Lug 4, 2025 Scritto da 

Persecuzioni e inapparenza: dal proprio Centro alle terrazze

Il Mistero dell’Unicità: l’Unicità importante non ci lascia “riprendere”: però fa Rinascere.

(Mt 10,24-33)

 

La proposta del Cristo sovverte il quietismo e il senso della vita personale e sociale, pertanto i suoi amici si trovano contromano.

Il discepolo della Verità è esposto agli attacchi.

Non c’è un orientamento prefissato. Ma negli stati di disagio, nella sconfitta, nell’umiliazione, agisce un mondo energetico plasmabile che fa affiorare capacità innate; attiva la persona a volare con proprie ali.

È uno spunto d’origine, che ovunque andiamo non ci si scrolla di dosso. Perché qui siamo noi stessi; nel centro della nostra Missione, non omologabile sotto convenzioni e accomodamenti.

In tal guisa, l’appartenere alla Chiesa non è rifugio sicuro e riparo d’ogni tempesta.

I fedeli non devono sbalordire delle prove, sofferenze, isolamento, ricatti - mezzucci di chi usa il potere [o la stessa religiosità affermata] per tornaconto e come un’arma.

Il timore di venire emarginati non può spingerci a nascondere la verità, che per noi è un fattore di riconoscimento: smarrirne il connubio e trascurare di essere una cosa sola con essa sarebbe peggio delle torture.

A dirla tutta, ciò che ci fa codardi, infedeli, diplomatici e deboli - quindi inutili e irrilevanti - è spesso molto molto meno di un pericolo per la vita, per i beni, o per le nostre più piccine libertà.

 

Gli scopi troppo prossimi non uniscono l’uomo e il mondo a Dio. Non confermano la giustezza e conformità del grande Fine e Sorgente: continua Presenza che accompagna la nostra attività particolare.

Molti sono i «capelli che cadono», ma ciascuno di essi ha una fisionomia originale: “è” in modo speciale, ha un suo posto e un suo senso.

La Chiamata personale resta costitutiva dell’essenza irripetibile che spalanca all’impegno dell’Unicità.

Apre al compito della ‘rinascita’: nel tempo della crisi globale, non della “ripresa come prima” - ma dello stupore eccezionale nella nuova genesi di ciascuno, e della terra.

È carattere inedito, persino con noi stessi. Cifra della grammatica del nostro linguaggio quotidiano, dell’interagire nel mondo.

E nell’anima, dell’ascolto di Dio che si rivela innescando energie vitali [complete perché discordi]. Coi suoi impensati processi di guarigione, senza formula alcuna.

La Vocazione genuina - irripetibile sino in fondo, costi quel che costi - è l’unico sentiero da percorrere per leggere e incontrare il ‘genio del tempo’ prima dei problemi.

L’Atipicità personale fecondata dal Mistero è una sorta d’impulso che trasforma le crisi in opportunità.

Volontà-fattore di riconoscimento che ci accompagna e orienta in essi; con l’aiuto della semplicità, per una nuova fioritura.

Qui, anche in situazioni apparentemente irrilevanti o decisamente critiche, possiamo percepire l’energia delle risorse interiori - lasciate libere di agire e nutrire tutte le situazioni contrapposte.

 

Percorrendo le vie dell’inusitato, diventeremo flessibili; cavalcheremo le onde del cambiamento inatteso.

Ma proprio lì saremo totalmente noi stessi: intenzione cosmica e divina, smisuratamente importanti.

 

L’enciclica Fratelli Tutti si scaglia contro «un modello di globalizzazione che mira consapevolmente a un’uniformità unidimensionale e cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità. Se una globalizzazione pretende di rendere tutti uguali, come se fosse una sfera, questa globalizzazione distrugge la peculiarità di ciascuna persona e di ciascun popolo. Questo falso sogno universalistico finisce per privare il mondo della varietà dei suoi colori, della sua bellezza e in definitiva della sua umanità. Perché il futuro non è monocromatico, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!» (n.100)

È bene gioire delle dissomiglianze che ci abitano, della varietà di apporti e punti di vista che ciascuno può comunicare - importante: anche nello sguardo sulle difficoltà e modi di risolverle.

L’uomo maturo, integrale, nella diversificazione e nel vario sapere, nella difformità degli approcci e dei processi, nella poliedricità dei canali di espressione, è più completo.

Oggi persino in una cultura fortemente segnata dall’afflato antropologico comunitario come ad es. quella africana, ci si rende conto perfettamente del valore di ciò ch’è personale e inedito - anche in favore dei legami:

«Un giorno verrà in cui anche tu dovrai condividere la tua conoscenza delle cose e degli uomini. Testimone singolare di un evento unico rivelato a te solo, in una lingua ancora inedita. E dirai ai tuoi fratelli l’indicibile saggezza del tuo cuore» [Irénée Guilane Dioh].

Una tradizione orale, similmente africana - cerimoniale e personalistica - recita infatti:

«L’iniziazione esteriore è l’apertura degli occhi, tutto l’insegnamento che viene dato nel corso delle cerimonie tradizionali o dei periodi di ritiro che seguono. Ma tale insegnamento lo si dovrà poi vivere, assimilare, far fruttare, aggiungendovi le proprie osservazioni personali, la propria comprensione, la propria esperienza».

 

Anche la scena degli esempi spontanei che Gesù trae dalla natura è un eco della vita conciliante sognata per noi dal Padre.

