Nei Vangeli il Regno dei Cieli viene paragonato ad una rete che raccoglie ogni sorta di pesci, selezionati poi dai pescatori.
Un giorno Francesco, in cammino con Egidio, gli confidò quanto segue:
" «Il nostro movimento religioso sarà simile al pescatore, che getta le sue reti nell’acqua e cattura una moltitudine di pesci; poi, lasciando cadere nell’acqua quelli piccoli, ammucchia nelle ceste quelli grossi».
Profetava con questa similitudine l’espansione del suo Ordine" (FF 1436).
Al tempo stesso mai dimenticava il giudizio di Dio che discerne il Bene e il Male, e i Signori che abbiamo servito. Da qui il giudizio finale sul nostro operato.
Francesco visse tutta la sua esistenza nel timore di Dio e altrettanto fece Chiara; impegnati a far sì che nel proprio Ordine ci fossero pesci buoni.
E ancora, nella Leggenda dei tre compagni:
"La Grazia divina lo aveva profondamente cambiato. Pur non indossando un abito religioso, bramava trovarsi sconosciuto in qualche città, dove barattare i suoi abiti con gli stracci di un mendicante e provare lui stesso a chiedere l’elemosina per amor di Dio" (FF 1405).
Il Minimo sapeva che quanto riceveva un povero era rivolto a Cristo stesso e che un solo bicchiere d’acqua dato a quei piccoli ed emarginati era offerto a Gesù.
L’incontro con il lebbroso nella piana d’Assisi, infatti, aveva trasformato in lui l’amaro in vera dolcezza.
Francesco temeva il giudizio divino e desiderava corrispondere a quanto la Parola di Dio gli chiedeva.
Voleva essere quel pesce buono al servizio del Regno dei cieli attraverso un’esistenza spesa per il prossimo.
«Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando fu piena e avendola tirata sulla riva, sedutisi [i pescatori] raccolsero i pesci belli in canestri ma gettarono fuori i guasti» (Mt 13,47-48)
Giovedì della 17.a sett. T.O. (Mt 13,47-53)