Apr 11, 2025 Scritto da 

Viaggio verso di sé, Pasqua d’ogni giorno

Preghiera-evento, per lo stupore

 

L’incontro con il Signore ha una sua essenziale radicalità. È proprio l’evento pasquale a rivelare e comunicare la novità assoluta della vicenda dei figli di Dio.

È la nascita di una vita nuova che consente di liberare gli eventi da ogni limite. Gesù li assume tutti.

Detta assolutezza è in grado di portare a fioritura ogni vicissitudine e condizione, trasformando tutti gli oranti in santuari di novità assoluta.

Una potenza che respinge il tormento della vulnerabilità, anzi trasforma la precarietà in risorsa (qualità di progresso etico).

Per un’esperienza di pienezza di essere non basta lo sforzo virtuoso e singolare dello strazio solitario e titanico di chi pur intende liberarsi coi suoi muscoli dalle infrazioni.

La religiosità non ci costituisce.

L’autentica Potenza è solo accolta - nello Spirito, che fa risorgere la vita dalle polveri e dall’offuscamento.

Illusorio eliminare ogni limite personale e condizionamento: saremmo fuori della verità dell’Evento Pasqua.

Dono, non apparenza d’ipocrisia impossibile, fuori scala.

 

Tale la dimensione del “Diverso” pasquale fra religiosità e Fede,

S’inizia ad accogliere sul serio il Progetto divino e Dio stesso anche negli altri, proprio quando cominciamo ad avere pazienza con le nostre vicende equivoche, mediocri di tanta insufficienza.

Ad es. evitando accelerazioni, o riconoscendo la fecondità dei propri confini - comprese le pigrizie da redimere, o qualsiasi genere di scuse accampate per non smuoversi; ma a tempo opportuno.

Quello dell’Amore è un Cammino.

In tal guisa, dopo il variegato percorso, come nei Vangeli del mattino e del giorno di Pasqua, iniziamo a scorgere Vita anche fra segni di morte! 

E lo sguardo fissato sulla tomba si volge al Risorto, Vivente che ci ravviva di altri processi, inattesi.

Accettare se stessi e la propria storia è una tappa fondamentale dell’itinerario credente: nuova Alleanza.

Artificioso è avere comprensione dei fratelli se si è severi e non ci si tollera - neppure nei modi.

In ottica di Fede, proprio le nostre stramberie [e le più strampalate] sono interessanti vicende da comprendere. Anche quelle che ci hanno mandato in crisi e svergognato.

Nell’intimo parlano della nostra essenza e aprono orizzonti missionari, culturali, affettivi, inconsueti, da stupore.

 

I traguardi raggiunti possono volatilizzare, i successi dintorno sono spesso effimeri. Ciò che non passa è il rapporto profondo con il proprio ‘io’. 

Saper stare con se stessi significa stimarsi senza calcolo, quindi non tormentarsi - e di rimando non assillare i malcapitati attorno.

Nello sconforto per l’Amore tradito… forse l’aspetto più rilevante dell’uomo devoto che cerca la Perfezione è paradossalmente quello verso il proprio .

La soluzione gliela porge il credente nella Fede, affettivamente integrato perché nella Preghiera profonda ha capito che una vita da salvati non è identificabile con la fortuna, l’aspetto, le prestazioni.

È realtà assai più sorgiva e incondizionata.

Ed è fioritura che si presenta, ora, stupefacente; non richiede una lotta contro se stessi, per andare in scena.

Anzi, si sposa con la consapevolezza crescente che è bene iniziare ad avere cura proprio delle «ombre».

Zone grigie magari accentuate dal senso di colpa - inculcato e sottolineato dalle nostre inevitabili negligenze ai ruoli, ai manierismi, alla “regola”.

Attenzione al filtro delle aspettative esterne: soprattutto quelle considerate spirituali rischiano di essere illusorie.

E nella pastorale del consenso [io ti dò quello che tu vuoi] totalmente conformiste.

 

I veleni delle critiche o autocritiche vanno spazzati via, ma non con lacerazione.

È opportuno intraprendere il sapiente cammino che amplifichi l’orizzonte e metta le attese dei nostri occhiali immaginari prima sullo sfondo, poi alle spalle.

Lasciati scorrere, poi forse avranno un ruolo.

Non bisogna farsi incartare su considerazioni frammentarie o mète schematiche. Così scontentando l’anima personale col paragone di ciò che si ha in mente, rendendo protagonista l’insufficienza ai modelli!

Basta un poco di esperienza per fare memoria di quante sicurezze di cui eravamo un tempo convinti, sono svanite, evaporate d’improvviso.

E malgrado ciò, restiamo magari ancora esteriormente pieni di certezze e finte perizie; talora con le persone sembriamo come un fiume in piena, su questo.

Allora non siamo più noi stessi in campo con le nostre attitudini, ma il nostro personaggio ufficiale, o il sogno altrui.

E non vediamo bene proprio ciò di cui effettivamente abbiamo bisogno, che la vita reale porge spontaneamente - più forte di noi.

