Dic 24, 2025 Scritto da 

Maria, l’Arte della Rinascita

(Nm 6,22-27; Lc 2,16-21)

 

Benedire il popolo era antica prerogativa del sovrano che agiva in nome di Dio e in un primo tempo aveva funzioni sacerdotali.

Ma in atteggiamento d’incontro che rende presente Dio ‘in mezzo’ alle folle - il popolo del suo Volto - quello del re antico diventa anche un atto di culto da ritrovare.

Abbiamo bisogno di sentire che siamo benedetti: per non spegnerci, per rigenerare la verità affettiva che ci abita e riporta alla vita, quindi contemplarla e così avviare qualsiasi avventura.

La maledizione non rafforza, indica un rifiuto; ci separa. Benedire è la via della condivisione e della Pace, ossia della raggiunta completezza.

In Israele la benedizione divina era (infine) attesa in guisa materiale. Ma la formula del sacerdozio aronnita attesta l’idea originaria che la vita umana non ha il suo segreto nella configurazione più ovvia.

Infatti, anche noi sappiamo che le situazioni parziali e di solo conforto, irenismo, benessere e sicurezza, si trasformano nel loro opposto - non fanno crescere l'integrità della vita [autentico senso biblico dello Shalôm].

Chi non segue intuizioni innate, un richiamo più radicale del sé, o annunci sbalorditivi (Lc 1,26-38. 2,8-15) non sviluppa il suo destino, non si muove, non rimette le cose a posto.

I proclami comuni finiscono per incenerire le personalità.

È vero che i pastori non trovano nulla di straordinario e prodigioso, se non una famiglia ridotta in una condizione ordinaria che conoscono.

Ma è quel semplice focolare a coinvolgerli nel nuovo progetto di Dio, e nell’annuncio della sua scandalosa Misericordia senza condizioni - che non li ha fulminati per impurità.

La religione li aveva bollati per sempre: esseri persi, spregevoli, senza rimedio.

Ora sono liberi dall’identificazione. Hanno un ‘altro occhio’ - come quello della “prima volta”: sguardo che li porterà al cento per cento.

Esodati che si trovano davanti un’immagine di Dio indifeso, essi non si preoccupano d’impegnarsi in una disciplina etica, che li avrebbe sgretolati.

Godono lo stupore d’una realtà semplicemente umana - in una misteriosa relazione di reciproco riconoscimento.

 

Strano che il modesto segno - un bimbo in una mangiatoia, luogo impuro dove si trastullavano le bestie - li convinca, faccia loro recuperare stima, li renda evangelizzatori [forse neanche assidui].

Al pari del Calvario cui rimanda, la Manifestazione risolutiva dell’Eterno è un paradosso.

Ma la geografia affettiva di questa Betlemme priva di circuiti conformisti resta intatta, perché spontaneamente radicata in noi.

C’è un senso d’immediatezza, senza particolari intrecci o cerimonie.

Il Bambino neppure viene adorato dagli sguardi ora “puri” dei piccoli, vilipesi cani della prateria e delle transumanze - come viceversa faranno i Magi (Mt 2,11).

Loro neanche sapevano cosa significasse, riflettere cerimoniali di corte orientali - come il bacio delle pantofole.

I miserabili della terra [i lontani dei greggi] sono coloro che ascoltano l’Annuncio, verificano prontamente, e fondano la nuova stirpe’ divina.

Gente non tormentata dal giudizio statico, bensì ora «in mezzo» a tutti gli uomini e non più ad alta quota.

 

 

(Lc 2,16-21)

 

Maria ricercava il senso delle sorprese (v.19). Così rigenerava, per un nuovo modo di capire e stare insieme - per dare alla luce anche il mondo interno di tutto un diverso popolo della pienezza.

Ella ‘metteva insieme’ fatti e Parola, per scoprirne il filo conduttore, per rimanere ricettiva e non farsi condizionare dalle convinzioni inflessibili, che non le avrebbero dato scampo.

La Madre stessa, pur colta di sorpresa, si preparava all’eccentricità di Dio, senza allontanarsi dal tempo e dalla condizione reale.

La sua figura e quella dei pastori c’interpellano, chiedono il coraggio di una risposta - ma dopo aver lasciato fluire lo stesso genere di ‘presenze interiori’, visitatrici degne, cui è concesso esprimersi.

