Gen 7, 2025 Scritto da 

Battesimo del Signore (anno C)

(Lc 3,15-16.21-22)

Luca 3:15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,

Luca 3:16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Luca 3:21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì

Luca 3:22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

 

La questione che qui viene posta e che costituirà motivo di rivelazione è l'identità di Giovanni: “se non fosse lui il Cristo”, cioè il Messia atteso da Israele. Il v. 16 pone in diretto confronto, da un lato, Giovanni con Gesù; dall'altro due diverse tipologie di battesimi. Gesù è presentato come il “più forte” di me. Il titolo de “il più Forte”, è riconosciuto nell'Antico Testamento a Dio (Dt 10,17). Se, dunque, Gesù è definito “il più Forte” ora Luca quantifica la distanza che intercorre tra Giovanni e colui che è “il più Forte”, commisurandola con l'espressione: “non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali”. Un lavoro da schiavi. Ebbene, la distanza è tale che a confronto de “il più Forte”, Giovanni non è neppure degno di essere qualificato come schiavo. Questa è la distanza che separa Giovanni da Gesù.

Gli effetti di questo divario tra i due sono indicati dal confronto tra le modalità dei due battesimi: “Io vi battezzo con acqua […] egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Una espressione quest'ultima che può essere letta come endiadi: lo Spirito Santo che è fuoco. Dio appare a Mosè sul monte Oreb sotto forma di fuoco che non brucia e guida il suo popolo nel deserto sotto forma di una colonna di fuoco che lo illumina e lo protegge dai suoi nemici. Un fuoco che esprime anche sia l'ira che la giustizia di Dio contro le infedeltà e i nemici del suo popolo. Questo fuoco è accostato allo Spirito Santo e, letto come endiadi, è lo Spirito Santo ed esprime la forza della sua natura dirompente, ma nel contempo esso si colloca in mezzo agli uomini come azione di giudizio divino.

Si noti l'uso dei tempi che Luca fa del verbo battezzare: il battesimo di acqua è retto dal presente indicativo e dice lo stato attuale delle cose; un battesimo di penitenza e di preparazione in vista di un altro battesimo, ma in se stesso privo di ogni forza rigenerante. Un battesimo, quindi, ancora imperfetto. Per contro, il battesimo di Spirito Santo e fuoco è retto dal verbo al futuro, poiché riguarda i tempi successivi a Giovanni, inaugurati da “il più Forte” di lui.

Uno Spirito Santo che tutti gli evangelisti descrivono con riferimento alla colomba. Il richiamo alla colomba è alquanto singolare, poiché in nessuna parte della Bibbia Dio viene riferito alla colomba. La scelta della colomba probabilmente nasce da due immagini bibliche: da Gen 1,2 in cui si dice che “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”; e nel racconto del diluvio universale, dove si narra che Noè liberò una colomba per verificare se la terra fosse ancora coperta dalle acque. In entrambi i casi l'aleggiare e la colomba di Noè hanno a che fare con l'acqua, così come lo Spirito ha a che fare con le acque battesimali, quelle del Giordano.

Il v. 22 presenta l'investitura pubblica di Gesù, una sorta di unzione profetica nello Spirito, fornendogli tutta l'autorità e il potere divini, di cui è rivestito non solo per mandato, ma anche per sua natura. Luca fornisce qui la chiave di lettura non solo della persona di Gesù, ma anche della sua stessa missione: Gesù non opera per conto proprio, ma in forma trinitaria. Vi è infatti qui la presenza sia del Padre, sotto forma di voce, che riconosce in Gesù suo Figlio: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”; vi è lo Spirito Santo che scende su Gesù e vi rimane; e infine, vi è Gesù stesso, il Figlio del Padre. Padre e Spirito Santo, pertanto, operano in e con Gesù, che è azione del Padre, lo spazio storico dove il Padre opera con la potenza del suo Spirito. L'intera missione di Gesù acquista pertanto una valenza marcatamente trinitaria.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede

 

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162 Ultima modifica il Martedì, 07 Gennaio 2025 20:30
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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The Fathers made a very significant commentary on this singular task. This is what they say: for a fish, created for water, it is fatal to be taken out of the sea, to be removed from its vital element to serve as human food. But in the mission of a fisher of men, the reverse is true. We are living in alienation, in the salt waters of suffering and death; in a sea of darkness without light. The net of the Gospel pulls us out of the waters of death and brings us into the splendour of God’s light, into true life (Pope Benedict)
I Padri […] dicono così: per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita (Papa Benedetto)
We may ask ourselves: who is a witness? A witness is a person who has seen, who recalls and tells. See, recall and tell: these are three verbs which describe the identity and mission (Pope Francis, Regina Coeli April 19, 2015)
Possiamo domandarci: ma chi è il testimone? Il testimone è uno che ha visto, che ricorda e racconta. Vedere, ricordare e raccontare sono i tre verbi che ne descrivono l’identità e la missione (Papa Francesco, Regina Coeli 19 aprile 2015)
There is the path of those who, like those two on the outbound journey, allow themselves to be paralysed by life’s disappointments and proceed sadly; and there is the path of those who do not put themselves and their problems first, but rather Jesus who visits us, and the brothers who await his visit (Pope Francis)
C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto se stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita (Papa Francesco)
So that Christians may properly carry out this mandate entrusted to them, it is indispensable that they have a personal encounter with Christ, crucified and risen, and let the power of his love transform them. When this happens, sadness changes to joy and fear gives way to missionary enthusiasm (John Paul II)
Perché i cristiani possano compiere appieno questo mandato loro affidato, è indispensabile che incontrino personalmente il Crocifisso risorto, e si lascino trasformare dalla potenza del suo amore. Quando questo avviene, la tristezza si muta in gioia, il timore cede il passo all’ardore missionario (Giovanni Paolo II)
This is the message that Christians are called to spread to the very ends of the earth. The Christian faith, as we know, is not born from the acceptance of a doctrine but from an encounter with a Person (Pope Benedict))
È questo il messaggio che i cristiani sono chiamati a diffondere sino agli estremi confini del mondo. La fede cristiana come sappiamo nasce non dall'accoglienza di una dottrina, ma dall'incontro con una Persona (Papa Benedetto)
From ancient times the liturgy of Easter day has begun with the words: Resurrexi et adhuc tecum sum – I arose, and am still with you; you have set your hand upon me. The liturgy sees these as the first words spoken by the Son to the Father after his resurrection, after his return from the night of death into the world of the living. The hand of the Father upheld him even on that night, and thus he could rise again (Pope Benedict)

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don Giuseppe Nespeca

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