Nov 6, 2025 Scritto da 

Il Giudizio bifronte, con la magia dentro

Fra cadaveri e avvoltoi: diversi nella profondità

(Lc 17,26-37)

 

C’è un discernimento essenziale assai semplice: dove la vita si spegne, non è favorita, non rallegrata né promossa, la terra diventa un camposanto anticipato, e il “cielo” si popola di stormi interi d’avvoltoi.

Fotografia dell’invecchiamento, dello stagno, del problema d’Occidente a monopolio spirituale (abituato) che non fa fiorire più nulla.

È l’amaro risultato di una struttura religiosa forse devotissima, di sicuro abile a soddisfare i sensi, però indolente; certo capillare, esperta, e che si pronuncia su tutto, ma disarticolata in campanilismi d’ogni tipo.

Un’istituzione spettacolare, tuttavia ripiegata, in sé estranea e a volte ostile [che spegne la spinta creativa e non si mescola con le speranze della donna e dell’uomo di oggi]; dalla quale purtroppo non trapela la netta presenza di Colui che ha rivestito il mondo di Bellezza. 

La piramide gerarchica sul territorio rimane esagerata, forse allo scopo stesso di autolegittimarsi, serrando le fila per fare meglio corpo.

La mentalità che ne deriva appare totalmente inerte: non in grado di farci riconoscere - noi senza voce - quali Motivo reale e Termine dell’iniziativa di Dio. Addirittura gli unici autentici Santuari.

Dovremmo essere Relazioni viventi e parlanti, che riempiono il cuore di sogni. E centri d’irradiazione, icone d’appagamento pieno; luoghi di passioni non statiche, bensì rispettose dell’intima natura delle cose.

Viceversa, cogliamo attorno sprazzi di vita sì giovane ed esuberante che tenta di fiorire, ma oscuramente soffocata da troppi lacci, idee passate o disincarnate, interessi di gruppo consolidati, e padroncini.

Ecco la crisi di senso, il tempo davvero umano che viene meno; come in un anticipo di perdizione - fuori prospettiva del Padre, amante della vita.

 

Convinzioni e proposta pastorale paiono incapaci di costituire: non reggono, impallidiscono, non incidono, non ricercano l’unicità.

Tutto ciò, malgrado l’esercito (distratto) di realtà istituzionali e capillari, che succhia vocazioni persino da terre in piena Missione.

Motivo in più per iniziare a edificare una ecclesialità profondamente differente, che non si attende di essere solo imboccata da programmi di professionisti del sacro.

Regno di Dio a partire dalla vita reale nuda e cruda; eppure, con la magia dentro: che fa amicizia con ciò che c’è nel viaggio di ciascuno.

 

Qui vige un discernimento più sottile - cifra del brano di Vangelo di oggi: il Giudizio si presenta in forma di sorpresa.

I minimi problemi dell’esistenza quotidiana (le nostalgie dei tradizionalisti, come le stesse idee disincarnate dei sofisticati) possono diventare così assorbenti da farci smarrire il senso stesso delle imperfezioni - e in genere, la dimensione di profondità.

Le frontiere del Regno sono nel mondo, nelle persone, nei loro lamenti e gioie, negli accadimenti - se letti come appuntamenti di svolta.

Non nelle convocazioni dove le cerchie d’iniziati si autorappresentano con una pletora di segni non confortati dalla vita.

Il luogo del “Giudizio” è ovunque.

In specie fuori dalle sagrestie: «vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità [...] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione» [da un’omelia del settembre 2015 a Santiago di Cuba, cit. in: Fratelli Tutti n.276].

L’invito di Gesù è a non lasciarsi distrarre, neanche dalle minuzie della religiosità.

La manifestazione dei tempi ultimi - ossia la possibilità di avviare un mondo nuovo - continuamente Viene: dev’essere ricevuta e farsi consapevole.

Mantenuta viva personalmente.

 

L’Incontro decisivo non accade in spazi e tempi preposti: si ripropone in mille fogge, momenti e luoghi, ma - ecco l’altro dato saliente - c’è qualcuno che si accorge, altri no.

La “divisione” tra chi viene associato alla vita divina e chi non può esserlo, non concerne gli eticismi sui vizi capitali, bensì il discernimento vivente

Si tratta della realtà anche minuta (vv.31.34-35) e il suo messaggio - ciò che la persona di Fede sente consistenza indistruttibile, ed è rivelazione totale di sé.

 

Senza la Fede delle svolte, il senso cultuale alienante riempie l'umanità di apparenze, di vesti divenute maschere e scorie - incapaci ormai d’interrogarci. Atteggiamento devastante.

La devozione poi che cura solo i dettagli o le grandi visioni del mondo e tira diritto, combatte i rovesci dell’esistere e non ne coglie gli appelli, la ricchezza per noi.

Anche nel tempo dell’emergenza, le fughe in avanti, il malessere dell’assuefazione o dell’errore piccino, stanno arrestando anche i festival spirituali più esuberanti nel punto in cui erano.

Ossia nelle tombe in cui ci siamo volentieri lasciati seppellire, e lo si nota in modo drammatico.

