Francesco d’Assisi aveva ben recepito la lezione evangelica di Gesù rivolta ai suoi: chi vuol essere il primo sarà servo di tutti.
Il Poverello definito dal Celano nella Vita seconda come “il servo e amico dell’Altissimo” (FF 583) aveva chiesto a Gesù di indicargli quando era davvero suo servo e la risposta era stata: «Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente» (FF 743).
E nella Lettera ai Fedeli illustra come deve essere il superiore: «e colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri fratelli» (FF 197).
E sempre il Celano nella Vita prima c’informa:
“Proprio lui infatti fondò l’Ordine dei frati minori; ed ecco in quale occasione gli diede tale nome.
Mentre si scrivevano nella Regola quelle parole: «Siano minori», appena l’ebbe udite esclamò:
«Voglio che questa Fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori».
E realmente erano «minori»; «sottomessi a tutti» e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù” (FF 386).
La stessa Chiara, che si definiva serva di Cristo e delle altre sorelle Povere, aderiva al Vangelo della minorità profondamente.
Infatti, dicono le Fonti che “assai spesso nel freddo della notte di propria mano le ricopre (le figlie) mentre dormono e vuole che quelle che vede incapaci di osservare l’austerità comune, si accontentino di un regime meno severo” (FF 3233).
Sì, in S. Damiano Chiara serviva… e in silenzio, definendosi nella quarta lettera, rivolta alla sua figlia spirituale Agnese di Boemia «serva indegna di Cristo ed ancella inutile delle serve del Signore dimoranti nel monastero di S. Damiano in Assisi» (FF 2899).
29.a Domenica T.O. B (Mc 10,35-45)