(Es 16,2-4.12-15)
Esodo 16:2 Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Esodo 16:3 Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
Esodo 16:4 Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no.
Il popolo di Dio in marcia si ferma nel mezzo del deserto, per la precisazione tra Elim e il Sinai (Es 16,1). Ed è proprio quando ci si trova nel mezzo del deserto, lontano dalle due estremità opposte, quando non vediamo una via d’uscita, che la fede comincia a vacillare. Non si sa quale futuro ci aspetta, dove si andrà a finire e come si uscirà. Facilmente il pensiero corre alla vita passata, che, se pure nella schiavitù, offriva qualcosa da mettere sotto i denti.
Le provviste che essi avevano portato dall’Egitto cominciano a scarseggiare, e il deserto non è una fonte di cibo. Essi hanno lasciato l’Egitto, terra di abbondanza materiale, ma non hanno ancora raggiunto la terra da loro pensata come la regione dove scorre latte e miele. Le difficoltà sono fortissime tentazioni per ogni uomo. Valeva proprio la pena abbandonare il sicuro, il certo, per iniziare un cammino di incertezze e di insicurezze?
La tentazione nasce dalla perdita della fede. Non si vede più Dio. Non si capisce più la sua volontà. Non si è più in grado di scorgere dietro la storia la mano sapiente di Dio che desidera una cosa sola: che si abbia fede in Lui, la sola fonte di vita e di benedizione per l'uomo. Persa la fede, si inizia la mormorazione. La mormorazione è un veleno mortale. È sufficiente che uno inizi a mormorare, perché mille altri si lascino contaminare ed allora l’accampamento degli israeliti diventa una fonte di scoraggiamento e di ulteriore perdita della fede. La mormorazione è la rinuncia alla fede in Dio.
Morire per morire, era meglio morire in Egitto. Vi è morte nell’abbondanza di cibo e vi è morte nella penuria. Il Signore avrebbe potuto scegliere di farci morire in Egitto, piuttosto che farci finire i nostri giorni nel deserto. Quale futuro resta per chi si trova nel deserto, se non una misera e lenta morte per fame? Così la vita che ci offre il satana può anche apparire bella ed appagante quando la si confronta con il deserto in cui ci mette il Signore per condurci alla vita eterna. Tutto è stato dimenticato, tutto obliato, tutto ormai rimosso da parte degli israeliti. Sono stati sufficienti trenta giorni di deserto per dimenticare tutti i grandi prodigi compiuti dal Signore in terra d’Egitto e nel Mar Rosso.
Quale presente è migliore, quello dove si muore di fame o l’altro nel quale pur dovendo morire, si muore nell’abbondanza? Meglio morire nell’abbondanza che nell’indigenza. Questa è la scelta di chi ha perso la fede. Chi invece conserva la fede, sa che il presente non è di morte ma di vita, perché esso è governato dal Signore. L’uomo però non vede il governo di Dio e pensa che tutto sia nelle proprie mani. Vedere le nostre mani piene, quando sono vuote, si può fare solo con la fede. Questa fede è oggi assente nel popolo di Dio. Occorre tutta la sapienza e la pazienza di Dio per stabilizzare il suo popolo nella fede. Tutta la storia è questo instancabile lavoro del Signore.
Non c'è un rapporto diretto tra Dio ed il suo popolo: tutto passa attraverso Mosè. Israele si lamenta con Mosè, Dio parla a Mosè. Senza Mosè niente dal cielo scende sulla terra e niente dalla terra sale al cielo. Mosè è figura per eccellenza di Cristo. Nessuno può pretendere un rapporto diretto con Dio Padre, scavalcando il Figlio. Il Figlio vede il Padre faccia a faccia, e noi non conosciamo il Padre se non per il Figlio e nella misura in cui il Figlio ce lo fa conoscere. Senza la parola di Cristo ci è impossibile conoscere la volontà di Dio e neppure sapremmo come cominciare il nostro cammino di salvezza, e di quale cibo dobbiamo nutrirci per avere la vita eterna.
Israele si lamenta perché viene a mancare carne e pane. Il Signore manderà dal cielo un cibo che non solo mantiene in vita, ma ci fa crescere in un’altra vita. È un cibo che non è frutto del lavoro delle nostre mani, ma è dono di Dio. Viene dal cielo e non dalla terra. Non si può conservare in magazzini fatti dall’uomo, e neppure si può conservare per il giorno dopo. È dato ogni giorno ed ogni giorno deve essere vissuto nell’attesa orante di questo cibo.
