Ago 7, 2024 Scritto da 

Assunta: continuazione della Pasqua

2. Veramente, sarebbe difficile trovare un momento in cui Maria avrebbe potuto pronunciare con maggiore trasporto le parole pronunciate una volta dopo l’annunciazione, quando, diventata Madre verginale del Figlio di Dio, ella visitò la casa di Zaccaria, per aver cura di Elisabetta;

“L’anima mia magnifica il Signore...

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome” (Lc 1,46.49).

Se queste parole ebbero la loro motivazione piena e sovrabbondante sulla bocca di Maria quando lei, immacolata, diventò la madre del Verbo eterno, esse raggiungono oggi il culmine definitivo.

Maria che, grazie alla sua fede (così esaltata da Elisabetta) in quel momento ancora sotto il velo del mistero, entrò nel tabernacolo della santissima Trinità, oggi entra nella dimora eterna, in piena intimità col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, nella visione beatifica “a faccia a faccia”. E questa visione, come inesauribile sorgente dell’amore perfetto, colma tutto il suo essere con la pienezza della gloria e della felicità. Così dunque l’assunzione è, al tempo stesso, il “coronamento” di tutta la vita di Maria, della sua vocazione unica, fra tutti i membri dell’umanità, ad essere la Madre di Dio. È il “coronamento” della fede che essa, “piena di grazia”, ha dimostrato durante l’annunciazione e che Elisabetta, sua parente, ha così sottolineato ed esaltato durante la visitazione.

Veramente possiamo ripetere oggi, seguendo l’Apocalisse: “Si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza... Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”” (Ap 11,19; 12,1O).

Il regno di Dio in colei che sempre ha desiderato di essere soltanto “la serva del Signore”. La potenza del suo Unto, cioè di Cristo, la potenza dell’amore che egli ha portato sulla terra come un fuoco (cf. Lc 12,49); la potenza rivelata nella glorificazione di colei che mediante il suo “fiat” gli ha reso possibile di venire su questa terra, di diventare uomo; la potenza rivelata nella glorificazione dell’Immacolata, nella glorificazione della sua propria madre.

3. “...Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la resurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15,20-23).

L’assunzione di Maria è un particolare dono del Risorto alla madre sua. Se, infatti, “quelli che sono di Cristo” “riceveranno la vita” “alla sua venuta”, allora è giusto e comprensibile che questa partecipazione alla vittoria sulla morte, la provi per prima proprio lei, la Madre; lei che è “di Cristo” in maniera più piena: infatti anche lui appartiene ad essa come il figlio alla Madre. Ed essa appartiene a lui: è, in modo particolare, “di Cristo”, perché è stata amata e redenta in modo del tutto singolare. Colei che nel suo stesso concepimento umano fu immacolata - cioè libera dal peccato, la cui conseguenza è la morte, - per lo stesso fatto, non doveva forse essere libera dalla morte, che è la conseguenza del peccato? Quella “venuta” di Cristo, di cui parla l’apostolo nella seconda lettura di oggi, non “doveva” forse compiersi, in questo unico caso in modo eccezionale, per così dire, “subito”, cioè nel momento della conclusione della vita terrestre? Per lei, ripeto, nella quale si era compiuta la sua prima “venuta”, a Nazaret e nella notte di Betlemme? Perciò quel termine della vita che per tutti gli uomini è la morte, nel caso di Maria la tradizione giustamente lo chiama piuttosto dormizione.

“Assumpta est Maria in caelum, gaudent Angeli! Et gaudet Ecclesia!”

4. Per noi l’odierna solennità è quasi una continuazione della pasqua: della risurrezione e della ascensione del Signore. Ed è, contemporaneamente, il segno e la sorgente della speranza della vita eterna e della futura risurrezione. Di questo segno leggiamo nell’Apocalisse di Giovanni: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

E benché la nostra vita sulla terra si svolga, costantemente, nella tensione di quella lotta tra il drago e la donna, di cui parla lo stesso libro della santa Scrittura; benché noi siamo quotidianamente sottoposti alla lotta tra il bene e il male, alla quale l’uomo partecipa sin dal peccato originale - dal tempo, cioè in cui ha mangiato “dell’albero della conoscenza del bene e del male”, come leggiamo nel libro della Genesi (Gen 2,17; 3,12): benché questa lotta assuma talvolta forme pericolose e spaventose, tuttavia quel segno della speranza permane e si rinnova costantemente nella fede della Chiesa -.

E l’odierna festività ci permette di guardare questo segno, il grande segno dell’economia divina della salvezza, con fiducia e con gioia tanto più grande.

Ci permette di aspettare da questo segno di vincere, di non soccombere, in definitiva, al male e al peccato, in attesa del giorno in cui sarà tutto compiuto da colui, il quale ha riportato la vittoria sulla morte: il Figlio di Maria; allora egli “consegnerà” il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” (1Cor 15,24) e porrà tutti i nemici sotto i suoi piedi ed annienterà, ultimo nemico, la morte (cf. 1Cor 15,25).

Cari fratelli e sorelle, partecipiamo con gioia all’eucaristia di oggi! Riceviamo con fiducia il corpo di Cristo, memori delle sue parole: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

E veneriamo oggi colei che ha dato a Cristo il nostro corpo umano: l’Immacolata e l’Assunta, che è la sposa dello Spirito Santo e la nostra madre!

[Papa Giovanni Paolo II, omelia 15 agosto 1980]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
The first constitutive element of the group of Twelve is therefore an absolute attachment to Christ: they are people called to "be with him", that is, to follow him leaving everything. The second element is the missionary one, expressed on the model of the very mission of Jesus (Pope John Paul II)
Il primo elemento costitutivo del gruppo dei Dodici è dunque un attaccamento assoluto a Cristo: si tratta di persone chiamate a “essere con lui”, cioè a seguirlo lasciando tutto. Il secondo elemento è quello missionario, espresso sul modello della missione stessa di Gesù (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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