(Mt 8,28-34)
In tutte le religioni l’uomo è invitato a legarsi al beneplacito divino per ricevere luce e forza, sottomettendosi alla sua autorità.
Il dilemma delle assemblee giudaizzanti di Galilea e Siria - qui riflesso - è se chiudersi o viceversa aprire il circuito del sacro.
E se personalizzare, o indietreggiare e ripetere.
Il brano associa le icone del mare (vv.27.32) e degli indemoniati che vagano, separati da Dio e dagli uomini; privi di una forza interna rigenerante.
L’ottica è quella della nostra purificazione battesimale in Cristo, la quale affoga impurità e germi di morte.
In tal guisa: coloro che non hanno ancora incontrato Gesù procedono a casaccio, sono «furiosi» (v.28); senza criterio né mèta.
L’unica costante che accomuna queste anime è mettere paura agli altri: vivono in situazione belluina, disordinata, pre-umana, impedita in se stessa e d’impaccio per tutti (v.28).
Ma il fatto appariva nella norma (v.29).
Nella letteratura semitica l’immagine del «mare» allude alle forze disordinate, senza meta e non conformi al progetto di Dio sull’uomo.
Potenze che generano caos nella nostra esistenza.
È l’amaro panorama di un mondo che smarrisce il fondamento del suo essere e divenire.
Circolo assiduamente costretto a tentoni… per risolvere problemi e non perdere definitivamente l’onda vitale.
Il «porco» è figura di quel genere d’irrimediabile contaminazione [simbolo del paganesimo] che impediva all’essere umano il rapporto con Dio - e sentirne l’accoglienza.
Il momento critico è la Presenza del Signore: d’improvviso il male si sgretola completamente, svelando il suo vuoto - inopinatamente privo d’ogni solidità.
Subentra una sproporzione: fra ciò che sembra pauroso e invincibile, e il nulla che le apparenze stavano mascherando (v.31).
L’ideologia imperiale era minacciosa e distruttrice. Faceva leva sulle paure della gente, al fine di sottomettere le coscienze.
Questa la situazione delle persone - sgretolate dentro - prima dell’arrivo di Gesù.
Il potere poi manipolava in modo ideologico le credenze popolari relative ai demoni - per frantumare le personalità singolari, e accentuare l’arrendevolezza delle masse già oppresse.
Viceversa, nell’esperienza della vittoria della vita sulla morte, le prime comunità cristiane sperimentavano respiro di Fede e il tornare in sé - come una terapia dell’anima.
Vivevano una sorta di sproporzione e autocontrollo, malgrado le sconfitte nella predicazione.
L’antica assemblea che un tempo aveva orrore delle contaminazioni iniziava ad aprire le porte del ghetto purista, rendendo tutti partecipi.
La chiesa si distaccava dalle credenze comuni, le quali trasmettevano competizioni perverse, e ai deboli un senso di mortificante soggezione - mancanza di autonomia e coscienza.
Certo, i primi annunciatori si rendevano subito conto che il nuovo senso di libertà produceva un duplice sentimento: non sempre gli uomini oppressi vogliono essere liberati dalle loro alienazioni e tormenti.
Gesù affascina e costerna. Fa precipitare i legami inconsistenti, e gli idoli comuni.
Il suo Messaggio è decisivo e benefico. Ma obbliga a sconvolgere abitudini, finalità, e ogni chiusura.
[Mercoledì 13.a sett. T.O. 2 luglio 2025]