Il mondo reputa fortunato chi vive a lungo, ma Dio, più che all’età, guarda alla rettitudine del cuore. Il mondo dà credito ai “sapienti” e ai “dotti”, mentre Dio predilige i “piccoli”. L’insegnamento generale che ne deriva è che vi sono due dimensioni del reale: una più profonda, vera ed eterna, l’altra segnata dalla finitezza, dalla provvisorietà e dall’apparenza. Ora, è importante sottolineare che queste due dimensioni non sono poste in semplice successione temporale, come se la vita vera cominciasse solo dopo la morte. In realtà, la vita vera, la vita eterna inizia già in questo mondo, pur entro la precarietà delle vicende della storia; la vita eterna inizia nella misura in cui noi ci apriamo al mistero di Dio e lo accogliamo in mezzo a noi. E’ Dio il Signore della vita e in Lui “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28), come ebbe a dire san Paolo all’Areopago di Atene.
Dio è la vera sapienza che non invecchia, è la ricchezza autentica che non marcisce, è la felicità a cui aspira in profondità il cuore di ogni uomo. Questa verità, che attraversa i Libri sapienziali e riemerge nel Nuovo Testamento, trova compimento nell’esistenza e nell’insegnamento di Gesù.
[Papa Benedetto, omelia 3 novembre 2008]