Nel brano odierno del Vangelo di Giovanni Gesù pronuncia una frase stupenda e impegnativa insieme: «Padre santo conservali nel tuo Nome che mi hai dato, affinché siano Uno come noi» (Gv 17,11b).
Questa espressione contiene un tesoro inesauribile ed è motore e ragion d’essere d’ogni missione.
Francesco consumò se stesso, e altrettanto fece Chiara, per la causa dell’unità nella fraternità e nel mondo, perché da essa deriva anche la pace.
Nel ‘laboratorio francescano’ delle Fonti troviamo un ventaglio di brani che, in modo diretto e indiretto, puntano l’indice sull’unità perseguita dai Poveri assisani.
Nella Lettera ai Fedeli:
«Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo:
«Padre santo custodiscili nel tuo nome […] affinché siano santificati nell’unità, come lo siamo noi» (FF 201).
Nella Vita seconda del Celano:
"Fu suo desiderio costante e vigile premura mantenere tra i figli il vincolo dell’unità, in modo che vivessero concordi nel grembo di una sola madre quelli che erano stati attratti dallo stesso spirito e generati dallo stesso padre.
Voleva che si fondessero maggiori e minori, che i dotti si legassero con affetto fraterno ai semplici, che i religiosi, pur lontani tra loro, si sentissero uniti dal cemento dell’amore" (FF 777).
Francesco raccomandava anche alle sorelle povere di San Damiano l’unità dei cuori e nella Regola di Chiara:
«Allo scopo di conservare l’unità della scambievole carità e della pace, tutte le responsabili degli uffici del monastero vengano elette di comune consenso da tutte le sorelle» (FF 2782).
A favore di tutto questo Francesco compose un canto per le sorelle damianite, sapendole contristate dalla sua infermità e, non potendo recarsi di persona da loro, mandò alcuni suoi compagni perché facessero sentire alle recluse quel canto.
"In esso Francesco si proponeva di manifestare alle sorelle, allora e per sempre, il suo ideale: che cioè fossero un solo cuore nella carità e convivenza fraterna, poiché quando i frati erano ancora pochi, esse si erano convertite a Cristo, dietro l’esempio e i consigli di lui, Francesco" (FF 1594).
Uniti a Gesù per essere uniti fra loro, sulle sue orme.
La preghiera conclusiva del Poverello, nella Lettera a tutto l’Ordine, recita:
«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola Grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen» (FF 233).
Mercoledì della 7.a sett. di Pasqua (Gv 17,11b-19)