Nel brano odierno Matteo presenta Gesù intento ad evidenziare la vera perfezione secondo il Vangelo.
Nostro prossimo non sono solo i connazionali - come gli Ebrei tendevano, allora, a considerare - ma ogni fratello incontrato.
Il Signore esorta ad amare e pregare per chi ci perseguita. Qui riposa l’autentica santità.
In Chiara d’Assisi l’avventura della fede estrema conduceva alla Bellezza che ferisce.
Aveva occhi attenti a tutte le cose, scoprendo in ogni vicenda la Presenza di Cristo, cui voleva conformarsi.
Sì, la vita di Chiara è testimonianza che grida oltre le mura del Monastero.
Dicono le Fonti:
“Lavava lei stessa i sedili delle inferme, li detergeva proprio lei, con quel suo nobile animo, senza rifuggire dalle sozzure né schifare il fetore.
Molto spesso lavava i piedi delle servigiali che tornavano da fuori e, lavatili, li baciava.
Una volta lavava i piedi di una di queste servigiali: mentre stava per baciarli, quella, non sopportando un’umiliazione così grande, ritrasse il piede e nel gesto colpì col piede in viso la sua signora.
Ma ella riprese con dolcezza il piede della servigiale e vi impresse, sotto la pianta, ben aderente un bacio” (FF 3181-3182)
Francesco e Chiara sapevano che i veri Perfetti nel Regno di Dio sono coloro che non demordono e vanno sino in fondo.
Come le stesse Fonti trasmettono, in una Ammonizione ai suoi frati, Francesco sottolinea:
«Sono dunque nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze […] li dobbiamo amare molto perché a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna» (FF 56).
Ma Chiara stessa vinceva il male con il bene della sua orazione umile, come fece dinanzi all’invasione di Vitale d’Aversa, al servizio dell’imperatore Federico II. Infatti guidava l’esercito contro Assisi.
Ma secondo le Fonti:
“Quando lo venne a sapere Chiara, serva di Cristo, fu scossa da profondo dolore, chiamate a sé le sorelle disse:
«Da questa città riceviamo ogni giorno molti beni […] sarebbe grande empietà non portarle soccorso, come possiamo, ora che è il momento opportuno.
Andate dal Signore nostro e domandategli con tutto il cuore la liberazione della città» (FF 3203).
Il mattino seguente quell’uomo superbo fu costretto ad andarsene, contrariamente ai suoi disegni - e l’esercito disperso.
«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché diventiate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44a).
Martedì 11.a sett. T.O. (Mt 5,43-48)