Lug 29, 2024 Scritto da 

Valore supremo del Regno di Dio

1. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1, 15). Con queste parole Gesù di Nazaret dà inizio alla sua predicazione messianica. Il regno di Dio, che in Gesù irrompe nella vita e nella storia dell’uomo, costituisce il compimento delle promesse di salvezza, che Israele aveva ricevuto dal Signore.

Gesù si rivela Messia non perché mira a un dominio temporale e politico secondo la concezione dei suoi contemporanei, ma perché con la sua missione, che culmina nella passione - morte - risurrezione, “tutte le promesse di Dio sono divenute “sì”” (2 Cor 1, 20).

2. Per comprendere pienamente la missione di Gesù è necessario richiamare il messaggio dell’Antico Testamento che proclama la regalità salvifica del Signore. Nel cantico di Mosè (Es 15, 1-18), il Signore è acclamato “re” perché ha mirabilmente liberato il suo popolo e lo ha guidato, con potenza e amore, alla comunione con lui e con i fratelli nella gioia della libertà. Anche l’antichissimo salmo 28/29 testimonia la stessa fede: il Signore è contemplato nella potenza della sua regalità, che domina tutto il creato e comunica al suo popolo forza, benedizione e pace (Sal 29, 10). È soprattutto nella vocazione di Isaia che la fede nel Signore “re” appare totalmente permeata dal tema della salvezza. Il “Re”, che il profeta contempla con gli occhi della fede “su un trono alto ed elevato” (Is 6,1), è Dio nel mistero della sua santità trascendente e della sua bontà misericordiosa con cui si rende presente al suo popolo, come fonte di amore che purifica, perdona e salva: “Santo, Santo, Santo è il Signore, Dio degli eserciti, tutta la terra sarà piena della sua gloria” (Is 6, 3).

Questa fede nella regalità salvifica del Signore impedì che, nel popolo dell’alleanza, la monarchia si sviluppasse in modo autonomo come presso le altre nazioni: il re è l’eletto, l’unto del Signore e, come tale, è lo strumento mediante il quale Dio stesso esercita la sua sovranità su Israele (cf. 1 Sam 12, 12-15). “Il Signore regna”, proclamano continuamente i salmi (cf. Sal 5, 3; 9, 6; 29, 10; 93, 1; 97, 1-4; 146, 10).

3. Di fronte all’esperienza dolorosa dei limiti umani e del peccato i profeti annunciano una nuova alleanza, nella quale il Signore stesso sarà la guida salvifica e regale del suo popolo rinnovato (cf. Ger 31 ,31-34; Ez 34, 7-16; 36, 24-28).

In questo contesto sorge l’attesa di un nuovo Davide, che il Signore susciterà perché sia lo strumento dell’esodo, della liberazione, della salvezza (Ez 34, 23-25; cf. Ger 23, 5-6). A partire da questo momento la figura del Messia apparirà in intimo rapporto con l’inaugurazione della piena regalità di Dio.

Dopo l’esilio, anche se in Israele viene meno l’istituto della monarchia, si continua ad approfondire la fede nella regalità che Dio esercita nel suo popolo e che si estenderà fino agli “estremi confini della terra”. I salmi che cantano il Signore re costituiscono la testimonianza più significativa di questa speranza (cf. Sal 96 e Sal 99).

 Questa speranza tocca la sua massima intensità quando lo sguardo della fede, dirigendosi oltre il tempo della storia umana, comprenderà che solo nell’eternità futura il regno di Dio si stabilirà in tutta la sua potenza: allora, mediante la risurrezione, i redenti saranno nella piena comunione di vita e di amore con il Signore (cf. Dn 7, 9-10; 12, 2-3).

4. Gesù fa riferimento a questa speranza dell’Antico Testamento e la proclama adempiuta. Il regno di Dio costituisce il tema centrale della sua predicazione come dimostrano in modo particolare le parabole.

La parabola del seminatore (Mt 13, 3-8) proclama che il regno di Dio è già operante nella predicazione di Gesù, e al tempo stesso orienta a guardare all’abbondanza dei frutti che costituiranno la ricchezza sovrabbondante del Regno alla fine del tempo. La parabola del seme che cresce da solo (Mc 4, 26-29) sottolinea che il Regno non è opera umana, ma unicamente dono dell’amore di Dio che agisce nel cuore dei credenti e guida la storia umana al suo definitivo compimento nella comunione eterna con il Signore. La parabola della zizzania in mezzo al grano (Mt 13, 24-30) e quella della rete da pesca (Mt 13, 47-52) prospettano anzitutto la presenza, già operante, della salvezza di Dio. Insieme ai “figli del Regno”, però, sono anche presenti i “figli del Maligno”, gli operatori di iniquità: solo al termine della storia le potenze del male saranno distrutte e chi ha accolto il Regno sarà sempre con il Signore. Le parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa (Mt 13, 44-46), infine, esprimono il valore supremo e assoluto del regno di Dio: chi lo comprende è disposto ad affrontare ogni sacrificio e rinuncia per entrarvi.

