Nel capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, Gesù parlando ai suoi discepoli dice loro che solo lo Spirito di Dio può far rinascere l’uomo e aprirlo a nuovi orizzonti.
Francesco d’Assisi, dopo la sua giovinezza spensierata, allorché incontra il Signore riceve una grande effusione di Spirito Santo che, stravolgendogli la vita, lo conduce ad uno stile esistenziale completamente nuovo, rovesciato dalla rinascita evangelica.
Lui si considerava un pazzo per Cristo, «simplex et idiota»; congiunto a Madonna Povertà, perché assunta da Gesù dall’inizio alla fine della sua vita e fonte di ricchezza divina.
Per opera dello Spirito era un uomo nuovo, davanti al quale vigevano prospettive nude e vitali.
Il mondo, con le sue fisionomie ingannevoli, non lo interessava più ed era attratto unicamente dall’Amore non amato.
Anche lui come Pietro, se non con le parole con i fatti, ebbe a ripetere al Salvatore nostro:
«Gesù da chi andrò, da chi andremo?! Tu solo hai parole che non passano!».
Ma a tutto questo fungono da supporto alcuni passaggi delle Fonti francescane.
"Un’altra volta, trovandosi a Roma in casa di un cardinale, fu interrogato su alcuni passi oscuri, ed espose con tanta chiarezza quei concetti profondi, da far pensare che fosse sempre vissuto in mezzo alle Scritture.
Perciò il signor cardinale gli disse:
«Io non ti interrogo come letterato, ma come uomo che ha lo Spirito di Dio.
E per questo accetto volentieri il senso della tua risposta, perché so che proviene da Dio solo» (FF 691).
E ancora il Celano, nella Vita prima:
“Uomini e donne, chierici e religiosi accorrevano a gara a vedere e a sentire il Santo di Dio, che appariva a tutti come un uomo di un altro mondo.
Persone di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo.
A motivo della presenza o anche della sola fama di San Francesco, sembrava davvero che una nuova luce fosse stata mandata in quel tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre, che avevano invaso la terra» (FF 383).
Lo stesso Francesco, nella Regola Bollata (1223), esorta i suoi così:
«Ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua Santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità» (FF 104).
«È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla. Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita» (Gv 6,63)
Sabato della 3.a sett. di Pasqua (Gv 6,60-69)