Lug 23, 2024 Scritto da 

17a Domenica del Tempo Ordinario (B)

(Gv 6,1-15)

Giovanni 6:3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

Giovanni 6:4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Giovanni 6:5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».

Giovanni 6:6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.

Giovanni 6:7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Giovanni 6:8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:

Giovanni 6:9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».

Giovanni 6:10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.

Giovanni 6:11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

Giovanni 6:12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».

 

“Gesù salì sulla montagna”. Il monte nell'antichità era considerato la dimora della divinità e della manifestazione della sua gloria. Gesù quindi che “salì” sul monte indica il suo essere salito alla gloria divina. Ma il Gesù salito sul monte viene colto in una posizione particolare: “e là si pose a sedere con i suoi discepoli”. Il sedersi con i discepoli indica l'atteggiamento proprio del maestro che impartisce i suoi insegnamenti. Questa scena richiama da vicino anche un'altra scena, quella del monte Sinai dove Yahweh dimorava nella sua terrificante e gloriosa presenza, impartendo a Mosè e al popolo i suoi insegnamenti (Es 19,16-21). Il v. 3 presenta quindi un Gesù glorificato che dal monte della sua gloria ammaestra i suoi discepoli.

Il v. 4 introduce il miracolo dei pani e dei pesci incorniciandolo all'interno della Pasqua, che funge da chiave di lettura non solo di questo miracolo, ma anche dell'intero cap. 6. All'interno di questa cornice viene riletta e reinterpretata l'antica esperienza pasquale di Israele, che qui diviene figura di una nuova pasqua. Ma quando si parla di feste, Giovanni non fa mai mancare la sua nota polemica squalificante: la pasqua è definita con l'appellativo “la festa dei Giudei”, espressione questa che ricorre ogniqualvolta compare una festa al cui interno è posta l'attività di Gesù, sottolineando l'estraneità dell'antico culto, dal quale si doveva definitivamente staccare quello nuovo cristiano. Il tono qui non è soltanto di distacco, ma nel contempo anche squalificante. Il nome “Giudei”, infatti, nel Vangelo di Giovanni acquista sempre una connotazione fortemente negativa, divenendo sinonimo di chiusura e di incredulità.

Il v. 5 è scandito in due parti: nella prima Gesù, alzati gli occhi, vede venire verso di sé una grande folla; nella seconda pone una domanda a Filippo. Gesù è attratto dalla folla che “veniva da lui”; ma il suo è un vedere perplesso, che esprime dei dubbi. Infatti, il verbo greco usato per indicare il vedere di Gesù è “theasámenos, che esprime un vedere che riflette e si interroga, un vedere dubbioso. Questa incertezza di Gesù troverà la sua conferma nei vv. 14-15, dove la folla comprenderà Gesù come il profeta messianico venuto a risollevare le sorti di Israele - e pertanto vogliono farlo re. Un interesse del tutto estraneo a ciò che Gesù intendeva significare con quel miracolo. Già quindi fin dall'inizio Giovanni indica come il miracolo dei pani si muove all'interno di una cornice di diffidenza (quella di Gesù), e di interpretazione distorta (quella della folla).

La scena, quasi all'improvviso, cambia completamente; l'attenzione di Gesù passa dalla folla ai discepoli: “disse a Filippo: Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. La questione che qui viene posta è fondamentale: “DOVE possiamo comprare il pane PERCHé costoro abbiano da mangiare?”; si pone infatti l'interrogativo sull'origine del pane, il cui fine è nutrire le folle. Il v. 5 quindi introduce il lettore nel dramma che si sta rappresentando: tra diffidenze, dubbi, incertezze si colloca il grande mistero dell'origine divina di un pane destinato a nutrire le folle di uomini.

Il v. 7 riporta la risposta scontata di Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Si tratta di una risposta logica, indotta da quel “Dove possiamo comprare il pane” di Gesù. È lui dunque che ha suggerito la risposta a Filippo, lui lo ha indotto in qualche modo in errore, indicandogli la strada commerciale, quella del denaro come soluzione del problema. Ma chi legge sa, perché informato dal v. 6, che si tratta di una prova a cui Gesù sottopone i suoi discepoli. Duecento denari non bastano. Si tratta dunque di un pane che non può essere acquistato.

