Dic 11, 2024 Scritto da 

3a Domenica di Avvento (C)

(Lc 3,10-18)

Luca 3:10 Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».

Luca 3:11 Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Luca 3:12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?».

Luca 3:13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Luca 3:14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».

Luca 3:15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,

Luca 3:16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Luca 3:17 Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».

 

«Che cosa dobbiamo fare?» (chiedono le folle) … «Maestro, che dobbiamo fare?» (chiedono i pubblicani).... «E noi che dobbiamo fare?» (chiedono i soldati). Il tema di fondo su cui vertono le domande è l’amore considerato nella sua quotidianità e fatto di piccoli atti concreti che vanno dalla condivisione dei propri beni al rispetto delle persone, della loro dignità e dei loro diritti; dall’onestà e correttezza nei rapporti sociali al porre freno alla propria cupidigia, ingordigia e all’arrivismo sociale, che portano inevitabilmente alla sopraffazione e al calpestamento degli altri. Luca pone come parametro di raffronto della sincerità della propria conversione l’etica dell’amore.

«Poiché il popolo era in attesa ...». Il v. 15 introduce il tema delle identità di Giovanni e di Gesù e del senso delle loro missioni. Il popolo, qualificato dall’attesa, è Israele, che da secoli attendeva la venuta di un Messia liberatore e restauratore del proprio regno. Se da un lato l’attesa era propria di Israele, dall’altro l’interrogarsi sull’identità di Giovanni appartiene all’intera umanità. L’attesa del Messia spinge tutti a interrogarsi e ad interpretare i segni dei tempi. La ricerca di Dio non è un semplice fatto privato e benché possa coinvolgere intimamente ogni uomo, deve poi sfociare in un confronto con la fede altrui, poiché il cammino della salvezza è sempre un cammino comunitario.

«Giovanni rispose a tutti dicendo»: la risposta che qui Giovanni dà è rivolta a “tutti”, cioè a coloro che “si domandavano”. Non a tutti indistintamente, ma a coloro che cercano Dio nella loro vita. Il punto di partenza di ogni ricerca è l’interrogarsi sul senso della propria vita e l’interrogare la Parola di Dio, da cui esce la risposta chiarificatrice. Questo è ciò che deve qualificare il tempo dell’attesa.

«Io vi battezzo con acqua, ma ...». Il v. 16 riguarda il confronto personale tra Giovanni e Gesù. Le grandezze dei due personaggi e delle epoche che essi in qualche modo incarnano, sono definite dalle espressioni:

"... è più forte di me";

"... non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali".

Il confronto tra Giovanni e Gesù non viene posto sul piano fisico, ma in senso squisitamente morale, anzi, ontologico, e sottolinea la primarietà assoluta di colui che viene. Il termine “ischiroteros” (più forte), esprime una netta superiorità vincente di Gesù sul Battista, al punto tale che questi dichiarerà di non essere neppure degno "di sciogliere il legaccio dei sandali", compito questo riservato agli schiavi. Tuttavia il rapporto tra i due non è paragonabile neppure a quello tra padrone e schiavo. Infatti, mentre ciò che distanzia il padrone dallo schiavo è soltanto la posizione sociale dell'uno verso l'altro, qui la distanza si pone su di un piano ontologico. La diversità sostanziale dei due personaggi, e la distanza che li separa, vengono rilevate dalla sostanziale diversità dei due battesimi: "Io vi battezzo con acqua ... costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".

Notiamo come il nome di Gesù, con cui Giovanni si confronta, non viene mai fatto, ma a lui si fa riferimento attraverso due espressioni: “è più forte di me” e “non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali”. L’alone di mistero e di inconoscibilità che circonda il misterioso innominato ci rimanda al mistero stesso di Dio, conoscibile dal suo operare, ma irraggiungibile nel suo Nome, che rivela l’essenza stessa del suo Essere.

L’azione del battezzare di Giovanni è posta nel presente, che è il tempo proprio in cui egli opera, cioè quello veterotestamentario; un tempo che trova in lui il suo compimento e la sua conclusione. La sua azione pertanto è il preannuncio di un’altra azione che si pone nel futuro e che richiama l’agire ultimo e definitivo di Dio. Per questo Luca dice “costui vi battezzerà”, perché il futuro è lo spazio di Dio. È il confronto quindi di due tempi: l’uno preparatorio (A.T.) all’altro (N.T.), l’uno che confluisce e trova la sua pienezza nell’altro. Il primo tempo (A.T.) è caratterizzato dall’acqua, il secondo (N.T.) dallo Spirito Santo e dal fuoco.