L’unione a Cristo che pulsa nell’anima, e sogna - intimo Fratello di ognuno e sfolgorante misura di ben altre cose - vuol spalancarci la Visione.

Una Visione di cieli e terra alternativi. Un’ottica oggi spesso rapita da vane attese di ripristino al “come eravamo”.

Lo leggiamo anche nel nostro cuore in rivolta, che vuole ridestarci dai loculi e dalla dittatura dei pensieri già confezionati.

Il Sé nascosto ha sete di comprendere l’appello del sommario, dei “difetti”, il richiamo della bifrontalità delle situazioni.

Duplicità purtroppo poco coltivate nelle realtà ingessate o unilaterali, quelle senza prodigio, e che ormai non vogliamo.

 

Le “simmetrie” che tanto sembravano rassicuranti non fanno crescere virtù, dentro le debolezze.

Ecco allora raggiungerci il pungolo dei fastidi, persino epocali: l’idea di perfezione non ci farebbe altrettanto spostare lo sguardo, per fare esodo, crescere, fiorire.

Il “Giudizio” attivo in Cristo trasmette invece la capacità di cogliere uno scenario che non sapevamo, e di capovolgere tutta una impostazione d’esistenza vintage avvezza.

Anche reagendo d’improvviso (v.31).

Insomma, Gesù sta richiamando i suoi a non camminare per aria:

Molte conquiste devote saranno in conto perdita. Tanti rischi d’amore, sia negli eventi ordinari che straordinari, saranno calcolati a “guadagno”.

In tal guisa saremo pronti a ricevere il Dio-Insieme.

Ciò sia nei rapporti con gli uomini, che nei segni del tempo e negli eventi personali.

Non ci faremo prendere alla sprovvista dal pensiero solo retrospettivo - o frutto di attaccamenti opposti - che si accontenta di praticucce esterne, ma non vigila.

L’avvento del «Figlio dell'uomo» (vv.26.30) mette in discussione. E il suo Giudizio sovrasta i distratti, i contratti dall’abitudine; senza più capacità di lettura profonda e intuizione.

Il Signore viceversa coglie il nucleo dell’esistenza.

La sua teologia d’Incarnazione vuole creare alleanza tra le nostre variegate potenze primordiali [tutte in sé genuine].

Saremo dunque riconosciuti diversi [viventi o meno]… non nei manierismi o luoghi spiccioli della “morale” (vv.31.34).

Neppure nella faticosa elaborazione (epidermica) delle virtù ammesse: «Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33).

Tutto ciò, bensì, nella profondità della percezione.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Ti fai imbeccare da altri o stai edificando te stesso e il tuo modo di comprendere?

Ti senti sicuro per aver assunto sogni, virtù, speranze, successi comuni e altrui? Ovvero per averli vissuti e riconosciuti - come una vera storia d’amore - in prima persona?

Quale differenza profonda rechi con te nel tempo degli attaccamenti e degli sconvolgimenti?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

It is a question of leaving behind the comfortable but misleading ways of the idols of this world: success at all costs; power to the detriment of the weak; the desire for wealth; pleasure at any price. And instead, preparing the way of the Lord: this does not take away our freedom (Pope Francis)
Si tratta di lasciare le strade, comode ma fuorvianti, degli idoli di questo mondo: il successo a tutti i costi, il potere a scapito dei più deboli, la sete di ricchezze, il piacere a qualsiasi prezzo. E di aprire invece la strada al Signore che viene: Egli non toglie la nostra libertà (Papa Francesco)
Inside each woman and man resides a volcano of potential energies which are not to be smothered and aligned. The Lord doesn’t level the character; he doesn’t wear out the creatures. He doesn't make them desolate. The Kingdom is Near: it reinstates the imbalances. It does not mortify them, it convert them and enhances them
Dentro ciascuna donna e uomo risiede un vulcano di energie potenziali che non devono essere soffocate e allineate. Il Signore non livella il carattere; non sfianca le creature. Non le rende desolate. Il Regno è Vicino: reintegra gli squilibri. Non li mortifica, li tramuta e valorizza
The Person of Christ opens up another panorama to the perception of the two short-sighted (because ambitious) disciples. But sometimes it is necessary to take a leap in the dark, to contact one's vocational Seed; heal the gaze of the soul, recognize himself, flourish; make true Communion
La Persona di Cristo spalanca alla percezione dei due discepoli miopi (perché ambiziosi) un altro panorama. Ma talora bisogna fare un salto nel buio, per contattare il proprio Seme vocazionale; guarire lo sguardo dell’anima, riconoscersi, fiorire; fare vera Comunione
«Too pure water has no fish». Accepting ourselves will complete us: it will make us recover the co-present, opposite and shadowed sides. It’s the leap of profound Faith. And seems incredible, but the Rock on which we build the way of being believers is Freedom
«L’acqua troppo pura non ha pesci». Accettarsi ci completerà: farà recuperare i lati compresenti, opposti e in ombra. È il balzo della Fede profonda. Sembra incredibile, ma la Roccia sulla quale edifichiamo il modo di essere credenti è la Libertà
Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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