Pietro, il pescatore di Galilea, è stato anzitutto liberato dal senso di inadeguatezza e dall’amarezza del fallimento, e questo è avvenuto grazie all’amore incondizionato di Gesù. Pur essendo un esperto pescatore, ha sperimentato più volte, nel cuore della notte, il gusto amaro della sconfitta per non aver pescato nulla (cfr Lc 5,5; Gv 21,5) e, davanti alle reti vuote, ha avuto la tentazione di tirare i remi in barca; pur essendo forte e impetuoso, si è fatto prendere spesso dalla paura (cfr Mt 14,30); pur essendo un appassionato discepolo del Signore, ha continuato a ragionare secondo il mondo senza riuscire a comprendere e accogliere il significato della Croce del Cristo (cfr Mt 16,22); pur dicendosi pronto a dare la vita per Lui, gli è bastato sentirsi sospettato di essere dei suoi per spaventarsi e arrivare a rinnegare il Maestro (cfr Mc 14,66-72).
Eppure Gesù lo ha amato gratuitamente e ha scommesso su di lui. Lo ha incoraggiato a non arrendersi, a gettare ancora le reti in mare, a camminare sulle acque, a guardare con coraggio alla propria debolezza, a seguirlo sulla via della Croce, a dare la vita per i fratelli, a pascere le sue pecore. Così lo ha liberato dalla paura, dai calcoli basati sulle sole sicurezze umane, dalle preoccupazioni mondane, infondendogli il coraggio di rischiare tutto e la gioia di sentirsi pescatore di uomini. Ha chiamato proprio lui a confermare nella fede i fratelli (cfr Lc 22,32). A lui ha dato – lo abbiamo ascoltato nel Vangelo – le chiavi per aprire le porte che conducono all’incontro con il Signore e il potere di legare e sciogliere: legare i fratelli a Cristo e sciogliere i nodi e le catene della loro vita (cfr Mt 16,19).
Tutto ciò è stato possibile solo perché – come ci ha raccontato la prima Lettura – Pietro per primo è stato liberato. Le catene che lo tengono prigioniero vengono spezzate e, proprio come era accaduto nella notte della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù dell’Egitto, gli viene chiesto di alzarsi in fretta, di mettere la cintura e legarsi i sandali per uscire. E il Signore spalanca le porte davanti a lui (cfr At 12,7-10). È una nuova storia di apertura, di liberazione, di catene spezzate, di uscita dalla prigionia che rinchiude. Pietro fa l’esperienza della Pasqua: il Signore lo ha liberato.
[Papa Francesco, omelia 29 giugno 2021]