La figura di Gesù è caratterizzata da due verbi, uno posto al presente (“viene uno”), l’altro al futuro (“costui vi battezzerà”). Il presente indicativo “viene” dice il dinamismo di una costante presenza operante in mezzo agli uomini. Questa tuttavia non si esaurisce nel presente, ma si proietta verso il futuro. L'azione del suo venire è quindi proiettata dinamicamente in avanti, quasi a significare come l'evento Gesù, con il suo venire, apre già nel presente uno spazio futuro, o per meglio dire, l'agire di Gesù è un futuro che già opera nel presente.

È significativo poi come Luca giochi sul termine “battezzare con”: Giovanni battezza con acqua; mentre quando parla del futuro battesimo, l’espressione greca dice: “vi battezzerà in (nello) Spirito Santo e fuoco”. La differenza è sostanziale. Nel primo caso l’acqua è soltanto uno strumento simbolico, che pur predicando il futuro dello Spirito, tuttavia non produce nessun effetto; mentre nel secondo caso vi è un’azione divina diretta che colloca l’uomo nel mondo dello Spirito, che è la dimensione stessa di Dio.

L’azione battezzatoria di Gesù oltre che dallo Spirito Santo è caratterizzata anche dal fuoco. Il suo battezzare, pertanto, non è soltanto la porta che introduce l'uomo nella dimensione ultima e definitiva di Dio, ma anche lo sottopone, conseguentemente, al suo giudizio. L'ultimo tempo, pertanto, è segnato da due elementi fondamentali: a) la venuta di Dio in mezzo agli uomini e operante nella persona in Gesù, definito come colui che costantemente viene, e interpella direttamente ogni uomo; b) il giudizio, che discrimina l'umanità in base alla risposta data.

Il giudizio pertanto si sta compiendo e il parametro di discriminazione è proprio lo Spirito Santo, che è stato effuso su di noi nel battesimo e nella cresima. Esso ci ha già collocati nella dimensione divina, ci ha già resi santi e ci chiede ora di conformare le nostre vite a tali realtà spirituali in cui già viviamo anche se non ancora pienamente. Se ci conformiamo al vento dello Spirito esso ci rende grano degno per il Signore, diversamente Esso diventerà fuoco bruciante che ci divora come pula per l’eternità.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede

 

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140 Ultima modifica il Mercoledì, 11 Dicembre 2024 05:49
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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I trust in the witness of those families that draw their energy from the sacrament of marriage; with them it becomes possible to overcome the trial that befalls them, to be able to forgive an offence, to accept a suffering child, to illumine the life of the other, even if he or she is weak or disabled, through the beauty of love. It is on the basis of families such as these that the fabric of society must be restored (Pope Benedict)
Ho fiducia nella testimonianza di quelle famiglie che traggono la loro energia dal sacramento del matrimonio; con esse diviene possibile superare la prova che si presenta, saper perdonare un'offesa, accogliere un figlio che soffre, illuminare la vita dell'altro, anche se debole e disabile, mediante la bellezza dell'amore. È a partire da tali famiglie che si deve ristabilire il tessuto della società (Papa Benedetto)
St Louis IX, King of France put into practice what is written in the Book of Sirach: "The greater you are, the more you must humble yourself; so you will find favour in the sight of the Lord" (3: 18). This is what the King wrote in his "Spiritual Testament to his son": "If the Lord grant you some prosperity, not only must you humbly thank him but take care not to become worse by boasting or in any other way, make sure, that is, that you do not come into conflict with God or offend him with his own gifts" (cf. Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546) [Pope Benedict]
San Luigi IX, re di Francia […] ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore" (3,18). Così egli scriveva nel suo "Testamento spirituale al figlio": "Se il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi" (Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546) [Papa Benedetto]
The temptation is to be “closed off”. The disciples would like to hinder a good deed simply because it is performed by someone who does not belong to their group. They think they have the “exclusive right over Jesus”, and that they are the only ones authorised to work for the Kingdom of God. But this way, they end up feeling that they are privileged and consider others as outsiders, to the extent of becoming hostile towards them (Pope Francis)
La tentazione è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere “l’esclusiva su Gesù” e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio. Ma così finiscono per sentirsi prediletti e considerano gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti (Papa Francesco)
“If any one would be first, he must be last of all and servant of all” (Mk 9:35) […] To preside at the Lord’s Supper is, therefore, an urgent invitation to offer oneself in gift, so that the attitude of the Suffering Servant and Lord may continue and grow in the Church (Papa Giovanni Paolo II)
"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9, 35) […] Presiedere la Cena del Signore è, pertanto, invito pressante ad offrirsi in dono, perché permanga e cresca nella Chiesa l'atteggiamento del Servo sofferente e Signore (Papa Giovanni Paolo II)
Miracles still exist today. But to allow the Lord to carry them out there is a need for courageous prayer, capable of overcoming that "something of unbelief" that dwells in the heart of every man, even if he is a man of faith. Prayer must "put flesh on the fire", that is, involve our person and commit our whole life, to overcome unbelief (Pope Francis)

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don Giuseppe Nespeca

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