I vv. 8-9 allargano il giro delle proposte risolutive all'interrogativo di Gesù, e accanto a Filippo  interviene Andrea. Questi se ne esce con la proposta dei cinque pani d'orzo e di due pesci. Già si comprende che questa idea non è una soluzione. Da soli essi sono insufficienti a dare un'adeguata risposta alla moltitudine delle folle.

I vv. 10-11, costituiscono il cuore del racconto. I due versetti presentano due scene, l'una (v. 10) preparatoria dell'altra (v. 11) che nel loro insieme creano il contesto di un banchetto conviviale. Gesù dà il comando ai discepoli di far coricare gli uomini; il comando porta in se stesso una sorta di implicita missione: quella di far sedere gli uomini attorno al banchetto del pane della vita. Gesù dunque affida in qualche modo ai discepoli il mistero di questo banchetto, attorno al quale si siede una numerosa folla, indicata in numero di cinquemila uomini, facendo risaltare la sproporzione enorme e incolmabile con i cinque pani. Il pane dell'uomo dunque non è in grado di sfamare le folle che Gesù ha affidato ai suoi.

Ma è significativo come tra il comando di far sedere la folla e il suo sedersi, Giovanni sottolinea che “c'era molta erba in quel luogo”. Legare il comando di Gesù ad un luogo erboso, richiama da vicino il Sal 22,1-2: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; sui pascoli erbosi mi fa riposare...”. Il richiamo all'erba allude dunque a Gesù quale pastore della nuova comunità credente, che fa sedere in pascoli erbosi. La “molta erba” è un riferimento all'abbondanza propria dei tempi messianici.

Il v. 11 è caratterizzato da tre movimenti di Gesù: “prese i pani”, “rese grazie”, “li distribuì”; tre movimenti che ritroviamo in tutti i racconti sinottici dell'ultima cena.

Il v. 12 si apre rimarcando il tema dell'abbondanza: “E quando furono saziati, disse ai discepoli”. Gesù, prima di rivolgersi ai suoi discepoli, attende che tutti si siano saziati. Egli infatti è venuto perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Ma una volta che questa sua missione si è compiuta, si rende necessario che altri ne colgano l'eredità: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Molto denso il significato del verbo greco “synagágete” (raccogliete). Esso significa raccogliere, ma anche radunare, mettere insieme, convocare. Tutti significati che attengono alla missione propria della Chiesa nascente, che consiste nel radunare le genti intorno all'unica Parola, convocandole all'unica mensa del vero Pane disceso dal cielo. Compito quindi dei discepoli è quello di raccogliere “i pezzi avanzati”. Non si tratta di raccogliere gli avanzi del cibo, ma di ricevere e di accogliere l'eredità lasciata da Gesù: la sovrabbondanza della sua vita divina, che si è fatta Pane per le genti, e che ora lascia in eredità ai suoi perché continuino ad offrire questo dono alle genti. Una missione quindi finalizzata alle genti, ma che è sottesa da un unico scopo: “perché nulla vada perduto”.

 

 

 

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Questo non è un lavoro fatto per antipatia verso il protestantesimo, o per rancori verso gli evangelici, ma per difendere la vera fede, senza aspirazioni belliche. Ho passato molto tempo della mia vita nel mondo protestante, e in tarda età ho scoperto che non conoscevo affatto quella Chiesa cattolica che criticavo, ed è questa ignoranza che porta molti cattolici a lasciarsi convincere o influenzare dai protestanti.  

Questi sono divisi in una miriade di denominazioni, alcune delle quali non  gradiscono essere chiamate "protestanti", ma vorrebbero essere indicate solamente come "cristiane". Sappiamo anche che per i protestanti, i cattolici non sono cristiani, ma idolatri e pagani; ne consegue che gli evangelici nel loro voler essere chiamati solamente "cristiani" aspirano all'implicito riconoscimento di essere i soli "veri cristiani".

