Il brano giovanneo narra la rianimazione di Lazzaro.
Dinanzi alla morte, l’umanità del Signore attesta il suo amore per noi, suoi amici.
Anche Francesco d’Assisi, sensibile ai mali della gente, in vita e in morte si adoperò come strumento di Dio, seminatore di vita vera.
Le Fonti, nella Leggenda maggiore, ci regalano perle di vita trasmessa.
"Nel paese di Pomaranico, situato fra i monti della Puglia, due coniugi avevano un’unica figlia, di tenera età, teneramente amata. Ma una grave malattia la condusse alla tomba.
I suoi genitori, disperando di avere altri eredi, si ritenevano morti con lei.
Vennero i parenti e gli amici per quel funerale troppo degno di pianto; ma la madre infelice, giacendo ricolma d’indicibili dolori e sommersa d’infinità tristezza, nulla avvertiva di quanto si stava facendo.
Intanto San Francesco, in compagnia di un solo frate, si degnò di visitare con un’apparizione la desolata donna, che ben conosceva come sua devota.
Pietosamente parlandole:
«Non piangere le disse, perché il lume della tua lucerna, che tu piangi come spento, ti sarà restituito per mia intercessione».
Si alzò immediatamente la donna e raccontando a tutti quanto il Santo le aveva detto, proibì che si procedesse alla sepoltura; poi, invocando con grande fede il nome di San Francesco, prese per mano la figlia morta, e, viva, sana e salva, la fece alzare, fra lo stupore universale" (FF 1264).
Il Supertestimone della fede, Francesco, operò in modo da rendere gloria all’Eterno al cospetto di tutti, attestando che Gesù è davvero
la resurrezione e la vita, poiché chi crede in Lui anche se muore vivrà.
«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morisse, vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi questo?» (Gv 11,25-26)
Ss. Marta, Maria e Lazzaro (Gv 11,19-27)