(Mc 16,15-20)
Marco 16:19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
L'Ascensione è l'elevazione di Cristo al cielo mediante la sua potenza in presenza dei Suoi discepoli il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione. È narrata in Mc 16,19, Lc 24,51, e nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli.
Sebbene il luogo dell'Ascensione non sia indicato esplicitamente, dagli Atti si deduce che fosse il monte degli Ulivi, poiché dopo l'Ascensione si dice che i discepoli ritornano a Gerusalemme dal «monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato». La tradizione ha consacrato questo luogo come Monte dell'Ascensione e la pietà cristiana ha ricordato l'evento erigendo sul sito una basilica.
Sant'Elena vi costruì il primo monumento commemorativo, che fu distrutto dai Persiani nel 614. Fu ricostruito nell'VIII secolo, per essere distrutto nuovamente, ma ricostruito un'altra volta dai crociati. Anche questo fu distrutto, dai maomettani, e fu lasciata solo la struttura ottagonale che racchiude la pietra che portava l'impronta dei piedi di Cristo, che ora è adibita a oratorio.
Il fatto dell'Ascensione non solo è riferito nei passi della Scrittura sopra citati, ma è anche predetto e detto altrove come un fatto accertato. Così, in Gv 6,62, Gesù Cristo chiede ai suoi discepoli: "E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?" e in Gv 20,17 dice a Maria Maddalena:- "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Ancora, in Ef 4,8-10 e 1 Tm 3,16 si parla dell'Ascensione di Cristo come di un fatto accettato.
I cattolici hanno sempre considerato questo evento, letterale e miracoloso. Ma il dogma ha avuto anche i suoi detrattori. Alcuni se ne sono fatti beffe, paragonando Gesù "volante" alla navicella spaziale Apollo. Questa era una battuta comune tra gli atei negli anni ’70 del secolo scorso. Altri negano del tutto la possibilità dell'evento miracoloso. Altri ancora, interpretano l'ascensione come non letterale ma simbolica... dato che chi si eleva dalla terra non va in paradiso ma va in orbita. Considerando tali critiche, come possono i cattolici difendere la realtà dell'Ascensione di Cristo?
Poiché San Luca è la nostra fonte primaria, come possiamo sapere che ci sta raccontando una storia e non un'allegoria? Ebbene, l'evangelista afferma chiaramente nel prologo del suo Vangelo che la sua intenzione è quella di narrare una storia reale. Inoltre, quando Luca descrive l'ascensione non c'è alcun accenno di abbellimento letterario, il che è davvero strano se non lo intendeva alla lettera. Nel racconto evangelico ci dice semplicemente che Gesù "si staccò da loro e fu portato verso il cielo" (Lc 24,51). Negli Atti scrive che Gesù "fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo" (At 1,9). Freddo, come uno storico serio interessato solo ai fatti, Luca ci racconta semplicemente cosa è successo e basta. È anche degno di nota il fatto che, poiché i racconti dei Vangeli furono scritti solo pochi decenni dopo la crocifissione di Gesù, ci sarebbero stati testimoni oculari di Gesù ancora in vita per correggere od opporsi al racconto di Luca. Ma semplicemente non c'è traccia di tale obiezione.
In effetti, i racconti evangelici sono straordinariamente accurati, e in particolare Luca è uno storico di prim’ordine. Pertanto, quando gli autori del Nuovo Testamento descrivono l'ascensione corporea di Gesù al cielo, indipendentemente dalla fede, abbiamo tutte le ragioni per credere che essi riportano una storia reale.
A questo punto si pone una questione. Non è difficile capire perché dovremmo celebrare il Venerdì Santo (Gesù espia i nostri peccati sulla croce) o la Domenica di Pasqua (Gesù risorge, vincendo la morte). Ma perché celebrare l'Ascensione? Perché Gesù che lascia la terra è qualcosa da celebrare?
È facile fraintendere l'Ascensione, come se Cristo abbandonasse i suoi discepoli. Inoltre, fraintendiamo l’Ascensione se immaginiamo che Gesù stia tornando in cielo, come se avesse mai lasciato il cielo. Come disse sant’Agostino, Gesù "non ha lasciato il cielo quando è disceso tra noi; né si allontanò da noi quando salì di nuovo al cielo".
Se Gesù, nella sua divinità, è sempre stato in cielo, cos'è che è asceso? La sua umanità! E questo è il motivo per cui l’Ascensione è importante. Per molte persone, il cristianesimo è diventato troppo disincarnato, tanto da poterlo considerare come una buona notizia per le anime ma non per i corpi. Questo è un problema, perché il cristianesimo non ha molto senso se il corpo non è fatto per durare per sempre. Dopo tutto, perché Giovanni Paolo II si è molto occupato della "teologia del corpo", e perché ci si prende cura dei corpi dei morti? Perché il cristianesimo è una buona notizia sia per il corpo che per l'anima. Infatti, il Catechismo insegna: «La carne è il cardine della salvezza. Noi crediamo in Dio che è il Creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne» (CCC 1015).
Nell'Eden c'era una unione intima tra Dio e la creazione terrena, simboleggiata dal fatto che "il Signore Dio passeggiava nel giardino alla brezza del giorno" (Gn 3,8). Questa unione tra cielo e terra si è rotta con il peccato. La rottura è stata sanata prima attraverso l’Incarnazione (in cui Dio ha assunto l’umanità terrena), poi con la Croce (in cui ha offerto la sua carne per la vita del mondo), poi con la Risurrezione (in cui Cristo è risorto con un corpo glorificato), e poi con l'Ascensione (in cui Cristo è salito fisicamente per insediarsi sul trono celeste). Prima dell’Ascensione, il paradiso era un regno puramente spirituale. Ora non più.
Quello di Gesù Cristo è il primo corpo in cielo, ma non l'ultimo. Subito dopo è seguito dalla madre, motivo per cui si festeggia l'Assunzione. E un giorno, a Dio piacendo, ci saremo anche noi. Per questo, il messaggio dell'angelo nel giorno dell'Ascensione è lungimirante: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" (At 1,11). L'unione tra cielo e terra è iniziata ed è irrevocabile. Il nostro viaggio ora è prepararci affinché quell’unione venga completata in noi e con noi.
Argentino Quintavalle, autore dei libri
- Apocalisse – commento esegetico
- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?
- Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
- Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
- Tutte le generazioni mi chiameranno beata
- Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
(Acquistabili su Amazon)