Gesù Risorto si manifestò più volte ai discepoli e, nonostante la loro incredulità e durezza di cuore, li mandò per il mondo a proclamare il Vangelo ad ogni creatura.
Francesco fu annunciatore in ogni occasione opportuna e non opportuna del Cristo crocifisso e Risorto.
L’esperienza interiore assaporata lo aveva reso Araldo della Parola.
Consultando le Fonti, nella Vita prima del Celano, leggiamo:
"Nel tempo in cui […] predicò agli uccelli, il venerabile padre Francesco, percorrendo città e villaggi per spargere ovunque la semente della benedizione, arrivò anche ad Ascoli Piceno.
In questa città annunciò la Parola di Dio con tanto fervore, che tutti, pieni di devozione, per Grazia del Signore, accorrevano a lui, desiderosi di vederlo e ascoltarlo.
La ressa della folla era straordinaria, e ben trenta, tra chierici e laici, si fecero suoi discepoli, ricevendo dalle sue stesse mani l’abito religioso.
Uomini e donne lo veneravano con tanta fede, che chiunque poteva toccargli la veste si considerava sommamente fortunato" (FF 430).
"Quand’egli entrava in una città, il clero gioiva, si suonavano le campane, gli uomini esultavano, si congratulavano le donne, i fanciulli applaudivano, e spesso gli andavano incontro con ramoscelli in mano e cantando dei salmi.
L’eresia era coperta di confusione, la fede della Chiesa trionfava; mentre i fedeli erano ripieni di giubilo, gli eretici si rendevano latitanti.
I segni della sua santità erano così evidenti, che nessun eretico osava disputare con lui, mentre tutta la folla gli obbediva" (FF 431).
Nel suo itinerario evangelico, andare e proclamare la Parola ad ogni creatura sotto il cielo era dimensione vitale del suo seguire le orme del Risorto.
Ma pure incontrare il Poverello era per la gente esperienza di resurrezione, perché testimone eloquente di novità di vita.
Sosteneva che il predicatore chiamato ad annunciare il Vangelo «deve prima attingere nel segreto della preghiera ciò che poi riverserà nei discorsi.
Prima deve riscaldarsi interiormente, per non proferire all’esterno fredde parole […] [coloro che esercitano l’ufficio della Parola] sono la vita del corpo, gli avversari dei demoni, essi sono la lampada del mondo» (FF 747).
Questi annunciano la salvezza, compiono segni, perché ciò che portano in cuore trabocca all’esterno e Dio opera in loro.
Tale modello era quanto i frati vedevano in Francesco, quale testimonianza e annuncio fattivo del Risorto.
“I frati che vissero con lui, inoltre sanno molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento, affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con Lui.
La bocca parlava per l’abbondanza dei santi affetti del cuore, e quella sorgente di illuminato amore che lo riempiva dentro, traboccava anche di fuori.
Era davvero molto occupato con Gesù.
Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra […]”(FF522).
E quando una creatura sparisce, facendo affiorare l’immagine del Figlio di Dio in lei, compie, ovunque si trovi, la più perfetta evangelizzazione; offre il più convincente annuncio.
Così Francesco, uomo nuovo, fatto Parola vivente.
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).
Ascensione B (Mc 16,15-20)