Valore dell'unicità imperfetta
(Mt 18,12-14)
Gesù si guarda bene dal proporre un universalismo dettato o pianificato, come se il suo fosse un modello ideale, «allo scopo di omogeneizzare» [FT n.100].
Il tipo di Comunione che il Signore ci propone non mira a «un’uniformità unidimensionale che cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità».
Perché «il futuro non è “monocromatico” ma se ne abbiamo il coraggio è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!».
Nel Figlio, Dio viene rivelato non più come proprietà esclusiva, bensì Potenza d’un Amore che perdona gli emarginati e smarriti: salva e crea, liberando.
Sembra un’utopia impossibile da realizzare nel concreto (oggi della crisi globale) ma è il senso del passaggio di consegne alla Chiesa, chiamata a farsi incessante pungolo d’Infinito e fermento d’un mondo alternativo, per lo sviluppo umano integrale.
Come sottolinea ancora l’enciclica Fratelli Tutti: Gesù - nostro Motore e Motivo - «aveva un cuore aperto, che faceva propri i drammi degli altri» [n.84].
In tal guisa, attraverso una domanda assurda (formulata in modo retorico), Gesù vuole destare la coscienza dei “giusti”: c’è un lato di noi che suppone di sé, molto pericoloso perché porta all’esclusione e all’abbandono.
Invece l’Amore inesauribile cerca. E trova l’imperfetto e irrequieto.
La palude di energia stagnante che si genera accentuando i confini non fa crescere nessuno: blocca nelle solite posizioni e lascia che ciascuno si arrangi o si perda. Per disinteresse interessato - che impoverisce tutti.
Tutto ciò faceva cadere le virtù creative nella disperazione.
Invece Dio è alla ricerca di colui che vaga malfermo, facilmente si disorienta, smarrisce la strada.
Peccatore eppure vero, quindi più disposto all’Amore genuino. Per questo motivo il Padre è alla ricerca dell’insufficiente.
La persona così limpida e spontanea - anche se debole - cela la sua parte migliore e ricchezza vocazionale proprio dietro i lati apparentemente detestabili. Forse ch’egli stesso non apprezza.
Questo il principio di Redenzione che sbalordisce e rende interessanti i nostri percorsi spesso distratti, condotti a fiuto, come “a tentativo ed errore” - nella Fede generando però autostima, credito, pienezza e gioia.
Insomma, Gesù non viene per puntare il dito sui ‘momenti no’, ma per recuperare, facendo leva sul coinvolgimento intimo.
Questo lo stile di una Chiesa dal Cuore Sacro, amabile, elevato e benedetto.
[Martedì 2.a sett. Avvento, 9 dicembre 2025]







