A quanti mormoravano verso di Lui, Gesù risponde con la parabola della pecora smarrita e della moneta perduta.
Nelle Fonti Francescane ci sono molti passi che evidenziano la compassione e la gioia di Francesco per gli altri.
In questo scrigno francescano, si legge che “Dio, infatti, aveva infuso nell’animo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione, che, crescendo con lui […] gli aveva riempito il cuore di bontà; tanto che già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva per amore di Dio” (FF 1028).
Ancora: “E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne su di lui la mano del Signore […] colpì il suo corpo con una lunga infermità […]”
Quand’ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com’era sua abitudine, vestiti decorosi.
Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all’altro.
Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero” (FF 1030).
«Quale uomo tra voi avendo cento pecore e perduta una di esse non abbandona le novantanove nel deserto e parte verso quella perduta finché l’abbia trovata?» (Lc 15,4).
Giovedì della 31.a sett. T.O. (Lc 15,1-10)