Il problema è che solo pochissimi protestanti conosco la storia della Chiesa; moltissimi accusano solo per sentito dire, ma non hanno mai aperto un libro riguardante la storia cristiana nei secoli. È sufficiente quello che dice il pastore di turno, qualche opuscolo, e internet per formare la loro "cultura" anti-cattolica.

Moltissimi protestanti e/o evangelici, piuttosto che vergognarsi per la propria ignoranza sul cristianesimo, ne vanno fieri, dicendo la classica frase "a me interessa solo la Bibbia", frase che è già tutto un programma. L'ignoranza storico-biblica delle persone è fondamentale per poterle pilotare. Un protestante serio che si mettesse a studiare la storia del cristianesimo, avrebbe buone probabilità di smettere di essere protestante. 

In tutto il protestantesimo vige una fede fai da te! Lo Spirito Santo ci guida a capire bene la Bibbia, è vero, ma nel mondo protestante si usa questo pretesto per coprire una presunzione senza freni e per certi versi arrogante, che porta ogni pastore a diventare una sorta di "papa" infallibile nel dare insegnamenti alle persone.

Presunzione e arroganza non si vedono subito - nessuno mostra questi difetti tanto facilmente. Sembrano tutti timorati di Dio, osservanti della Parola e pieni d'amore per il prossimo. Peccato che il loro prossimo nella maggior parte dei casi è chi ascolta passivamente e non contrasta i loro insegnamenti biblici. Chi si permette di dissentire, allora non viene più amato, spesso non viene più salutato, e alcune volte diffamato. 

Per lungo tempo, grazie a Lutero, il papa è stato considerato l'anticristo, quindi odiato e accusato, e così tutti i vescovi e i preti cattolici. In questo clima rientrano anche i singoli cattolici osservanti. 

I protestanti criticano l'infallibilità papale, ma di fatto si comportano come infallibili; ognuno nella propria comunità, liberi di inventarsi quello che vogliono, tirando la giacca allo Spirito Santo, a garanzia delle loro dottrine! Il risultato? Una miriade di denominazioni con dottrine che spesso si contrastano pesantemente tra loro.  

Il problema sta nella grande ignoranza mista a presunzione, che moltissimi protestanti e/o evangelici hanno. I cattolici sono meno ignoranti? No, la maggior parte dei cattolici, purtroppo, è assai ignorante in materia biblica, ma almeno essi non si mettono a fare i maestri verso chiunque gli capiti a tiro. Il cattolico medio è cosciente della propria ignoranza, il protestante medio invece è assai presuntuoso in campo biblico.

Un protestante che amasse veramente, come dice, la verità, andrebbe a verificare di persona cosa scrivevano e come vivevano i primi cristiani, nostri antenati nella fede, per capire se e come la Chiesa cattolica sbaglia, oppure dove sbagliano i protestanti a interpretare la Bibbia.    

Per logica, piuttosto che fidarsi di un pastore che spiega la Bibbia a 2000 anni di distanza, sarebbe meglio fidarsi dei primi padri, che appresero direttamente dalla voce degli apostoli l'insegnamento cristiano. Purtroppo molti protestanti non fanno uso della logica, ma solo di ideologie anti-cattoliche, coltivando un'antipatia viscerale verso tutto ciò che è cattolico, perché scartano a priori le prove di come vivevano i primissimi cristiani, vissuti dopo gli apostoli ma prima di Costantino.  