Anche Lei ha dovuto come noi passare dalle credenze dei padri alla Fede nel Padre. Dall’idea dell’amore come premio a quella del ‘dono’. 

La Buona Novella proclama un capovolgimento: ciò che la religione d’altri tempi aveva considerato lontano dall’Altissimo, è vicinissimo a Lui; anzi, gli corrisponde appieno.

È spalancata l’avventura della Fede. E il nuovo Bimbo ha un Nome che ne esprime l’inaudita essenza di Salvatore, non di giustiziere.

Tutta la sua vicenda sarà appunto pienamente istruttiva anche sotto il profilo di come interiorizzare incertezze e disagi: questi momenti “no” e le precarietà c’insegnano a vivere.

Infatti, anche noi come Maria «andiamo riconoscendo» la presenza di Dio negli enigmi della Scrittura, nel Piccolo ‘avvolto in bende’ - persino nell’eco ancestrale dei nostri mondi interni.

E ci lasciamo andare - non sappiamo bene dove. Ma così è l’Infinito, nelle sue pieghe.

Il saggio Sogno che abita l’umano sa di humus antico, ma il suo eco rinasce ogni giorno, nella marea dell’essere che orienta a ‘guardare’ davvero, senza veli.

Un contegno conformista d’imbattersi e ‘vedere’ esteriormente le cose, non risolverebbe il problema.

Talora per non farsi condizionare bisogna riedificarsi nel silenzio, come la Vergine; costruirsi una sorta di isola ermeneutica che schiuda porte differenti, che introduca altre luci.

Entro il suo circuito sacro anche la Madre di Dio valorizzava le innate energie trasformative, proprio radicandole sugli interrogativi.

In tal guisa, tornando al suo essere primordiale e al senso del Neonato - immagine antica, cara a molte culture.

Entrava in un Altrove e non usciva dal campo del reale: dentro il suo Centro, senza fretta.

Ricercando il Sole annegato nel suo essere e che tornava, emergeva, risorgeva nell’intimo, la faceva esistere oltre.

Così non si lasciava assorbire energie da idee tradizionali o da situazioni esterne, che pure volevano rompere l’equilibrio.

Nella sua vereconda solitudine - colma di Grazia - quell’io superiore e celato nell’essenza veniva sempre più a Lei, si faceva nuova Alba e guida.

Non voleva vivere dentro pensieri, saperi e ragionamenti dintorno - nessuno capace di amplificare la vita - tutti in mano alle droghe delle convenzioni, disumanizzanti l’Incanto.

La magia felice di quel Frugolo di carne portava la sua Pace.

I Sogni sostenevano e veicolavano il suo Centro - facendo scorrere una vita nuova dal Nucleo della sua Persona, e la giovinezza del mondo.

 

 

[Maria Ss.ma Madre di Dio, 1 gennaio]

 

 

L'Incredibile dell'anno

 

All’inizio dell’anno nuovo, un ricco signore ebbe un’idea: solo la persona capace di fare la cosa più incredibile dell'anno doveva ereditare ogni suo bene.

Gli amici impegnarono tutta la loro fantasia.

Alcuni anziani - per voler rincorrere il proprio gusto - fecero indigestione e rischiarono di morire a forza di mangiare e bere.

Alcuni monelli si esercitarono invece a roteare capriole mortali.

Poi fu allestita un'intera mostra di trovate incredibili. Una persona recitava la parte dì Mosè sulla Montagna con le Tavole della Legge, ma gli risultò difficile riprodurre lampi e tuoni; la scenografia retrostante era statica e antiquata.

Un tizio travestito da cornacchia raccontava storie e antichi ricordi, vicino a una stufa spenta.

Qualcuno si vestì da impresario di pompe funebri, ma le persone non apprezzarono la sua aria troppo professorale né il suo loden.

Altri vollero mettere in scena le Beatitudini, dimenticando però quella dei perseguitati.

Un artista sfregiava i suoi stessi quadri; uno scultore martellava come un forsennato, però il frastuono della sua mola era ancora più insopportabile.

Un falegname lavorava molto bene ad uno scrigno, ma a giudizio di tutti sollevò troppa pula, lasciando a terra una quantità eccessiva di trucioli.

D'improvviso irruppe un buttafuori alto come un gorilla e forzuto come Maciste: «Sono io l'uomo della cosa più incredibile».

Coi pugni mise k.o. gli astanti e con un'ascia sferzò ogni cosa attorno, tutto riducendo in brandelli.

