Set 27, 2025 Scritto da 

Testimonianza della Fede, in virtù del Paraclito. Sensus Fidei

2. Il testo conciliare, presentando la Chiesa come “comunità profetica”, mette questo carattere in relazione alla funzione di “testimonianza” per la quale è stata voluta e fondata da Gesù. Dice infatti il Concilio che la Chiesa “diffonde la viva testimonianza di Cristo”. È evidente il riferimento alle parole di Cristo che si trovano nel Nuovo Testamento. Anzitutto a quelle rivolte dal Signore risorto agli Apostoli, e riportate dagli Atti: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni” (At 1, 8). Con queste parole Gesù Cristo sottolinea che l’attuazione della funzione di testimonianza, che è il compito particolare degli Apostoli, dipende dall’invio dello Spirito Santo da lui promesso, e che è avvenuto nel giorno di Pentecoste. In virtù del Paraclito, che è Spirito di verità, la testimonianza su Cristo crocifisso e risorto diventa impegno e compito anche degli altri discepoli, e in particolare delle donne, che insieme alla Madre di Cristo sono presenti nel Cenacolo di Gerusalemme, come componenti della primissima comunità ecclesiale. Le donne anzi sono già state privilegiate, perché per prime hanno portato l’annuncio e sono state testimoni della risurrezione di Cristo (cf. Mt 28, 1-10).

3. Quando Gesù dice agli Apostoli: “Mi sarete testimoni” (At 1, 8), parla della testimonianza della fede in un senso che trova in essi un’attuazione certo peculiare. Essi infatti sono stati testimoni oculari delle opere di Cristo, e hanno udito con le proprie orecchie le parole da Lui pronunciate, hanno raccolto direttamente da Lui le verità della divina rivelazione. A ciò che hanno visto e udito, essi per primi hanno risposto con la fede. Così Simon Pietro, quando a nome dei Dodici confessa che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). E un’altra volta, nei pressi di Cafarnao, quando alcuni cominciarono ad abbandonare Gesù dopo l’annuncio del mistero eucaristico, lo stesso Simon Pietro non esitò a dichiarare: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 68-69).

4. Questa particolare testimonianza di fede degli Apostoli era un “dono dall’alto” (cf. Gc 1, 17). Lo era non solo per gli stessi Apostoli, ma anche per coloro ai quali allora e in seguito avrebbero trasmesso la loro testimonianza. Gesù ha detto loro: “A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio” (Mc 4, 11). E a Pietro, in vista di un momento critico, dà l’assicurazione: “Io ho pregato per te che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Possiamo dunque dire, in base a queste significative pagine del Nuovo Testamento, che se la Chiesa, come Popolo di Dio, partecipa all’ufficio profetico di Cristo, diffondendo la viva testimonianza di Lui, come leggiamo nel Concilio (cf. LG 12), una tale testimonianza della fede della Chiesa trova il suo fondamento e sostegno nella testimonianza degli Apostoli. Questa testimonianza è primordiale e fondamentale per l’ufficio profetico di tutto il Popolo di Dio.

5. In un’altra Costituzione conciliare, la Dei Verbum, leggiamo che gli Apostoli, “nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni, trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalle labbra, dalla frequentazione e dalla opere di Cristo, sia ciò che anche avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo”. Ma anche altri, insieme con i Dodici, eseguirono il mandato di Cristo sulla testimonianza di fede al Vangelo: cioè “quegli Apostoli (come Paolo) e uomini della loro cerchia, i quali, per ispirazione dello Spirito Santo, misero in scritto l’annuncio della salvezza” (DV 7). “Ciò che fu trasmesso dagli Apostoli comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del Popolo di Dio e all’incremento della fede, e così la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (DV 8). Come si vede, secondo il Concilio vi è uno stretto rapporto tra la Chiesa, gli Apostoli, Gesù Cristo e lo Spirito Santo. È la linea di continuità tra il mistero cristologico e l’istituzione apostolica ed ecclesiale: mistero che include la presenza e l’azione continua dello Spirito Santo.

