Nov 12, 2024 Scritto da 

33a Domenica del Tempo Ordinario (B) - Sal 15 (16)

Sal 15 (16)

«Miktam. Di Davide. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio». Miktām è una parola discussa. Deriva da “katam” (incidere, intagliare). La parola indica qualcosa che è stato scolpito e quindi una scrittura permanente, scolpita per la sua importanza. La Bibbia dei LXX traduce “stēlographia”, una scrittura incisa; stēlē era la parola per pietra tombale (per l’iscrizione scolpita su di essa). Perciò “miktām” indica che questo tipo di Salmi sono collegati con la morte, ma vanno verso la speranza della risurrezione. Questo è particolarmente vero del Salmo 15; comunque quello che d’importante è “scolpito” in questi Salmi, va ricavato dalla lettura del Salmo stesso. Il riferimento è al Figlio di Davide; e specialmente alla sua morte e risurrezione; questa è la verità “scolpita” in questo Salmo miktām.

È un salmo di fiducia, la preghiera in cui un giusto esprime la propria fiducia nel Signore. A Dio si chiede protezione. In Dio ci si vuole rifugiare: Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio. Il giusto si rifugia in Dio, e gli chiede protezione.

Notiamo il duplice movimento: a) da una parte Dio protegge il fedele (movimento discendente); b) dall'altra, il fedele si affida totalmente a Dio (movimento ascendente). Questo salmo, potremmo quasi dire, ci descrive il concetto dei Sacramenti: il punto di incontro tra la grazia di Dio che scende (quindi il Signore che opera) e l'uomo che attinge alla grazia e rende culto al Signore.

Il v. 2 è una bellissima professione di fede: “Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene”. Ecco la fede del giusto, del timorato di Dio. Dio è il Suo Signore. Nessun altro è il suo Signore. Se Dio è il suo Signore, vuol dire che lui camminerà sempre secondo la volontà del suo Dio e Signore. ‘Senza di te non ho alcun bene’. Dio che ci ha dato la vita non è solo la fonte dalla quale proviene il bene, ma è "il bene". Questa è vera professione di fede, non è solo una fede pensata, ma testimoniata anche alla comunità, è una professione pubblica. D’altronde la fede deve essere pubblica, dovrà sempre essere proclamata dinanzi a tutti, sempre.

“Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore” (v. 3). I "santi" e i "nobili" sono le persone con cui si accompagna il giusto. Egli riconosce il valore che si trova nella comunione con i santi, con coloro che Dio ha messo a parte, e in cui si riflette la Sua santità. La nuova traduzione CEI (quella del 2008), traduce: “agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore”, rendendo del tutto incomprensibile il testo che già in ebraico è difficile. È difficile comprendere come l'ebraico “qeḏôšîm” possa essere tradotto “idoli” invece che “santi”. La traduzione dei LXX e della Volgata avevano fatto una scelta ben chiara, ed è quella emersa nella traduzione del 1974: “Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore”.

Nel v. 4 la professione di fede è fatta al contrario. Il pio adoratore si impegna a non favorire il culto idolatrico. “Io non spanderò le loro libazioni di sangue”. Una delle caratteristiche dell'idolatria era la "libazione di sangue", che poteva riferirsi anche al sacrificio umano, soprattutto di bambini. “Né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi”. La distanza deve essere netta. Con gli idoli non si deve avere alcuna comunione, di nessun genere. Neanche il loro nome deve essere pronunciato. Sulla bocca del vero adoratore ci deve essere solo il nome del suo Dio. Gli idoli non meritano l'onore di essere nominati. Oggi, potremmo dire, il giusto evita di partecipare a un falso culto.

“Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita” (v. 5). Qui ci sono dei simboli sacerdotali. Sappiamo che nella spartizione della terra di Canaan, dopo la conquista, la tribù di Levi non ebbe un suo territorio specifico ma solo delle città di residenza. Chi era consacrato al culto non doveva essere impegnato nelle strutture sociali ma doveva fare da intermediario tra Dio e il popolo. La terra dei sacerdoti era Dio stesso e questo concretamente significava il diritto di ricevere le decime offerte dalle tribù per il proprio sostentamento. Il salmista, quindi, attraverso delle immagini esprime questa dedizione del sacerdote al suo Dio.

1.  Il Signore è per lui “parte di eredità” cioè “parte di un territorio”. 

2.  Il Signore  è per lui il suo “calice”, cioè il suo ospite, il suo familiare che lo accoglie.

Il "calice" è segno dell'ospitalità di Dio al suo fedele. È Dio che porge il calice, così come - dal punto di vista strettamente umano - è colui che riceve in casa propria che offre all'ospite il calice. Nell'ultima cena chi offre il calice? È Gesù il padrone di casa, è l'ospite inteso alla latina (per i romani, infatti, l'ospite è colui che ospita e non colui che viene ospitato).

Per l'uomo giusto e pio, il Signore è la sua parte di eredità e il suo calice. Non è la terra l’eredità del giusto e neanche le cose di questo mondo. Sua eredità è solo il Signore. Solo il Signore è il suo calice di salvezza, di vita vera. Quest’uomo non si attende nulla dalla terra. È il Signore, nel presente e nel futuro, la sua vita, il suo benessere, la sua prosperità, per questo la pone nelle mani del suo Dio. Questo è abbandono totale. Lui vuole essere solo di Dio, sempre nelle sue mani. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede

 

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60 Ultima modifica il Martedì, 12 Novembre 2024 04:14
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
Starting from his simple experience, the centurion understands the "remote" value of the Word and the magnet effect of personal Faith. The divine Face is already within things, and the Beatitudes do not create exclusions: they advocate a deeper adhesion, and (at the same time) a less strong manifestation
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della Fede personale. Il Cospetto divino è già dentro le cose, e le Beatitudini non creano esclusioni: caldeggiano un’adesione più profonda, e (insieme) una manifestazione meno forte
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that "roar of the sea and the waves" Coming, where no wave resembles the others.
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «fragore del mare e dei flutti» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre.
The words of his call are entrusted to our apostolic ministry and we must make them heard, like the other words of the Gospel, "to the end of the earth" (Acts 1:8). It is Christ's will that we would make them heard. The People of God have a right to hear them from us [Pope John Paul II]
Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi [Papa Giovanni Paolo II]
"In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet". This refers to the solidity of the Word. It is solid, it is the true reality on which one must base one's life (Pope Benedict)
«In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet». Si parla della solidità della Parola. Essa è solida, è la vera realtà sulla quale basare la propria vita (Papa Benedetto)

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