Qualsiasi oggetto venne distrutto e ciascuno rimaneva tramortito al tappeto. «Ecco quello di cui sono capace!» - disse l'uomo - «la mia azione ha battuto l'universo intero! Io ho fatto la cosa più incredibile, e non solo dell'anno!».

I giudici della contesa rimasero perplessi, ma a quel punto sembrava non potessero concedere la palma della vittoria a nessun altro...

Nell'atmosfera di annientamento generale, spuntò non si sa da dove l'ultimo della lista; un certo Cristoforo. Egli propose di andare a Levante passando da Ponente. Tutti risero a squarciagola, ma costui chiese tempo.

Così, al termine della sua vicenda fatta di calcoli sbagliati e venti - talora anche - favorevoli, dimostrò di poter approdare a una terra nuova, più ricca di ogni dove e prima impensata. (Spesso però passando attraverso notizie imprecise e forze in apparenza distruttive).

Tutto cambiò, per quel suo coraggio da visionario.

Da quel momento il continente da cui salparono le caravelle divenne nell’accezione comune "il vecchio mondo", che infatti - sazio e disperato, bloccato sulle sue posizioni - invecchiò anche demograficamente e in modo via via irreparabile; rovinandosi.

Quell'avventura assurda - metafora del viaggio di ciascuno che non impara a trattenere - proruppe allora come tipo d'una nuova proposta di vita, aperta e creativa, incline alla meraviglia.

La varietà delle esperienze e persino il ventaglio delle fantasticherie non furono più additate a oltraggio dei costumi, ma divennero valore aggiunto.

Tal modello di proposta (visioni che anticipavano bisogni) man mano emerse nella pedagogia comune.

Venne adottata anche dai pellegrini dello Spirito come icona positiva del Nuovo Patto fra Dio e l'uomo - ora capace di valorizzare l'intricato miscuglio di valori e criteri del nostro cuore; coi suoi interessi comuni e di terra, ma rapiti nei sogni più sublimi. 

Per una vita cristiana non fatta di cosmetica, ma di esplorazione e sorpresa; programma di tutto l'anno.

 

Così Cristoforo cambiò la storia, veleggiando al contrario.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Raw life is full of powers: «Be grateful for everything that comes, because everything was sent as a guide to the afterlife» [Gialal al-Din Rumi]
La vita grezza è colma di potenze: «Sii grato per tutto quel che arriva, perché ogni cosa è stata mandata come guida dell’aldilà» [Gialal al-Din Rumi]
It is not enough to be a pious and devoted person to become aware of the presence of Christ - to see God himself, brothers and things with the eyes of the Spirit. An uncomfortable vision, which produces conflict with those who do not want to know
Non basta essere persone pie e devote per rendersi conto della presenza di Cristo - per vedere Dio stesso, i fratelli e le cose con gli occhi dello Spirito. Visione scomoda, che produce conflitto con chi non ne vuol sapere
An eloquent and peremptory manifestation of the power of the God of Israel and the submission of those who did not fulfill the Law was expected. Everyone imagined witnessing the triumphal entry of a great ruler, surrounded by military leaders or angelic ranks...
Ci si attendeva una manifestazione eloquente e perentoria della potenza del Dio d’Israele e la sottomissione di coloro che non adempivano la Legge. Tutti immaginavano di assistere all’ingresso trionfale d’un condottiero, circondato da capi militari o schiere angeliche…
May the Holy Family be a model for our families, so that parents and children may support each other mutually in adherence to the Gospel, the basis of the holiness of the family (Pope Francis)
La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia (Papa Francesco)
John is the origin of our loftiest spirituality. Like him, ‘the silent ones' experience that mysterious exchange of hearts, pray for John's presence, and their hearts are set on fire (Athinagoras)
Giovanni è all'origine della nostra più alta spiritualità. Come lui, i ‘silenziosi’ conoscono quel misterioso scambio dei cuori, invocano la presenza di Giovanni e il loro cuore si infiamma (Atenagora)
Stephen's story tells us many things: for example, that charitable social commitment must never be separated from the courageous proclamation of the faith. He was one of the seven made responsible above all for charity. But it was impossible to separate charity and faith. Thus, with charity, he proclaimed the crucified Christ, to the point of accepting even martyrdom. This is the first lesson we can learn from the figure of St Stephen: charity and the proclamation of faith always go hand in hand (Pope Benedict)
La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme (Papa Benedetto)
“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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