Nel brano di oggi alle folle accalcate e in cerca di segni Gesù risponde che sarà dato loro un solo segno: quello del profeta Giona.
Francesco d’Assisi era uomo di Dio attento ai segni; ma per lui il segno dei segni attraverso i quali Dio gli parlava era Gesù Crocifisso e Risorto, Colui che tre giorni e tre notti restò nel sepolcro e risorgendo ci ridonò la Vita vera.
La sua profonda adesione alla Croce era evidente tanto che persino il povero abito indossato era a forma di croce.
Leggiamo nelle Fonti:
“Questo araldo di Dio, degno di essere amato da Cristo, imitato da noi […] ebbe dal Cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi […] e di imprimere col segno della croce penitenziale e con un abito a forma di croce, il Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono.
Ma ci conferma, poi, in essa, con la sua verità incontestabile, la testimonianza di quel sigillo che lo rese simile al Dio vivente, cioè a Cristo Crocifisso.
Sigillo che fu impresso nel suo corpo non dall’opera della natura o dall’abilità di un artefece, ma piuttosto dalla potenza meravigliosa dello Spirito del Dio vivo”. (FF 1022).
Quel segno che un suo discepolo convertito da Francesco e divenuto in seguito frate Pacifico “vide proprio con i suoi occhi corporei: Francesco segnato in forma di croce da due spade, messe a traverso, molto splendenti: l’una si stendeva dalla testa ai piedi, l’altra, trasversale, da una mano all’altra, all’altezza del petto.
Il Crocifisso e la Croce fu per lui il segno di Giona che gli stravolse la vita a S. Damiano:
“l’immagine del Cristo Crocifisso dal dipinto gli parla, muovendo le labbra” (FF 593).
“Da quel momento si fissò nella sua anima santa la Compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le venerande Stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore” (FF 594).
«Questa generazione è una generazione malvagia; cerca un segno, e non le sarà dato un segno, se non il segno di Giona» (Lc 11,29).
Lunedì 28.a sett. T.O. (Lc 11,29-32)