetto)
We see that the disciples are still closed in their thinking […] How does Jesus answer? He answers by broadening their horizons […] and he confers upon them the task of bearing witness to him all over the world, transcending the cultural and religious confines within which they were accustomed to think and live (Pope Benedict)
Vediamo che i discepoli sono ancora chiusi nella loro visione […] E come risponde Gesù? Risponde aprendo i loro orizzonti […] e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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