Ecco la prima regola del pane che viene dal cielo: ognuno si dovrà fidare di Dio, dovrà credere che domani Lui darà ancora una volta il pane. Il pane del cielo richiede una fede quotidiana. Raccolgo solo il pane di oggi perché domani il Signore me lo darà per domani. Se raccolgo il pane di oggi anche per domani è segno che ho già perso la fede nel mio Signore. Non credo che Lui domani me lo darà un’altra volta. Anche a noi Gesù ha dato questa prova di fede. Anche noi nel Padre nostro chiediamo il pane di questo giorno. Oggi per oggi. Domani per domani. Ogni giorno per ogni giorno, nella sua quotidianità. È questa la nostra grande difficoltà: vivere di fede nella quotidianità.
«Perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina nella mia legge o no». Il cibo che viene dato gratuitamente dal cielo, non è una facile scappatoia o una facile soluzione per arrivare senza difficoltà alla vita eterna. È per noi una prova: non semplicemente perché ogni giorno lo dobbiamo aspettare, ma perché non ci è dato vedere oltre le apparenze del pane. È dono del Signore, ma come vedere in questo pane diverso, il cibo che è dato per la vita eterna ed ancora più la carne di Cristo che è data per la salvezza del mondo? Nel nostro rapporto con Dio è indispensabile la fede, e la fede è data dall’ascolto della Parola così come esce dalla bocca del Figlio suo e dal mangiare la Parola che è lo stesso Figlio, offerto in sacrificio per l'espiazione per i nostri peccati. Come Dio si fida e si affida al solo Mosè, così il popolo del Signore deve porre la propria fede nel solo Cristo.
Questo non è un lavoro fatto per antipatia verso il protestantesimo, o per rancori verso gli evangelici, ma per difendere la vera fede, senza aspirazioni belliche. Ho passato molto tempo della mia vita nel mondo protestante, e in tarda età ho scoperto che non conoscevo affatto quella Chiesa cattolica che criticavo, ed è questa ignoranza che porta molti cattolici a lasciarsi convincere o influenzare dai protestanti.
Questi sono divisi in una miriade di denominazioni, alcune delle quali non gradiscono essere chiamate "protestanti", ma vorrebbero essere indicate solamente come "cristiane". Sappiamo anche che per i protestanti, i cattolici non sono cristiani, ma idolatri e pagani; ne consegue che gli evangelici nel loro voler essere chiamati solamente "cristiani" aspirano all'implicito riconoscimento di essere i soli "veri cristiani".
Il problema è che solo pochissimi protestanti conosco la storia della Chiesa; moltissimi accusano solo per sentito dire, ma non hanno mai aperto un libro riguardante la storia cristiana nei secoli. È sufficiente quello che dice il pastore di turno, qualche opuscolo, e internet per formare la loro "cultura" anti-cattolica.
Moltissimi protestanti e/o evangelici, piuttosto che vergognarsi per la propria ignoranza sul cristianesimo, ne vanno fieri, dicendo la classica frase "a me interessa solo la Bibbia", frase che è già tutto un programma. L'ignoranza storico-biblica delle persone è fondamentale per poterle pilotare. Un protestante serio che si mettesse a studiare la storia del cristianesimo, avrebbe buone probabilità di smettere di essere protestante.
In tutto il protestantesimo vige una fede fai da te! Lo Spirito Santo ci guida a capire bene la Bibbia, è vero, ma nel mondo protestante si usa questo pretesto per coprire una presunzione senza freni e per certi versi arrogante, che porta ogni pastore a diventare una sorta di "papa" infallibile nel dare insegnamenti alle persone.
Presunzione e arroganza non si vedono subito - nessuno mostra questi difetti tanto facilmente. Sembrano tutti timorati di Dio, osservanti della Parola e pieni d'amore per il prossimo. Peccato che il loro prossimo nella maggior parte dei casi è chi ascolta passivamente e non contrasta i loro insegnamenti biblici. Chi si permette di dissentire, allora non viene più amato, spesso non viene più salutato, e alcune volte diffamato.
Per lungo tempo, grazie a Lutero, il papa è stato considerato l'anticristo, quindi odiato e accusato, e così tutti i vescovi e i preti cattolici. In questo clima rientrano anche i singoli cattolici osservanti.
I protestanti criticano l'infallibilità papale, ma di fatto si comportano come infallibili; ognuno nella propria comunità, liberi di inventarsi quello che vogliono, tirando la giacca allo Spirito Santo, a garanzia delle loro dottrine! Il risultato? Una miriade di denominazioni con dottrine che spesso si contrastano pesantemente tra loro.
Il problema sta nella grande ignoranza mista a presunzione, che moltissimi protestanti e/o evangelici hanno. I cattolici sono meno ignoranti? No, la maggior parte dei cattolici, purtroppo, è assai ignorante in materia biblica, ma almeno essi non si mettono a fare i maestri verso chiunque gli capiti a tiro. Il cattolico medio è cosciente della propria ignoranza, il protestante medio invece è assai presuntuoso in campo biblico.
