In questa ottava di Natale, il primo cristiano santificatosi con la persecuzione è il giovane Stefano.
La liturgia propone nel merito un brano di Matteo.
In esso Gesù invita ad essere coraggiosi testimoni, sapendo che, condotti dinanzi ai tribunali degli uomini, lo Spirito parlerà in ogni credente votato al Vangelo.
Francesco d’Assisi sperimentò nella sua vita, rinnovata da Cristo, il pungolo della persecuzione, estesa ai suoi frati in nome della Parola vissuta alla lettera.
Nelle Fonti leggiamo:
"Gente di alta e modesta condizione li dileggiava e malmenava, fino a togliere loro di dosso i miserabili indumenti.
I servi di Dio restavano nudi poiché, secondo l’ideale evangelico, non portavano che quel solo vestito, e inoltre non chiedevano la restituzione di ciò che loro veniva portato via […]
Certuni gettavano loro addosso il fango; altri mettevano dei dadi nelle loro mani, invitandoli a giocare; altri ancora, afferrandoli da dietro per il cappuccio, se li trascinavano sospesi sul dorso.
Queste e altre cattiverie del genere venivano loro inflitte, poiché erano ritenuti degli esseri così meschini, da poterli strapazzare a piacimento.
Insieme con la fame e la sete, con il freddo e la nudità, pativano tribolazioni e sofferenze di ogni sorta.
Ma tutto sopportavano con imperturbabile pazienza, secondo l’ammonizione di Francesco, senza lasciarsi abbattere dalla tristezza o ferire dal risentimento, senza rivolgere male parole a chi li affliggeva.
Al contrario, da perfetti uomini evangelici, messi nell’occasione di realizzare grandi guadagni spirituali, esultavano nel Signore, ritenendo una felicità l’essere esposti a tali prove e durezze; e, fedeli alla Parola del Vangelo, pregavano solleciti e ferventi per i loro persecutori" (FF 1444).
Francesco come Stefano considerava la persecuzione sorella della povertà e coronamento virtuoso di una vita dedita a Dio senza risparmio.
A riguardo di essa troviamo nelle Fonti, nella Leggenda di S. Chiara, come i parenti si precipitassero al monastero per riportare a casa Agnese, sorella di Chiara, intenta a seguirla in questo nuovo cammino di fede.
"«Sbrigati a tornare subito a casa con noi!».
Ma lei risponde di non volersi separare dalla sua sorella Chiara: allora le si scaglia addosso un cavaliere d’animo crudele e, senza risparmiare pugni e calci, tenta di trascinarla via per i capelli, mentre gli altri la spingono e la sollevano a braccia.
A ciò la giovinetta grida, mentre viene strappata dalla mano del Signore, come in preda a leoni:
«Aiutami, sorella carissima, e non permettere che io sia tolta a Cristo Signore!» " (FF 3205).
Ma la preghiera potente di Chiara e la sua determinazione ebbero la meglio sui prepotenti.
"Mentre quelli si allontanavano con amarezza per l’insuccesso dell’impresa, Agnese si rialzò lieta e godendo ormai della croce di Cristo, per il quale aveva combattuto in questa prima battaglia, si consegnò per sempre al servizio divino" (FF 3206).
Chi persevera nel suo cammino evangelico sarà salvato.
«E sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvato» (Mt 10,22).
Ottava di Natale. S. Stefano (Mt 10,17-22)