La fede cristiana è una, perché lo Spirito di Dio è uno! Quindi molti sbagliano strada, e abbiamo il dovere di capire chi è in quella giusta e chi in quella sbagliata. L'unità è la coesione degli elementi, delle parti che compongono un ente (per esempio, la coesione tra le parti di un'automobile come la carrozzeria, le ruote, il motore, ecc.) come già diceva Plotino; se viene meno l'unità viene meno anche quell'ente e ne possono risultare altri, ma non più quello di prima [se viene meno la coesione della carrozzeria, ruote e motore, non c’è più l'ente auto, bensì gli enti carrozzeria, ruote, motore]. Ecco, il protestantesimo somiglia tanto al mucchio di lamiere che una volta era una macchina. Si critica tanto la Chiesa cattolica, ma quanti sanno, per esempio, che Bultmann, celebre teologo ed esegeta protestante luterano, ridusse la risurrezione a un simbolo teologico? Non riteneva infatti possibile che fisicamente Gesù fosse risorto. Per confrontare le diverse interpretazioni bibliche bisogna avere il più possibile la mente sgombra da ideologie e preconcetti. Bisogna essere aperti a qualsiasi ipotesi se correttamente motivata e dimostrata. Se ci basiamo su pregiudizi ideologici che ci legano alle nostre convinzioni dottrinali, possiamo fare a meno di leggere o ascoltare qualsiasi testo o persona; tanto è inutile. Il nostro orgoglio ci impedirà di apprendere verità diverse dalla "nostra". Spesso difendiamo il nostro errore biblico con un guscio impenetrabile, ci teniamo la nostra verità, rifiutando qualsiasi altra, che sbatte sul guscio e scivola via. Appena si tocca il piano religioso/spirituale, stranamente è come se molti staccassero l'interruttore dalla propria mente, o almeno ad una parte di essa. Quando i protestanti dialogano con un cattolico, per esempio, non ricevono alcuna informazione, solo suoni che scivolano sui loro timpani, ma non arrivano al cervello. Non ascoltano.   

La storia del cristianesimo per loro non conta nulla, non riveste alcuna importanza, se non nelle vicende da rinfacciare - vedi crociate, inquisizioni ecc. - senza conoscere la vera storia di questi fatti, e senza sapere che anche i protestanti hanno avuto le loro guerre, e hanno pure fatto le loro inquisizioni, assai più sanguinose di quelle cattoliche.

Dicono di essere guidati dallo Spirito Santo, ma stranamente ci sono molti gruppi che ricevono informazioni diverse e contraddittorie dal medesimo Spirito Santo, perdendo inesorabilmente di credibilità. 

Mi rendo conto che la Chiesa cattolica ha trascurato il problema del proselitismo protestante. Gli evangelici hanno riscosso successo non perché hanno ragione, ma semplicemente perché trovano il popolo cattolico molto ignorante in  materia biblica, incapace di difendere in maniera opportuna la propria fede, rifugiandosi dietro al classico "non ho tempo da perdere"; magari poi perdono pure la fede… il tempo però non si tocca.   

Molti cattolici dicono di aver fede in Gesù Cristo, ma questa loro fede si vede solo nei momenti di bisogno: quando tutto scorre liscio Gesù viene dimenticato, e la Bibbia non interessa a nessuno leggerla. In contesti come questi gli evangelici trovano un popolo che deve veramente essere evangelizzato, da loro. Molti cattolici non oppongono resistenza a questo proselitismo perché non hanno risposte bibliche da dare, ma solo ignoranza da nascondere. In terreni simili la conquista protestante è facile, ed è come se affrontassero un esercito disarmato.   

Ma chi studia la Bibbia e si impegna ad approfondire il significato della parola di Dio, si rende conto che in realtà i protestanti non sono affatto quei maestri biblici che sembrano, ma sono dei profondi ignoranti storici e biblici, plagiati dalla loro setta di appartenenza. Chiamandoli ignoranti non voglio offenderli, perché altrimenti li chiamerei "falsi e bugiardi". Chiamandoli ignoranti gli riconosco la buona fede, credono in alcune dottrine sbagliate, non accorgendosi di sbagliare.  

Il punto è che lo Spirito Santo non può contraddire se stesso, e quindi certamente le interpretazioni contrastanti delle diverse denominazioni non possono essere tutte vere, né tutte ispirate. È evidente che non è possibile che lo stesso Spirito suggerisca a ciascuno dottrine diverse. In questo modo si creano dei compartimenti stagni, ogni gruppo protestante crede di essere nella verità più degli altri, isolandosi e predicando un vangelo personalizzato. Per esempio, secondo gli Avventisti tutte le altre chiese cristiane hanno abolito il comandamento del sabato, celebrando il culto alla domenica, e quindi tranne loro tutti sono destinati all'inferno se non aboliscono la domenica come giorno del Signore. Ovviamente essi motivano queste loro accuse con alcuni versetti biblici, interpretandoli a modo proprio. Ecco, è questo il punto che sfugge a tutti i protestanti, classici e moderni: la Bibbia non può essere interpretata soggettivamente, perché la Verità non è affatto soggettiva.