Un protestante che amasse veramente, come dice, la verità, andrebbe a verificare di persona cosa scrivevano e come vivevano i primi cristiani, nostri antenati nella fede, per capire se e come la Chiesa cattolica sbaglia, oppure dove sbagliano i protestanti a interpretare la Bibbia.
Per logica, piuttosto che fidarsi di un pastore che spiega la Bibbia a 2000 anni di distanza, sarebbe meglio fidarsi dei primi padri, che appresero direttamente dalla voce degli apostoli l'insegnamento cristiano. Purtroppo molti protestanti non fanno uso della logica, ma solo di ideologie anti-cattoliche, coltivando un'antipatia viscerale verso tutto ciò che è cattolico, perché scartano a priori le prove di come vivevano i primissimi cristiani, vissuti dopo gli apostoli ma prima di Costantino.
La fede cristiana è una, perché lo Spirito di Dio è uno! Quindi molti sbagliano strada, e abbiamo il dovere di capire chi è in quella giusta e chi in quella sbagliata. L'unità è la coesione degli elementi, delle parti che compongono un ente (per esempio, la coesione tra le parti di un'automobile come la carrozzeria, le ruote, il motore, ecc.) come già diceva Plotino; se viene meno l'unità viene meno anche quell'ente e ne possono risultare altri, ma non più quello di prima [se viene meno la coesione della carrozzeria, ruote e motore, non c’è più l'ente auto, bensì gli enti carrozzeria, ruote, motore]. Ecco, il protestantesimo somiglia tanto al mucchio di lamiere che una volta era una macchina. Si critica tanto la Chiesa cattolica, ma quanti sanno, per esempio, che Bultmann, celebre teologo ed esegeta protestante luterano, ridusse la risurrezione a un simbolo teologico? Non riteneva infatti possibile che fisicamente Gesù fosse risorto. Per confrontare le diverse interpretazioni bibliche bisogna avere il più possibile la mente sgombra da ideologie e preconcetti. Bisogna essere aperti a qualsiasi ipotesi se correttamente motivata e dimostrata. Se ci basiamo su pregiudizi ideologici che ci legano alle nostre convinzioni dottrinali, possiamo fare a meno di leggere o ascoltare qualsiasi testo o persona; tanto è inutile. Il nostro orgoglio ci impedirà di apprendere verità diverse dalla "nostra". Spesso difendiamo il nostro errore biblico con un guscio impenetrabile, ci teniamo la nostra verità, rifiutando qualsiasi altra, che sbatte sul guscio e scivola via. Appena si tocca il piano religioso/spirituale, stranamente è come se molti staccassero l'interruttore dalla propria mente, o almeno ad una parte di essa. Quando i protestanti dialogano con un cattolico, per esempio, non ricevono alcuna informazione, solo suoni che scivolano sui loro timpani, ma non arrivano al cervello. Non ascoltano.
La storia del cristianesimo per loro non conta nulla, non riveste alcuna importanza, se non nelle vicende da rinfacciare - vedi crociate, inquisizioni ecc. - senza conoscere la vera storia di questi fatti, e senza sapere che anche i protestanti hanno avuto le loro guerre, e hanno pure fatto le loro inquisizioni, assai più sanguinose di quelle cattoliche.
Dicono di essere guidati dallo Spirito Santo, ma stranamente ci sono molti gruppi che ricevono informazioni diverse e contraddittorie dal medesimo Spirito Santo, perdendo inesorabilmente di credibilità.
Mi rendo conto che la Chiesa cattolica ha trascurato il problema del proselitismo protestante. Gli evangelici hanno riscosso successo non perché hanno ragione, ma semplicemente perché trovano il popolo cattolico molto ignorante in materia biblica, incapace di difendere in maniera opportuna la propria fede, rifugiandosi dietro al classico "non ho tempo da perdere"; magari poi perdono pure la fede… il tempo però non si tocca.
Molti cattolici dicono di aver fede in Gesù Cristo, ma questa loro fede si vede solo nei momenti di bisogno: quando tutto scorre liscio Gesù viene dimenticato, e la Bibbia non interessa a nessuno leggerla. In contesti come questi gli evangelici trovano un popolo che deve veramente essere evangelizzato, da loro. Molti cattolici non oppongono resistenza a questo proselitismo perché non hanno risposte bibliche da dare, ma solo ignoranza da nascondere. In terreni simili la conquista protestante è facile, ed è come se affrontassero un esercito disarmato.
