(2Cor 4,13 – 5,1)
2Corinzi 4:13 Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo,
2Corinzi 4:14 convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.
2Corinzi 4:15 Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio.
Paolo inizia manifestando cosa lo spinge a parlare. Fa la citazione del Sal 115,10 «Ho creduto anche quando dicevo: Sono troppo infelice». Il salmista sottolinea di aver creduto anche quando si trovava nella situazione di dire: «sono troppo infelice», e va avanti dicendo: «ogni uomo è inganno» (Sal 115,11). Anche in quella situazione in cui ho sperimentato che nessuno mi aiuta, ho creduto. Paolo nel salmo che dice: ho creduto «anche quando» dicevo, lo legge: ho creduto, «perciò» ho parlato.
Nella forma originale dell'ebraico c'è una espressione ambigua che può essere sviluppata come causale o come temporale. Il greco l'ha sviluppata come causale, cioè ho creduto «perciò» ho parlato: «sono troppo infelice». Come dire: «sono troppo infelice proprio perché ho creduto». L'aver confidato in Dio mi ha portato in una situazione di sofferenza. Paolo si mette nei panni dell'antico salmista e dice: mi è capitata la stessa cosa, io vivo in quello spirito di fede, anch'io ho creduto e di conseguenza ho parlato. Mi trovo in una situazione di sofferenza proprio perché ho creduto e ho parlato.
Se Paolo fosse rimasto in silenzio, avrebbe evitato i rischi che il suo ministero comportava, ma fede e parola vanno insieme, perché solo quelli che sono convinti della verità del loro messaggio possono permettersi di farlo conoscere. A Corinto non ci sarebbe stata alcuna chiesa se quando Paolo visitò la città fosse rimasto in silenzio.
Succede abitualmente che, quando uno si impegna a essere sincero e a parlare, gliela fanno pagare. È il prezzo della verità; quando uno cerca di essere vero e sincero e cerca di aiutare gli altri alla verità, gliela fanno pagare. Quando uno parla deve accettare le conseguenze di quello che dice. Ho creduto, perciò ho parlato, e quindi sono troppo infelice.
Siamo convinti che Dio, «che ha risuscitato Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui». Paolo qui dice che proprio come il Cristo risorto è glorificato dal Padre, così sarà per i credenti. È un discorso molto concreto. Paolo è assolutamente fermo nella convinzione che Dio gli darà ragione e soddisfazione ponendolo accanto a Gesù, ma «insieme con voi», non contro di voi. Il Padre che è nei cieli, che ha risuscitato Gesù Cristo, risusciterà anche noi. C’è una sola azione: la risurrezione di Cristo; in questa risurrezione il Padre risusciterà ogni altro uomo, anzi la risurrezione di ogni uomo è la continuazione di quell’unico atto compiuto da Dio sul corpo di Gesù Cristo.
Noi non saremo separati da Cristo, saremo con Cristo. Questa sarà la nostra gioia eterna, il nostro gaudio che non conoscerà mai fine. Paolo altro non attende che questo momento, che sarà il momento della vittoria sulla morte. Vivere per questa fede per Paolo significa spendere la vita perché tutti gli uomini possano venire a conoscenza di questa verità, perché anche loro ne facciano il principio della loro vita e la regola della loro esistenza terrena.
Su questo penso dovremmo impegnarci un po’ di più tutti quanti. Sia a compiere la risurrezione di Cristo in noi attraverso la santità della vita; sia utilizzando le nostre energie per invitare ogni uomo a lasciarsi anche lui conquistare da questa fede nella risurrezione di Gesù Cristo. Ha valore solo quella vita che è riportata in questo principio.
«Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio». Tutto è per i discepoli di Gesù, tutto avviene in loro favore, tutto si compie perché loro possano crescere ed abbondare nella verità della salvezza. Occorre però che il discepolo di Gesù sappia sempre discernere i segni, li sappia leggere e interpretare; sappia scoprire in essi la verità che Dio vi immette. Se colui al quale la grazia viene data, la sa discernere e accogliere, si innalza dal suo cuore un inno di lode per il Signore, un inno che celebra e magnifica la gloria di Dio.
Quello che Paolo vuole farci comprendere è questo: il dovere di innalzare l’inno per la glorificazione del Padre non deve essere di uno solo, deve essere sia di chi è stato strumento per il dono della grazia, sia di colui che la grazia ha ricevuto. Gli uni e gli altri devono glorificare il Signore, devono benedirlo ed esaltarlo.
Siamo tutti come in un’unica cordata, legati l’uno all’altro, camminanti sull’unica strada che porta alla vita eterna, perché la grazia data agli uni si trasmetta agli altri e cresca il rendimento di grazie alla gloria di Dio.
Argentino Quintavalle, autore dei libri
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