Nell’intimo cogliamo la Presenza come d’un ‘sapere innato’, una Sapienza originaria che è traccia della firma di Dio nella nostra anima - che ogni tanto sbotta.

Presenza che non vuol farsi sommergere da idee indotte; quelle che fanno naufragare il carattere personale e il suo destino.

Questo Amico invisibile ci suggerisce, e guida assai meglio di una falsariga indefettibile.

Perché conduce la partita vera in sinergia con la nostra inclinazione e Chiamata profonda, che è traccia della Creazione.

Se non ascoltiamo la Voce di questo navigatore che sa dove andare è perché ci siamo lasciati identificare con mansioni, vesti, uffici, cariche, posizioni, livelli, titoli, stili, ideologie o modelli mentali che portano via dall’Essenza - così come dal tipo di cambiamento che ci appartiene.

Ma sebbene pieni di progetti e sogni nel cassetto, l'anima sceglie per noi.

Ogni tanto le Radici spaccano l’asfalto e vengono su inaspettatamente. 

Si palesano come quelle dei pini; sono ramificate presenze orizzontali, appena sotto lo strato di terra che le copre.

 

Per arricchire l’Amore pasquale, il grande lavoro non è quello di sembrare a tutti i costi “migliori”, bensì di avere cura di quanto emerge come straniamento dallo standard delle “disposizioni” identificate.

E su di esso rinascere. Anche d’improvviso; non è frutto di propositi, intenzioni e prestazione!

Rigenerarsi... è quando scatta qualcosa di non ordinario: anche un bel No alle gabbie (entro le quali idoli e fissazioni rimbalzano).

Quindi ci si potrebbe anche concedere ogni tanto una mente duale o addirittura distratta, onde superare il modello di perfezione assodato.

Distacco non conforme, né configurato; collocandosi in condizione di accogliere il regalo della realtà.

E concedersi il diritto di vagare, o d’inseguire la propria Immagine-Visione dove si annida una Chiamata.

Tintinnio di vocazione eccentrica, apparentemente assurda - e che non sa stare al mondo.

 

È importante tollerarsi - non è un lusso - per non avere una vita sempre uguale, anzi riconoscendo di possedere capacità sottostanti.

Lasciarsi salvare senza pretendere di redimersi col proprio genio e muscoli significa accogliere quanto accade.

E lasciare che sia la vita, l’istinto personale nello Spirito, a condurci; con una percezione più consapevole, con uno sguardo nel ‘presente’.

Amare Dio è imparare a corrispondersi nell’intimo, a ciò che dentro di noi arriva, anche nel sommario - perfino come fastidio.

È un degno Ospite energetico, sebbene difforme: per una Annunciazione. Pasqua quotidiana. 

Segno che la nostra anima non vuole porre in oblio le sue risorse celate.

Non dimentichiamo: allorché la nostra natura profonda si è sentita insoddisfatta [o addirittura ci ha voluto ridicolizzare] è perché intendeva esprimere dei saperi reconditi forti.

Modi di essere o qualcosa che alla nostra “identità” non quadra - e francamente (spontaneamente) non va bene.

Spesso il fallimento materiale è dietro l’angolo proprio perché siamo già identificati nel “personaggio” e ci distraiamo dagli accadimenti, trascurandone la portata.

Sentiamo però che una situazione prefissata allontana da noi stessi,

La «maniera» anche glamour spegne la vampa e il brio del Fuoco sacro, inestinguibile, che arde in cuore.

Nessuno può farlo impallidire. Neppure una ponderata scelta di accomodamento, entro la quale ci siamo costretti e seduti.

 

In fondo sappiamo che la felicità non è il passato o la moda, né può essere posticipata.

Tantomeno ridotta alla stregua d’un viaggio su un mezzo in salita a tappe prefissate, che termina al previsto capolinea - il quale poi si rivela anonimo e ancora incerto, persino desertico.

Le cose che non piacciono e fanno provare fastidio all’anima recano una grande saggezza all’Amore e alla Vita.

Non sono un problema, bensì segnali che se presi sul serio portano con sé la soluzione delle grandi e vere incognite, delle lacerazioni rilevanti dell’esistere personale, della relazione con sorelle e fratelli, del mondo che ci circonda.

 

Come interiorizzare in modo saggio le nostre emozioni e gli eventi?

Se qualche volta ci siamo giudicati e continuiamo a riattualizzare l’episodio con senso d’indegnità, la vicenda si trascina e devasta. E quando ci si sente in colpa o compressi non si può amare.

Riempire di pesi, lamenti, aspettative indotte o calcolate, la luminosità riposta della Coscienza, diventa un veleno che non solo non rende onore al Signore che vuole germogliare e incarnarsi ancora, dentro. Svigorisce e appesta l’esistenza di tutti i cuori a nostro fianco.