Ma chi studia la Bibbia e si impegna ad approfondire il significato della parola di Dio, si rende conto che in realtà i protestanti non sono affatto quei maestri biblici che sembrano, ma sono dei profondi ignoranti storici e biblici, plagiati dalla loro setta di appartenenza. Chiamandoli ignoranti non voglio offenderli, perché altrimenti li chiamerei "falsi e bugiardi". Chiamandoli ignoranti gli riconosco la buona fede, credono in alcune dottrine sbagliate, non accorgendosi di sbagliare.
Il punto è che lo Spirito Santo non può contraddire se stesso, e quindi certamente le interpretazioni contrastanti delle diverse denominazioni non possono essere tutte vere, né tutte ispirate. È evidente che non è possibile che lo stesso Spirito suggerisca a ciascuno dottrine diverse. In questo modo si creano dei compartimenti stagni, ogni gruppo protestante crede di essere nella verità più degli altri, isolandosi e predicando un vangelo personalizzato. Per esempio, secondo gli Avventisti tutte le altre chiese cristiane hanno abolito il comandamento del sabato, celebrando il culto alla domenica, e quindi tranne loro tutti sono destinati all'inferno se non aboliscono la domenica come giorno del Signore. Ovviamente essi motivano queste loro accuse con alcuni versetti biblici, interpretandoli a modo proprio. Ecco, è questo il punto che sfugge a tutti i protestanti, classici e moderni: la Bibbia non può essere interpretata soggettivamente, perché la Verità non è affatto soggettiva.
Ma essendo divisi in compartimenti stagni, non comunicanti gli uni con gli altri, è difficile che qualcuno di loro si accorga delle differenze dottrinali con gli altri protestanti. Se qualcuno se ne accorge, fa finta di niente, o non gli dà il giusto peso, tanto, basta credere in Gesù come nostro personale salvatore. Le loro attenzioni vengono rivolte solo verso la Chiesa cattolica, il nemico da sconfiggere! È fin troppo comodo affermare orgogliosamente che "Io capisco quello che c'è scritto nella Bibbia perché lo Spirito Santo mi guida. Dio ha nascosto la verità ai sapienti e l'ha rivelata agli umili". Ecco, ogni buon protestante usa frasi del genere per rifiutare l'autorità interpretativa dei padri e dei dottori della Chiesa.
In questo contesto si assiste a scene nelle quali qualsiasi protestante, di qualsiasi grado di cultura, schernisce gli scritti di Ireneo, Agostino, Tommaso d'Aquino, e lo fa in maniera disinvolta, perché nell'interpretare la Bibbia si sente tanto umile da essere guidato direttamente da Dio, ma allo stesso tempo è abbastanza cieco da non accorgersi che troppi "umili" protestanti professano poi dottrine assai diverse tra loro. Disprezzano il cattolico ma eleggono un "fai-da-te" che inorgoglisce e dice: "Non ho bisogno di leggere gli scritti dei padri della Chiesa, mi basta la sola Bibbia", quindi i maestri di cui parla l'apostolo Paolo non servirebbero a nulla: "È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri" (Ef 4,11).
Basterebbe leggere la storia delle eresie che hanno colpito il cristianesimo lungo i secoli, per rendersi conto che gli eretici basavano e basano sempre le loro tesi sulla Bibbia, spiegandola a modo loro. Difficilmente le persone andranno a spulciare intrecciate questioni dottrinali e teologiche. È più facile trovare un prete che abbia commesso qualche errore umano e sceglierlo come bersaglio, al fine di avvalorare le tesi anticattoliche e considerare la Chiesa cattolica nemica del cristianesimo e della verità, alleata con satana per sviare le anime e portarle all'inferno. Nemmeno l'arcangelo Michele ostentava una tale sicurezza nel bollare o giudicare il diavolo, eppure si trattava del diavolo (Gd 1,9):
L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!
La verità è che l'accusatore per eccellenza è proprio Satana, i santi non accusano nessuno, non per rispetto, ma perché si rimettono al giudizio di Dio. Per un protestante invece è normale dire che i cattolici vanno all'inferno perché sono idolatri. Si ergono a giudici, credendo di conoscere i cuori, e fraintendono il concetto di adorazione. Qualsiasi cristiano si dovrebbe porre delle domande, a verifica di ciò in cui crede, e dovrebbe saper discernere se le proprie convinzioni in materia di fede sono solo frutto di autosuggestione, fantasie indotte, oppure se trovano conferma nella storia del cristianesimo e nella Bibbia.
Argentino Quintavalle
autore dei libri
- Apocalisse – commento esegetico
- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?
- Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
- Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
- Tutte le generazioni mi chiameranno beata
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