Con le Beatitudini, Mt inizia dal tema della povertà in spirito e conclude con la beatitudine dei perseguitati, di quanti cioè vogliono vivere il Vangelo e l’amore sino in fondo.
Per Francesco e Chiara d’Assisi l’umiltà del cuore, la povertà interiore ed esteriore, costituiva la chiave di volta di tutte le altre Beatitudini; identikit di Gesù e di ogni discepolo che vuole camminare sulle sue orme.
Incantevole è un passo del «Sacrum Commercium» (operetta allegorica di autore ignoto) contenuto nelle Fonti e che qui riportiamo, a riguardo della povertà.
«Così, innamorato della tua bellezza, il Figlio dell’Altissimo Padre a te sola si unì strettamente nel mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni cosa.
Prima ancora che dallo splendore della sua patria Egli venisse sulla terra, tu gli preparasti un’abitazione degna, un trono su cui assidersi e un talamo dove riposare, cioè la Vergine poverissima, dalla quale Egli nacque a risplendere su questo mondo.
A lui appena nato con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito.
Fu deposto, dice l’evangelista, in una mangiatoia, perché non c’era posto per lui nell’albergo.
Allo stesso modo, senza mai separarti da lui, l’hai sempre accompagnato, tanto che in tutta la sua vita, quando apparve sulla terra e visse fra gli uomini, mentre le volpi avevano le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non aveva dove posare il capo.
E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la bocca dei profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima volle lodare, te per prima esaltò con le parole: Beati i poveri in ispirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (FF 1977).
Francesco poi, nelle sue Ammonizioni, fra l’altro esalta il cuore puro, appunto povero, quando dice:
«Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio. Veramente puri di cuore sono coloro che disdegnano le cose terrene e cercano le cose celesti, e non cessano mai di adorare e vedere il Signore Dio, vivo e vero, con cuore e animo puro" (FF 165).
Gli fa eco Chiara, nel suo Testamento:
«Se vivremo secondo la predetta forma di vita, lasceremo alle altre un nobile esempio e, attraverso una fatica di brevissima durata, ci guadagneremo il palio della beatitudine eterna» (FF 2830).
Il tema della ricchezza da condividere, “del non trattenere” e del “restituire” a Dio e ai fratelli, è molto sentito in Francesco d’Assisi.
Nelle Fonti:
“Una volta, mentre ritornava da Siena, incontrò un povero. Si dava il caso che Francesco a causa della malattia, avesse indosso sopra l’abito un mantello.
Mirando con gli occhi misericordiosi la miseria di quell’uomo, disse al compagno:
«Bisogna che restituiamo il mantello a questo povero: perché è suo. Difatti noi lo abbiamo ricevuto in prestito, fino a quando ci sarebbe capitato di trovare qualcuno più povero di noi».
“Il compagno, però, considerando lo stato in cui il padre pietoso si trovava, oppose un netto rifiuto: egli non aveva il diritto di dimenticare se stesso, per provvedere all’altro.
Ma il Santo:
«Ritengo che il Grande Elemosiniere mi accuserà di furto, se non darò quel che porto indosso a chi è più bisognoso».
«Beati i poveri […] poiché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5,3).
Lunedì 10.a sett. T.O. (Mt 5,12a)