Ne smorzeremmo anche il sistema mentale, insieme al nostro. E tutti i risvolti e le attività che rinneghiamo si trasformeranno in zavorre: paure che bloccano i nuovi percorsi, ogni reale sintonia con Dio e il prossimo.

Per una sana crescita nella generosità e nell’attitudine pasquale, bisogna liberare e integrare la potenza stagnante; sperduta nei circoli viziosi dell’insoddisfazione di ciò che “vogliamo”. Comunque, stupendo delle Sorprese sulle intenzioni.

Oscar Wilde affermava: «quando gli Dei vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere».

Pasqua significa: niente rimorsi! Smettere di tormentarsi dicendosi che siamo sbagliati.

Allora coltiviamo le passioni, inseguiamo l’Icona che ci caratterizza, facciamo volare il Richiamo senza progetto di sé.

E lo vediamo Presente - sognando, ma ad occhi aperti.

Non è l’obbiettivo che ci dona la gioia dell’esperienza di pienezza di essere.

 

Non spacciamo l’identità che non ci appartiene, o un’affettività di contrabbando, con quanto suggerisce Gesù.

Egli viene non a imputarci d’inesorabile fallimento perfino nei dettagli - come nelle religioni arcaiche - ma a farci crescere e valorizzare in tutto.

La scelta discriminante è tra una illusione di vittoria sulla morte, che poi disgrega, o la Pasqua smagliante nella Fede, che recupera l’essere e ci costituisce.

Ritrovandoci, raggiungendo noi stessi puntualmente.

Dalla debolezza alla vita completa, eliminando i propositi artificiosi.

E allorché ci cogliessimo scrutati dagli uomini - forse da noi stessi - conosceremo di essere redenti da dentro.

Contemplati da Dio, nella realtà che scorge Vita anche dietro lati oscuri, e fra segni di morte.

 

Forse non pochi restano ancora sorpresi dalla «tomba vuota»: ossia un Gesù Risorto solo ‘personale’, vissuto nell’amore, nel gratis normale, nel dono di sé che vince la morte. Ma senza ‘mausoleo’ alcuno.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

From ancient times the liturgy of Easter day has begun with the words: Resurrexi et adhuc tecum sum – I arose, and am still with you; you have set your hand upon me. The liturgy sees these as the first words spoken by the Son to the Father after his resurrection, after his return from the night of death into the world of the living. The hand of the Father upheld him even on that night, and thus he could rise again (Pope Benedict)
Dai tempi più antichi la liturgia del giorno di Pasqua comincia con le parole: Resurrexi et adhuc tecum sum – sono risorto e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano. La liturgia vi vede la prima parola del Figlio rivolta al Padre dopo la risurrezione, dopo il ritorno dalla notte della morte nel mondo dei viventi. La mano del Padre lo ha sorretto anche in questa notte, e così Egli ha potuto rialzarsi, risorgere (Papa Benedetto)
The Church keeps watch. And the world keeps watch. The hour of Christ's victory over death is the greatest hour in history (John Paul II)
Veglia la Chiesa. E veglia il mondo. L’ora della vittoria di Cristo sulla morte è l’ora più grande della storia (Giovanni Paolo II)
Before the Cross of Jesus, we apprehend in a way that we can almost touch with our hands how much we are eternally loved; before the Cross we feel that we are “children” and not “things” or “objects” [Pope Francis, via Crucis at the Colosseum 2014]
Di fronte alla Croce di Gesù, vediamo quasi fino a toccare con le mani quanto siamo amati eternamente; di fronte alla Croce ci sentiamo “figli” e non “cose” o “oggetti” [Papa Francesco, via Crucis al Colosseo 2014]
The devotional and external purifications purify man ritually but leave him as he is replaced by a new bathing (Pope Benedict)
Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l’uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com’è, subentra il bagno nuovo (Papa Benedetto)
If, on the one hand, the liturgy of these days makes us offer a hymn of thanksgiving to the Lord, conqueror of death, at the same time it asks us to eliminate from our lives all that prevents us from conforming ourselves to him (John Paul II)
La liturgia di questi giorni, se da un lato ci fa elevare al Signore, vincitore della morte, un inno di ringraziamento, ci chiede, al tempo stesso, di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ci impedisce di conformarci a lui (Giovanni Paolo II)
The school of faith is not a triumphal march but a journey marked daily by suffering and love, trials and faithfulness. Peter, who promised absolute fidelity, knew the bitterness and humiliation of denial:  the arrogant man learns the costly lesson of humility (Pope Benedict)
La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno. Pietro che aveva promesso fedeltà assoluta, conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento: lo spavaldo apprende a sue spese l’umiltà (Papa Benedetto)
We are here touching the heart of the problem. In Holy Scripture and according to the evangelical categories, "alms" means in the first place an interior gift. It means the attitude of opening "to the other" (John Paul II)
Qui tocchiamo il nucleo centrale del problema. Nella Sacra Scrittura e secondo le categorie evangeliche, “elemosina” significa anzitutto dono interiore. Significa l’atteggiamento di apertura “verso l’altro” (Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


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