Gesù sottolinea come il “perdere” la vita per la causa del Regno è, in verità, guadagnarla.
Francesco, all’inizio della Regola non bollata (1221), scrive che i frati desideravano vivere seguendo l’esempio del Signore Gesù.
Egli sottolinea varie espressioni del Vangelo, evidenziando l’importanza del rinnegare se stessi e del prendere la croce.
Il pio padre, spesso, raccoglieva intorno a sé i suoi figli e parlando a lungo del Regno di Dio "del disprezzo del mondo, della necessità di rinnegare la propria volontà" (FF 1058) li ammaestrava.
«Andate […] annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati. Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell’orazione […]» (FF 1058).
Lasciare se stessi per abbracciare la chiamata in tutta la sua ampiezza, disposti a perdere la vita per ritrovarla nella Parola incarnata, costituiva il motivo conduttore del loro quotidiano.
Illuminante è un brano delle Fonti, tratto dalla Leggenda maggiore:
"Mentre un giorno pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio, nell’eccesso del suo fervore gli apparve Cristo Gesù, come uno confitto in croce.
Al vederlo, si sentì sciogliere l’anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse così vivamente nelle più intime viscere del suo cuore, che, da quel momento, quando gli veniva alla mente la crocifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, anche esteriormente, dalle lacrime e dai sospiri, come egli stesso riferì in confidenza più tardi, quando si stava avvicinando alla morte.
L’uomo di Dio comprese che, per mezzo di questa visione, Dio rivolgeva a lui quella massima del Vangelo: «Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi» (FF 1035).
Ma pure Chiara, prima pianticella del beato padre, sempre si studiò di rinnegare se stessa, spronando la propria anima e quella delle sorelle con la meditazione assidua della Passione di Cristo.
"Per nutrire poi ininterrottamente la sua anima con le gioie ineffabili del Crocifisso, meditava assai frequentemente l’orazione delle cinque piaghe del Signore. Imparò l’Ufficio della Croce, come l’aveva composto San Francesco, l’amante della croce, e fu solita recitarlo con pari amore" (FF 3216).
Nella stupenda lettera ad Ermentrude di Bruges*, Chiara si esprime così:
«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.
Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.
Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce» (FF 2915).
Chiara, sull’esempio di Francesco, visse la Parola Santa del Vangelo chiusa in S.Damiano, per amore dello Sposo, ripudiando ogni velleità mondana.
Nel tempo in cui visse, scelse di vivere reclusa per chi amava e da cui si sentiva amata.
La dimensione penitenziale e di rinnegamento non è più così aspra e sconcertante, quando è la Carità a far trasudare dalle mura la bellezza dell’esperienza sponsale e rigenerativa da lei fatta, per Grazia, come pure da tante sue sorelle.
- Ad Ermentrude si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.
«Chi infatti vuol salvare la propria vita la perderà, ma chi perde la sua vita per causa mia, costui la salverà» (Lc 9,24)
Giovedì dopo le Ceneri (Lc 9,22-25)