Nella solennità Trinitaria il pensiero corre a come san Francesco e santa Chiara vissero tale Mistero di Unità e Condivisione.
In Francesco d’Assisi, come pure nella sua pianticella serafica Chiara, l’adorazione e la devozione alla Santa Trinità furono sempre spiccate e profonde.
Non per niente fondò tre Ordini nel variegato percorso francescano, rendendo lode e onore ai Tre.
Nelle Fonti leggiamo:
“Finita la preghiera, Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e, inginocchiandosi davanti all’altare, lo aprì.
E subito gli cadde sott’occhio il consiglio del Signore: sei vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo”.
Francesco, dopo aver letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio.
Ma vero adoratore della Trinità, volle l’appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta.
Nella seconda, incontrò quella raccomandazione: Non portate nulla nei vostri viaggi […]
e nella terza: Chi vuole seguirmi, rinunzi a se stesso […]
Ad ogni apertura del libro, Francesco rendeva grazie a Dio”
(FF1431).
In onore della Trinità:
«E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione del L’Altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi.
ED IO FRATE FRANCESCO PICCOLINO, VOSTRO SERVO, PER QUEL POCO CHE IO POSSO, CONFERMO A VOI DENTRO E FUORI QUESTA SANTISSIMA BENEDIZIONE. AMEN». (FF 131).
Scorrendo le Fonti, ci accorgiamo che le esperienze delle origini erano circondate dalla benedizione di questo insondabile Mistero.
Nella Regola non bollata, e nello specifico: Ammonizione ai frati - così li esorta:
" «E sempre costruiamo in noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo […] E adoriamolo con cuore puro» " (FF 61).
Nella medesima Regola, più avanti:
" «E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’Altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui e amano lui; che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen» " (FF 71).
Il Mistero trinitario è illustrato dagli attributi usati dal Poverello.
E nella Leggenda dei Tre compagni c’è un passo che evidenzia come Francesco, riguardo alla forma di vita da seguire [lui e i suoi compagni] interpellasse le Sacre Scritture.
"Vero adoratore della Trinità, volle l’appoggio di tre testimoni; per cui aprì il libro una seconda e una terza volta.
Ad ogni apertura del libro, Francesco rendeva grazie a Dio, che approvava l’ideale da lui lungamente vagheggiato" (FF 1431).
E Chiara stessa, all’inizio del suo Testamento spirituale, così esordisce:
" «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il Signore vi benedica e vi custodisca.
Mostri a voi la sua faccia e vi usi misericordia» " (FF 2854).
La preghiera conclusiva del Poverello, nella Lettera a tutto l’Ordine, recita:
«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola Grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nell’Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen» (FF 233).
Francesco portava impresso nel suo cuore il Mistero Trinitario - porgendolo ai fratelli nella predicazione e missione.
I due Poveri assisani fecero della Trinità la loro dimora, il Tesoro inesauribile cui attingere Luce e Amore, Comunione e poliedricità.
«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).