5. Dall’insegnamento di Gesù appare una ricchezza molto illuminante.

Il regno di Dio, nella sua piena e totale realizzazione, è certamente futuro, “deve venire” (cf. Mc 9, 1; Lc 22, 18); la preghiera del Padre Nostro insegna a invocarne la venuta: “venga il tuo Regno” (Mt 6, 10).

Al tempo stesso però, Gesù afferma che il regno di Dio “è già venuto” (Mt 12, 28), “è in mezzo a voi” (Lc 17, 21) attraverso la predicazione e le opere di Gesù. Inoltre da tutto il Nuovo Testamento risulta che la Chiesa, fondata da Gesù, è il luogo dove la regalità di Dio si rende presente, in Cristo, come dono di salvezza nella fede, di vita nuova nello Spirito, di comunione nella carità.

Appare così l’intimo rapporto tra il Regno e Gesù, un rapporto così forte che il regno di Dio può essere anche chiamato “regno di Gesù” (Ef 5, 5; 2 Pt 1, 11), come del resto Gesù stesso afferma davanti a Pilato, asserendo che il “suo” regno non è di questo mondo (Gv 18, 36).

6. In questa luce possiamo comprendere le condizioni che Gesù indica per entrare nel Regno. Esse si possono riassumere nella parola “conversione”. Mediante la conversione l’uomo si apre al dono di Dio (cf. Lc 12, 32), che “chiama al suo regno e alla sua gloria” (1 Ts 2, 12); accoglie il Regno come un fanciullo (Mc 10, 15) ed è disposto a qualunque rinuncia per potervi entrare (cf. Lc 18, 29; Mt 19, 29; Mc 10, 29).

Il regno di Dio esige una “giustizia” profonda o nuova (Mt 5, 20); richiede impegno nel fare la “volontà di Dio” (Mt 7, 21); domanda semplicità interiore “come i bambini” (Mt 18, 3; Mc 10, 15); comporta il superamento dell’ostacolo costituito dalle ricchezze (cf. Mc 10, 23-24).

7. Le beatitudini proclamate da Gesù (cf. Mt 5, 3-12) appaiono come la “magna charta” del regno dei cieli che è data ai poveri di spirito, agli afflitti, ai miti, a chi ha fame e sete di giustizia, ai misericordiosi, ai puri di cuore, agli operatori di pace, ai perseguitati per causa della giustizia. Le beatitudini non indicano soltanto le esigenze del Regno; manifestano prima di tutto l’opera che Dio compie in noi rendendoci simili al figlio suo (Rm 8, 29) e capaci di avere i suoi sentimenti (Fil 2, 5ss.) di amore e perdono (cf. Gv 13, 34-35; Col 3, 13).

8. L’insegnamento di Gesù sul regno di Dio è testimoniato dalla Chiesa del Nuovo Testamento, che lo ha vissuto nella gioia della sua fede pasquale. Essa è la comunità dei “piccoli” che il Padre “ha liberati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno del suo figlio diletto” (Col 1, 13); è la comunità di coloro che vivono “in Cristo”, lasciandosi guidare dallo Spirito nella via della pace (Lc 1, 79), e che lottano per non “cadere nella tentazione” e per evitare le opere della “carne”, ben sapendo che “chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5, 21). La Chiesa è la comunità di coloro che annunciano, con la vita e la parola, lo stesso messaggio di Gesù: “È vicino a voi il regno di Dio” (Lc 10, 9).

9. La Chiesa, che “nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa si compiano le parole di Dio” (Dei Verbum, 8), in ogni celebrazione dell’eucaristia prega il Padre perché “venga il suo regno”. Essa vive in ardente attesa della venuta gloriosa del Signore e Salvatore Gesù, che offrirà alla maestà divina “il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace” (Prefazio nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo).

Questa attesa del Signore è incessante fonte di fiducia e di energia. Essa stimola i battezzati, divenuti partecipi della dignità regale di Cristo, a vivere ogni giorno “nel regno del figlio diletto”, a testimoniare e annunciare la presenza del Regno con le stesse opere di Gesù (cf. Gv 14, 12). In virtù di questa testimonianza di fede e di amore, insegna il Concilio, il mondo sarà imbevuto dello spirito di Cristo e raggiungerà più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità e nella pace (cf. Lumen Gentium, 36).

[Papa Giovanni Paolo II, Udienza Generale 18 marzo 1987]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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