Ap 1,5-8
Apocalisse 1:5 e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,
Gesù Cristo è presentato con tre titoli che ne evidenziano il suo ruolo salvifico: il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. Questi tre titoli che gli sono attribuiti, prendono in considerazione i momenti principali della sua vita: la passione (il testimone fedele); la risurrezione (il primogenito dei morti); la glorificazione (principe dei re della terra).
Gesù Cristo è innanzitutto «il testimone fedele» perché ha portato a compimento la missione che gli era stata affidata nella storia degli uomini, condividendo la condizione umana. Egli è il testimone fedele perché ha sostenuto la sua testimonianza fino alla morte. È il testimone fedele della volontà del Padre. È il testimone fedele perché ha compiuto pienamente, in ogni cosa, sempre, le parole e le opere del Padre. È talmente fedele al Padre, che è lo stesso Padre che opera e parla per mezzo di Lui.
Parla Lui ed è come se parlasse il Padre. Opera Lui ed è come se operasse il Padre. Chi vuole conoscere veramente il Padre, lo può solo per mezzo di Gesù Cristo. Nessun altro uomo al mondo potrà dirsi testimone vero di Dio. La suprema testimonianza al Padre, Gesù la rese dinanzi a Ponzio Pilato: testimonianza ufficiale, formale, in un tribunale, durante un interrogatorio, al prezzo della sua stessa vita. Dalla fine del primo secolo verrà denominato "martire" [in greco "testimone" è "màrtys"] il cristiano che si lascia uccidere per non tradire la propria fede in Gesù.
«Il primogenito dei morti». Gesù Cristo è il primogenito dei morti in quanto ha condiviso la sorte mortale degli uomini e ha dato origine alla nuova generazione dei viventi, poiché ha trionfato sulla morte ed è risorto alla vita eterna con il corpo trasfigurato. Egli è anche il primogenito dei morti perché tutti risusciteremo in Lui e per Lui. Egli è il primogenito dei morti perché sarà Lui a chiamarci dal sepolcro e a rivestirci della sua risurrezione. Egli è primogenito dei morti perché ci ha preceduti nella gloria del Padre e ci attende perché dove è Lui siamo anche noi.
«E il principe dei re della terra», cioè sovrano dominatore di tutte le potenze che continuano ad operare nel mondo e nella storia. Con queste parole viene proclamata la regalità universale di Gesù Cristo. Lui non è re e principe in quanto Dio. In quanto Dio è Creatore e Signore di ogni uomo, ogni cosa è stata fatta per mezzo di Lui, ogni cosa è sua. Gesù è il principe dei re della terra, perché nella sua umanità è stato costituito giudice dei vivi e dei morti.
Essendo Lui il Sovrano dei sovrani e il Re di tutti i re, ogni governante un giorno dovrà presentarsi al suo cospetto per rendere ragione di come ha amministrato la giustizia. Ma anche oggi, nel tempo della storia, egli vigila attentamente. Modi e forme di questa vigilanza di Gesù Cristo sono avvolti dal mistero. Solo quando i veli della storia saranno passati e si aprirà il sipario dell'eternità, vedremo ogni azione di Dio e di Cristo a favore della nostra salvezza e della redenzione dell'umanità. Ora però è il tempo della fede e dobbiamo credere che Gesù è il Principe dei re della terra, è il Signore di ogni altro signore, è il Sovrano di ogni altro sovrano.
L'Apocalisse parla della maestà di Gesù glorificato e del suo potere universale non solo per esprimere una realtà di fede, ma anche per trasmettere alla chiesa perseguitata che Cristo è il Re di tutti i re della terra: per questo la chiesa deve rimanere fiduciosa durante le persecuzioni e perseverante nella lode. A Lui sempre dobbiamo rivolgerci perché porti la consolazione del suo amore e della sua grazia contro ogni tirannia e abuso di potere che tanto male arrecano agli uomini.
Chi è ancora Gesù? È «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue». Questa è una dossologia [dal greco doxologia = gloria, esaltazione; è una formula liturgica per glorificare Dio, o Cristo, o la SS. Trinità]. Con queste parole viene annunciato tutto il mistero dell'amore di Cristo per l'uomo. Gesù è definito "Colui che ci ama": in greco "tō agapōnti hēmas". Il verbo "agapaō" significa "aver caro" qualcuno; da qui la parola "carità" (agàpē). L'amore di Gesù per l'uomo è a prezzo del suo sangue. Il suo amore per noi è liberazione dai nostri peccati operata sulla croce, a prezzo di una morte atroce.
Il suo sangue è il prezzo della remissione dei nostri peccati. L'immagine richiama l'agnello il cui sangue steso sugli stipiti delle porte salvò gli ebrei. Dio salva oggi la sua chiesa così come aveva salvato gli ebrei dalla schiavitù: con il sangue dell'agnello. Gesù viene così riportato dall'Apocalisse al Patto del Sinai, al primo gesto di salvezza operato da Dio (la liberazione dalla schiavitù d'Egitto), ma che oggi libera dalla schiavitù del peccato. L'espressione «Colui che ci ama» è al presente. Il tempo presente indica che l'amore di Cristo è perpetuo; è una corrente continua di grande amore che intercorre tra lui e noi. L'Apocalisse è anche il libro che insegna ai discepoli di Gesù questo amore.
Argentino Quintavalle, autore dei libri
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