Gesù sottolinea il criterio principe per riconoscere la fecondità dell’albero: notare quali frutti produce.
Inoltre riprende il cuore di ogni creatura che dice, dice… ma non fa.
Ascolto o non ascolto!
Il primo poggia sulla Roccia che Lui è, il secondo sul non voler mettere in pratica la sua Parola con conseguente rovina di ciascuno.
Francesco, il Piccolo d’Assisi, traeva dal suo cuore nuovo il bene. Era un albero proficuo, riconoscibile dai suoi frutti.
Infatti le Fonti ci mettono al corrente di un episodio che lo testimonia:
“Passati dei mesi, Francesco soggiornava presso la chiesa della Porziuncola, e stava vicino alla cella che sorge dopo la casa, lungo la via, quando quel frate tornò a parlargli del salterio.
Gli disse Francesco: «Va’, e fa’ come ti dirà il tuo Ministro».
A queste parole, quello cominciò a ritornare per dove era venuto.
Ma il Santo, rimasto sulla strada, cominciò a riflettere su quanto aveva detto, e d’improvviso gridò dietro a colui:
«Aspettami, fratello, aspettami!».
Andò fino a lui e gli disse:
«Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro».
Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse:
«Mia colpa, fratello, mia colpa! Chiunque vuol essere un ‘minore’ non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia».
A tutti i frati che venivano a consultarlo sull’argomento, dava la stessa risposta.
E diceva: «TANTO UN UOMO SA, QUANTO FA; E TANTO UN RELIGIOSO È BUON PREDICATORE, QUANTO LUI STESSO AGISCE».
Come dire: «L’ALBERO BUONO SI CONOSCE DAL FRUTTO CHE PRODUCE»”. (FF 1628).
«Ogni albero infatti si conosce dal proprio frutto […]
Ma perché mi chiamate: "Signore,Signore!" e non fate quelle cose che dico?» (Lc 6,44a.46)
Sabato della 23.a sett. T.O (Lc 6,43-49)