Essa introduce alla Felicità che fa consapevoli di esistere, in tutta la personale realtà.

Il passo di Vangelo mostra infatti il valore delle cose genuine, silenti, poco eclatanti, le quali però ci abitano - non sono “ombre”. E le percepiamo senza sforzo né impegno cerebrale.

Nel tempo delle scelte epocali, dell’emergenza che sembra metterci in scacco - ma vuole farci meno artificiali - tale consapevolezza può rovesciare il nostro giudizio di sostanza, sul ‘piccolo’ e ‘il grande’.

Infatti, per l’avventura d’amore non c’è contabilità.

“Cielo” che vince la morte è in Dio e nella realtà il “posto” per ciascuno di noi senza lacerazioni.

L’aldilà non è impreciso.

Non bisogna snaturarsi per avere consenso… tantomeno per un firmamento costellato.

Il destino dell’Unicità eccezionale non va in rovina: è prezioso e caro, come lo è in natura ogni singolarità.

Bisogna scorgerne la Bellezza, futura e già attuale.

Emarginato il tornaconto immediato, o qualsiasi garanzia sociale che non riguarda il valore della piccolezza - non ci sarà più bisogno di identificarsi con gli scheletri del pensiero e delle maniere assodati [o alla moda].

Neppure conterà collocarsi sopra e davanti: piuttosto, sullo sfondo; già ricchi e perfetti, nel senso intimo della pienezza di essere.

Così non dovremo calpestarci a vicenda (cf. Lc 12,1)... anche per incontrare Gesù.

In breve:

«Siamo assolutamente perduti se ci viene a mancare questa particolare individualità, l’unica cosa che possiamo dire veramente nostra - e la cui perdita costituisce anche una perdita per il mondo intero. Essa è preziosissima anche perché non è universale» [Rabindranath Tagore].

Infatti, persino in un rapporto d’amore profondo e coesistenza «c’è bisogno di liberarsi dall’obbligo di essere uguali» (Amoris Laetitia, n.139).

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Ti è capitata una persecuzione che - mentre avresti preferito altri obbiettivi prossimi - ha fatto affiorare proprio l'originalità della tua fisionomia vocazionale?

 

 

Non siamo “massa”, “moltitudine”, per Gesù! Siamo “persone” singole con un valore eterno, sia come creature sia come persone redente! lui ci conosce! lui mi conosce, e mi ama e ha dato se stesso per me! (Gal 2,20) [Giovanni Paolo II]

 

Unicità

11. «Ognuno per la sua via», dice il Concilio. Dunque, non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili. Ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci, ma non perché cerchiamo di copiarle, in quanto ciò potrebbe perfino allontanarci dalla via unica e specifica che il Signore ha in serbo per noi. Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza. Di fatto, quando il grande mistico san Giovanni della Croce scriveva il suo Cantico spirituale, preferiva evitare regole fisse per tutti e spiegava che i suoi versi erano scritti perché ciascuno se ne giovasse «a modo suo». Perché la vita divina si comunica ad alcuni in un modo e ad altri in un altro.

[Gaudete et Exsultate]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Lord Jesus presented himself to the world as a servant, completely stripping himself and lowering himself to give on the Cross the most eloquent lesson of humility and love (Pope Benedict)
Il Signore Gesù si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore (Papa Benedetto)
More than 600 precepts are mentioned in the Law of Moses. How should the great commandment be distinguished among these? (Pope Francis)
Nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti. Come distinguere, tra tutti questi, il grande comandamento? (Papa Francesco)
The invitation has three characteristics: freely offered, breadth and universality. Many people were invited, but something surprising happened: none of the intended guests came to take part in the feast, saying they had other things to do; indeed, some were even indifferent, impertinent, even annoyed (Pope Francis)
L’invito ha tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio (Papa Francesco)
Those who are considered the "last", if they accept, become the "first", whereas the "first" can risk becoming the "last" (Pope Benedict)
Proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi" (Papa Benedetto)
St Clement of Alexandria commented: “Let [the parable] teach the prosperous that they are not to neglect their own salvation, as if they had been already foredoomed, nor, on the other hand, to cast wealth into the sea, or condemn it as a traitor and an enemy to life, but learn in what way and how to use wealth and obtain life” (Who is the Rich Man That Shall Be Saved, 27, 1-2) [Pope Benedict]
Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2) [Papa Benedetto]
The dialogue of Jesus with the rich young man, related in the nineteenth chapter of Saint Matthew's Gospel, can serve as a useful guide for listening once more in a lively and direct way to his moral teaching [Veritatis Splendor n.6]
Il dialogo di Gesù con il giovane ricco, riferito nel capitolo 19 del Vangelo di san Matteo, può costituire un'utile traccia per riascoltare in modo vivo e incisivo il suo insegnamento morale [Veritatis Splendor n.6]
The Gospel for this Sunday (Lk 12:49-53) is part of Jesus’ teachings to the disciples during his journey to Jerusalem, where death on the cross awaits him. To explain the purpose of his mission, he takes three images: fire, baptism and division [Pope Francis]
Il Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53) fa parte degli insegnamenti di Gesù rivolti ai discepoli lungo la sua salita verso Gerusalemme, dove l’attende la morte in croce. Per indicare lo scopo della sua missione, Egli si serve di tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione [Papa Francesco]
«And they were certainly inspired by God those who, in ancient times, called Porziuncola the place that fell to those who absolutely did not want to own anything on this earth» (FF 604)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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