Fine di un ordine sacro: inzeppati - o liberi
(Lc 14,1-6)
La Bibbia presenta sovente la Salvezza sotto l’immagine di un convito al quale Dio stesso partecipa a fianco dell’uomo.
Qui si allude in modo specifico all’assemblea dei convocati a spezzare il Pane [«per mangiare pane»: v.1 testo greco] - scena ancora dominata da tradizionalisti o conformisti giudaizzanti.
In apparenza, la superficie è tranquilla. Motivo in più perché il Signore (dispettosissimo) getti il sassolino, a rimodularne i lati soporiferi.
Dov’Egli si fa presente sul serio - financo nei luoghi deputati al sereno svolgimento dei Sacramenti, nulla resta come prima.
La sua schiettezza sbalordisce ancora, e sconcerta ogni quietismo.
Strano che un idropico possa essere entrato in casa di un fariseo - ma significativo, nel senso del richiamo evangelico.
Nella dimora del dirigente [all’antica, o alla moda “approvata” che sia], l’umanità ospite è inzeppata di tritumi vagamente spirituali - non della Fede luminosa e vivente.
Lì ci si muove a fatica.
Nell’assemblea (guarda caso) qualcuno non si tiene in piedi; è zeppo dentro... di cose da eliminare prima possibile - o non ce la farà.
Ma è solo la domanda di Gesù che fa subito pulizia degli inutili eccessi inoculati goccia a goccia dalle false guide, nei malcapitati.
Dentro il pozzo del v.5 è come se fosse caduto non un asino o un bue, ma un fratello o un figlio, e noi stessi.
Insomma: le scuse del legalismo religioso [antico o à la page] e delle buone maniere neppure sfiorano il Padre.
I leaders presenti non sanno che parola proferire: in realtà, non hanno nulla da dire (a chiunque).
Neanche concepiscono vagamente la Volontà di Dio come Amore che interviene prontamente, che si coinvolge per le nostre vulnerabilità o eccentricità.
Direbbe di loro Papa Francesco, nella sua terza enciclica: «abituati a girare lo sguardo, passare accanto, ignorare le situazioni» (Fratelli Tutti, n.64).
Invece il Figlio - e chiunque lo renda Presente - afferra per mano l'umanità malferma, nella sua Unicità. E ne guarisce il limite.
Ma Egli si attiva non per appiccicarsela dietro [come avrebbero fatto i direttori del tempo] bensì per renderla più leggera, in grado di respirare e non solo di comprimersi.
Umanità liberata, finalmente autonoma - capace di tracciare un cammino sulle proprie gambe; anche se poi risultasse “distante”.
Una pennellata spietata, questa di Lc, che rimarca la differenza tra “insegnamento” vuoto - sebbene in forma religiosa - e ‘azione di Fede’ legata alla vita concreta (v.3).
Nella scelta fra bene reale della persona e nomea del gruppo [la cricca dominante] Gesù non ha dubbio alcuno.
Invece, per i grandi devoti e direttori, il dare a credere, o il prestigio dell’istituzione, e la “consuetudine” della dottrina, nonché le grandi idee sofisticate... sono tutta la vita.
Il Maestro ancora oggi non tace, e ridicolizza l’incoerenza personale di alcuni maestri di teologia che fatte salve le apparenze, nel privato si sentono esentati da tutto.
E infatti, proprio agli “esperti” talora manca «il gusto di riconoscere l’altro [...] di essere se stesso e di essere diverso» (FT, 217-218).
Teologia sì ma dell’Incarnazione. Il sale della vita non sono le permanenze: meglio eliminare i pesi inutili.
Nelle nostre assemblee ci sono dei credenti ingenui e praticanti, ma poco consapevoli, piuttosto sprovveduti e malguidati.
Potremmo dire: fedeli considerati bicchieri da riempire, devoti destinati al signorsì e non esprimere se stessi: valutati senza personalità spirituale di rilievo.
Essi non sono accolti come Dono, piuttosto trascurati; ammantati di pensieri, pratiche e obiettivi altrui.
Per alcuni responsabili di comunità… fanno solo numero.
Proviamo a parafrasare Giovanni Paolo II (Dives in Misericordia nn.12-13) ma in riferimento, appunto, alla figura dell’idropico.
Ci sono anime - di ogni denominazione cristiana - che temono di restare vittime di oppressione, e si celano.
Sono prive di libertà interiore, della possibilità di esternare il loro carattere vocazionale, di esprimere ciò di cui sono convinti.
Non si sentono di farsi guidare dalla voce della coscienza, che pure intimamente indica la retta via da seguire.
Per timore di ritorsioni o beffe, ovvero mancata consapevolezza, preferiscono un soggiornamento pacifico, in tutti gli ambiti di vita.
Esprimersi in modo spontaneo, naturale e sano potrebbe risultare scomodo - poco in sintonia col programma di domesticazione locale.
Così, mentre i manipolatori tendono a servirsene senza scrupolo, i semplici continuano a collocarsi in posizione subalterna.
Neppure lontanamente immaginano o sono educati a considerarsi depositari di una Perla preziosa irripetibile per l’opera di Salvezza.
Subiscono quotidianamente una sorta di tortura che li ingorga di idee esterne, di osservanze che non corrispondono all’anima e al loro diritto a verità e libertà.
Insomma, come illustra la pericope evangelica, la Chiesa assume il rischio educativo e fa trapelare il senso del ‘Cristo in azione’ solo quando accosta le persone malferme alle fonti della coscienza e della “carne” personale.
Insomma, anche l’originalità o il dolore arrivano a noi per generare occhi giusti; per insegnarci a vivere. Per ricordare che siamo chiamati a nascere ancora, ben oltre l’idea di ‘perfezione’.
In tal guisa, non possiamo contare solo sul contesto, sull’approvazione esterna; realtà spesso prive di passione umanizzante.
C’è un ‘fuoco’ che vive dentro di noi, una Chiamata per Nome che sa smaltire le zavorre inutili, altrui. Esse ci calpestano e inquinano; dunque vanno poste sullo sfondo e sorvolate.
Il nostro viaggio nello Spirito - anche nel luogo di culto ufficiale - è un itinerario inedito, verso la realizzazione personale.
Non possiamo allontanarci dalla Meta che ci appartiene.
In tal guisa, ogni dolore durerà poco, e sarà d’insegnamento: lì stiamo semplicemente partorendo l’essenzialità che ci abita.
Il passaggio dal senso religioso alla vita di Fede reca con sé il balzo pasquale della Libertà.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Come descriveresti il tuo passaggio dalla religiosità alla Fede?
Ti sei depurato dagli orpelli inculcati, che affaticavano la tua personalità essenziale?
Ti sei liberato dei pensieri sofisticatissimi che sorvolano la “carne”?
Hai fatto il balzo pasquale della libertà?
 
										 
										 
				 
		  	 
    