6. Proprio nella Costituzione sulla divina rivelazione, il Concilio formula la verità sulla Tradizione, mediante la quale la testimonianza apostolica perdura nella Chiesa come testimonianza della fede dell’intero Popolo di Dio. “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro (cf. Lc 2, 19. 51), sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. La Chiesa cioè, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio” (DV 8). Secondo il Concilio, dunque, questo tendere alla pienezza della verità divina, sotto la tutela dello Spirito di verità, si attualizza mediante la comprensione, l’esperienza (ossia l’intelligenza vivida delle cose spirituali) e l’insegnamento (cf. DV 10). Anche in questo campo, Maria è modello per la Chiesa, in quanto per prima “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19. 51).

7. Sotto l’influsso dello Spirito Santo, la comunità professa la sua fede e applica la verità di fede alla vita. Da una parte c’è lo sforzo di tutta la Chiesa per capire meglio la rivelazione, oggetto della fede: uno studio sistematico della Scrittura e una riflessione o meditazione continua sul significato profondo e sul valore della Parola di Dio. Dall’altra parte, la Chiesa dà testimonianza della fede con la propria vita, mostrando le conseguenze e applicazioni della dottrina rivelata e il valore superiore che ne risulta per il comportamento umano. Insegnando i precetti promulgati da Cristo, segue la via che Egli ha aperto e manifesta l’eccellenza del messaggio evangelico. Ogni cristiano deve “riconoscere Cristo davanti agli uomini” (cf. Mt 10, 32) in unione con tutta la Chiesa e avere tra i non credenti “una condotta irreprensibile” affinché giungano alla fede (cf. 1 Pt 2, 12).

8. Su queste vie, indicate dal Concilio, si sviluppa e si trasmette, con la testimonianza “comunitaria” della Chiesa, quel “senso della fede” mediante il quale il Popolo di Dio partecipa all’ufficio profetico di Cristo. “E invero, - leggiamo nella Lumen gentium - per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, il Popolo di Dio, sotto la guida del sacro magistero, al quale fedelmente conformandosi accoglie non la parola degli uomini, ma veramente la parola di Dio (cf. 1 Ts 2, 13), aderisce indefettibilmente alla fede una volta trasmessa ai santi (cf. Gd 3), con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più ampiamente l’applica nella vita” (LG 12). Il testo conciliare mette in rilievo il fatto che il “senso delle fede è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità”. Grazie a tale “senso”, in cui porta frutti “l’unzione” divina, “il Popolo di Dio, sotto la guida del sacro magistero . . . aderisce indefettibilmente alla fede” (LG 12). “L’universalità dei fedeli, che tengono l’unzione dello Spirito Santo (cf. 1 Gv 2, 20. 27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il soprannaturale senso della fede di tutto il popolo, quando - dai Vescovi fino agli ultimi fedeli laici - mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale” (LG 12).

Si noti come dal testo conciliare risulta bene che quel “consenso in cose di fede e di morale” non è il derivato di un referendum o di un plebiscito. Può essere inteso in modo giusto soltanto in quanto si conservino nella memoria le parole di Cristo: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25).

[Papa Giovanni Paolo II, Udienza Generale 13 maggio 1992]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]
Li consideriamo insieme, non solo perché nelle liste dei Dodici sono sempre riportati l'uno accanto all'altro (cfr Mt 10,4; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13), ma anche perché le notizie che li riguardano non sono molte, a parte il fatto che il Canone neotestamentario conserva una lettera attribuita a Giuda Taddeo [Papa Benedetto]
Bernard of Clairvaux coined the marvellous expression: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis - God cannot suffer, but he can suffer with (Spe Salvi, n.39)
Bernardo di Chiaravalle ha coniato la meravigliosa espressione: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis – Dio non può patire, ma può compatire (Spe Salvi, n.39)
Pride compromises every good deed, empties prayer, creates distance from God and from others. If God prefers humility it is not to dishearten us: rather, humility is the necessary condition to be raised (Pope Francis)
La superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati (Papa Francesco)
A “year” of grace: the period of Christ’s ministry, the time of the Church before his glorious return, an interval of our life (Pope Francis)

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