Ma essendo divisi in compartimenti stagni, non comunicanti gli uni con gli altri, è difficile che qualcuno di loro si accorga delle differenze dottrinali con gli altri protestanti. Se qualcuno se ne accorge, fa finta di niente, o non  gli dà il giusto peso, tanto, basta credere in Gesù come nostro personale salvatore. Le loro attenzioni vengono rivolte solo verso la Chiesa cattolica, il nemico da sconfiggere! È fin troppo comodo affermare orgogliosamente che "Io capisco quello che c'è scritto nella Bibbia perché lo Spirito Santo mi guida. Dio ha nascosto la verità ai sapienti e l'ha rivelata agli umili". Ecco, ogni buon protestante usa frasi del genere per rifiutare l'autorità interpretativa dei padri e dei dottori della Chiesa.  

In questo contesto si assiste a scene nelle quali qualsiasi protestante, di qualsiasi grado di cultura, schernisce gli scritti di Ireneo, Agostino, Tommaso d'Aquino, e lo fa in maniera disinvolta, perché nell'interpretare la Bibbia si sente tanto umile da essere guidato direttamente da Dio, ma allo stesso tempo è abbastanza cieco da non accorgersi che troppi "umili" protestanti professano poi dottrine assai diverse tra loro. Disprezzano il cattolico ma eleggono un "fai-da-te" che inorgoglisce e dice: "Non ho bisogno di leggere gli scritti dei padri della Chiesa, mi basta la sola Bibbia", quindi i maestri di cui parla l'apostolo Paolo non servirebbero a nulla: "È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri" (Ef 4,11). 

Basterebbe leggere la storia delle eresie che hanno colpito il cristianesimo lungo i secoli, per rendersi conto che gli eretici basavano e basano sempre le loro tesi sulla Bibbia, spiegandola a modo loro. Difficilmente le persone andranno a spulciare intrecciate questioni dottrinali e teologiche. È più facile trovare un prete che abbia commesso qualche errore umano e sceglierlo come bersaglio, al fine di avvalorare le tesi anticattoliche e considerare la Chiesa cattolica nemica del cristianesimo e della verità, alleata con satana per sviare le anime e portarle all'inferno. Nemmeno l'arcangelo Michele ostentava una tale sicurezza nel bollare o  giudicare il diavolo, eppure si trattava del diavolo (Gd 1,9):  

 

L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!

 

La verità è che l'accusatore per eccellenza è proprio Satana, i santi non accusano nessuno, non per rispetto, ma perché si rimettono al giudizio di Dio. Per un protestante invece è normale dire che i cattolici vanno all'inferno perché sono idolatri. Si ergono a giudici, credendo di conoscere i cuori, e fraintendono il concetto di adorazione. Qualsiasi cristiano si dovrebbe porre delle domande, a verifica di ciò in cui crede, e dovrebbe saper discernere se le proprie convinzioni in materia di fede sono solo frutto di autosuggestione, fantasie indotte, oppure se trovano conferma nella storia del cristianesimo e nella Bibbia.   

 

Argentino Quintavalle

 

 

 autore dei libri 

 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  • Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede

 

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Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)
Deus dilexit mundum! God observes the depths of the human heart, which, even under the surface of sin and disorder, still possesses a wonderful richness of love; Jesus with his gaze draws it out, makes it overflow from the oppressed soul. To Jesus, therefore, nothing escapes of what is in men, of their total reality, in which good and evil are (Pope Paul VI)
Deus dilexit mundum! Iddio osserva le profondità del cuore umano, che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall’anima oppressa. A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male (Papa Paolo VI)
People dragged by chaotic thrusts can also be wrong, but the man of Faith perceives external turmoil as opportunities
Un popolo trascinato da spinte caotiche può anche sbagliare, ma l’uomo di Fede percepisce gli scompigli esterni quali opportunità
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)

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