Gesù esorta a fare agli altri ciò che vorremmo per noi, impegnandoci ad entrare per la porta stretta, che conduce al Regno.
Questi temi sono presenti in modo ricorrente nelle Fonti francescane.
Dopo la conversione, il figlio di Pietro Bernardone pose molta cura allo «sforzatevi di entrare per la porta stretta» raccomandato da Gesù.
Infatti, in quelli che denominiamo «Scritti di Francesco» [per lo più dettati a qualche frate che si faceva suo segretario] emerge con chiarezza la sua ferma adesione al Vangelo.
Nella Regola non bollata (1221) troviamo, tra le esortazioni rivolte ai suoi frati:
«E si sforzino di entrare per la porta stretta, poiché dice il Signore: Angusta è la porta e stretta la via che conduce alla vita; e sono pochi quelli che la trovano» (FF 37).
E ben consapevole dell’esigenza evangelica dell’umiltà e della minorità per poter entrare nel Regno dei cieli, così rispondeva ai suoi in merito a chi dovesse essere ritenuto un vero frate minore:
«Prendi un corpo morto - disse - e mettilo dove ti pare e piace. E vedrai che, se lo muovi, non si oppone: se lo lasci cadere, non protesta. Se lo metti in cattedra, non guarderà in alto, ma in basso. Se gli metti un vestito di porpora, sembrerà doppiamente pallido. Questo è il vero obbediente: chi non giudica il perché lo spostano; non si cura del luogo a cui viene destinato; non insiste per essere trasferito; eletto in un ufficio, mantiene la solita umiltà; quanto più viene onorato, tanto più si ritiene indegno» (FF 1107).
E Chiara non era da meno!
Nel suo Testamento lasciato alle sorelle leggiamo:
«Ma poiché stretta è la via e il sentiero, ed angusta la porta per la quale ci si incammina e si entra nella vita, pochi sono quelli che la percorrono e vi entrano; e se pure vi sono quelli che per un poco di tempo vi camminano, pochissimi perseverano in essa. Beati però quelli cui è concesso di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine» (FF 2850).
E nella Leggenda:
“Da allora non respinse più alcuna incombenza servile, al punto che, per lo più, era lei a versare l’acqua sulle mani delle sorelle, se ne stava in piedi per assisterle mentre esse sedevano, e le serviva a tavola mentre mangiavano” (FF 3180).
Già, gli ultimi saranno i primi nel Regno di Dio!
E quanto desideriamo sia fatto a noi è quanto gratuitamente dobbiamo fare agli altri per poter entrare per l’angusta via, vivendo così la Parola.
A tal proposito è sintomatico quanto Francesco scrive nelle sue eloquenti Ammonizioni.
In breve: ‘Vuoi che si schiuda per te la porta del Regno? Ama tuo fratello malato e non dire in sua assenza quanto non esprimeresti in sua presenza’.
È quanto vorremmo per noi e quindi vale pure per il nostro prossimo.
«Beato il servo che tanto è disposto ad amare il suo fratello quando è infermo, e perciò non può ricambiargli il servizio, quanto l’ama quando è sano, e può ricambiarglielo» (FF 174).
«Beato il servo che tanto amerebbe e temerebbe un suo fratello quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui, e non direbbe dietro le sue spalle niente che con carità non possa dire in sua presenza» (FF 175).
«Dunque, tutto quanto vorreste che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro, questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta […]» (Mt 7,12-13).
Martedì della 12.a sett. T.O. (Mt 7,6.12-14)