Lug 2, 2025 Scritto da 

Non solo espressione di buona volontà

Per i cristiani, il volontariato non è soltanto espressione di buona volontà. È basato sull’esperienza personale di Cristo. Fu il primo a servire l’umanità, diede liberamente la sua vita per il bene di tutti. Quel dono non si basava sui nostri meriti. Da ciò impariamo che Dio dona se stesso a noi. Inoltre: Deus caritas est — Dio è amore, per citare una frase della Prima Lettera di Giovanni (4, 8) che ho scelto come titolo della mia prima Lettera Enciclica. L’esperienza dell’amore generoso di Dio ci sfida e ci libera per adottare lo stesso atteggiamento verso i nostri fratelli e le nostre sorelle: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Lo sperimentiamo in particolare nell’Eucaristia, quando il Figlio di Dio, nella frazione del pane, unisce la dimensione verticale del suo dono divino con quella orizzontale del nostro servizio ai fratelli e alle sorelle.

La grazia di Cristo ci aiuta a scoprire in noi stessi un anelito umano alla solidarietà e una fondamentale vocazione all’amore. La sua grazia perfeziona, rafforza ed eleva quella vocazione e ci consente di servire gli altri senza ricompensa, soddisfazione o alcun compenso. Qui vediamo qualcosa della grandezza della vocazione umana a servire gli altri con le stesse libertà e generosità che caratterizzano Dio stesso. Diveniamo anche strumenti visibili del suo amore in un mondo che ancora anela profondamente a quell’amore in mezzo alla povertà, alla solitudine, all’emarginazione e all’ignoranza che vediamo intorno a noi.

Di certo, il lavoro dei volontari cattolici non può rispondere a tutte queste necessità, ma ciò non ci scoraggia. Né dovremmo lasciarci sedurre da ideologie che vogliono cambiare il mondo secondo una visione puramente umana. Il poco che possiamo riuscire a fare per alleviare i bisogni umani può essere considerato come il buon seme che germoglierà e recherà molti frutti. È un segno della presenza e dell’amore di Cristo che, come l’albero del Vangelo, cresce per dare riparo, protezione e forza a tutti coloro che ne hanno bisogno.

È questa la natura della testimonianza che voi, in tutta umiltà e convinzione, offrite alla società civile. Sebbene sia dovere dell’autorità pubblica riconoscere e apprezzare questo contributo senza distorcerlo, il vostro ruolo di cristiani consiste nel prendere attivamente parte alla vita della società, cercando di renderla sempre più umana, sempre più caratterizzata da libertà, giustizia e solidarietà autentiche.

Il nostro incontro di oggi si svolge nella memoria liturgica di san Martino di Tours. Spesso ritratto mentre condivide il proprio mantello con un povero, Martino è divenuto modello di carità in tutta Europa e, di fatto, in tutto il mondo. Oggi, il lavoro di volontariato come servizio di carità è divenuto un elemento universalmente riconosciuto della nostra cultura moderna. Ciononostante, le sue origini sono ancora visibili nella particolare sollecitudine cristiana per la tutela, senza discriminazioni, della dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. Se queste radici spirituali vengono negate o oscurate e i criteri della nostra collaborazione divengono meramente utilitaristici, quel che c’è di più caratteristico nel servizio che offrite rischia di andare perduto, a detrimento della società nella sua interezza.

Cari amici, desidero concludere incoraggiando i giovani a scoprire nel lavoro di volontariato un modo per accrescere il proprio amore oblativo che dona alla vita il suo significato più profondo. I giovani reagiscono prontamente alla vocazione di amore. Aiutiamoli ad ascoltare Cristo che fa udire la sua chiamata nel loro cuore e li attrae a sé. Non dobbiamo avere paura di presentare loro una sfida radicale che cambia la vita, aiutandoli a comprendere che i nostri cuori sono fatti per amare e per essere amati. È nel dono di sé che viviamo la vita in tutta al sua pienezza.

Con questi sentimenti, rinnovo la mia gratitudine a tutti voi e tutti coloro che rappresentate. Chiedo a Dio di vegliare sulle vostre numerose opere di servizio e di renderle sempre più feconde spiritualmente per il bene della Chiesa e di tutto il mondo. A voi e ai vostri volontari imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.

[Papa Benedetto, Incontro promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”, 11 novembre 2011]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The fool in the Bible, the one who does not want to learn from the experience of visible things, that nothing lasts for ever but that all things pass away, youth and physical strength, amenities and important roles. Making one's life depend on such an ephemeral reality is therefore foolishness (Pope Benedict)
L’uomo stolto nella Bibbia è colui che non vuole rendersi conto, dall’esperienza delle cose visibili, che nulla dura per sempre, ma tutto passa: la giovinezza come la forza fisica, le comodità come i ruoli di potere. Far dipendere la propria vita da realtà così passeggere è, dunque, stoltezza (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio (Papa Benedetto)
Christians are a priestly people for the world. Christians should make the living God visible to the world, they should bear witness to him and lead people towards him (Pope Benedict)
I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui (Papa Benedetto)
The discovery of the Kingdom of God can happen suddenly like the farmer who, ploughing, finds an unexpected treasure; or after a long search, like the pearl merchant who eventually finds the most precious pearl, so long dreamt of (Pope Francis)
La scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata (Papa Francesco)
Christ is not resigned to the tombs that we have built for ourselves (Pope Francis)
Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti (Papa Francesco)
We must not fear the humility of taking little steps, but trust in the leaven that penetrates the dough and slowly causes it to rise (cf. Mt 13:33) [Pope Benedict]
Occorre non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e lentamente la fa crescere (cfr Mt 13,33) [Papa Benedetto]
The disciples, already know how to pray by reciting the formulas of the Jewish tradition, but they too wish to experience the same “quality” of Jesus’ prayer (Pope Francis)
I discepoli, sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù (Papa Francesco)
Saint John Chrysostom affirms that all of the apostles were imperfect, whether it was the two who wished to lift themselves above the other ten, or whether it was the ten who were jealous of them (“Commentary on Matthew”, 65, 4: PG 58, 619-622) [Pope Benedict]
San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622) [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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