Mag 20, 2024 Scritto da 

Santissima Trinità

(Mt 28,16-20)

Matteo 28:16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.

Matteo 28:17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.

Matteo 28:18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

Matteo 28:19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,

Matteo 28:20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Il brano si apre con una connotazione storica: “Gli undici discepoli”, in quanto che il dodicesimo, Giuda, si era perduto. Il fatto che si rimarchi che sono undici, potrebbe ricordare qualcosa di spiacevole: Giuda è assente perché ha tradito, e ha tradito perché tra Dio e il denaro lui ha scelto il denaro che distrugge tutti quelli che gli rendono culto. C'è anche un motivo teologico. Sappiamo che il numero 12 rappresentava tutto Israele, ora sono undici e il numero 12 non viene ricomposto, perché non c’è più un paese al quale Gesù si rivolge con il suo messaggio, ma è diretto a tutta l’umanità: la dimensione del Cristo Risorto è universale. 

Sono chiamati ‘discepoli’, non apostoli. La parola discepolo deriva da «discere»: uno che impara. Lo stolto si distingue dal sapiente perché lo stolto sa sempre tutto e non saprà mai nulla di più di quello che sa; il sapiente è quello che impara sempre con molta modestia. Il termine “apostolo” significa “inviato”. I discepoli, prima di essere inviati sono discepoli; quando vanno verso gli altri sono apostoli.

Questo significa che la chiesa, ora, è chiamata a ripercorrere l'avventura del suo Signore, creando una sorta di continuità spirituale tra la missione di Gesù e la propria. Una continuità che viene anche sottolineata nel v. 20: “Insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. L’insegnamento di cui ora i discepoli devono farsi carico, è strettamente agganciato a quello lasciato loro da Gesù, creando così una stretta e inscindibile continuità tra storia e metastoria.

Essi “andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato”. La Galilea è il luogo in cui Gesù reclutò i suoi primi discepoli e che egli evangelizzò per prima e da cui partì la sua missione; è il luogo in cui egli fissa l'appuntamento con i suoi dopo la sua risurrezione; è il luogo, quindi, del ritrovamento e della ricostituzione della prima comunità messianica attorno al suo Signore. La Galilea, dunque, più che un luogo geografico, diventa un luogo teologico. Gerusalemme aveva cessato di essere il centro del culto e della religiosità. L’accesso a Dio, al vero tempio, non era più circoscritto a un luogo, ma a una persona, alla persona del Cristo.

L'appuntamento in Galilea trova il suo vertice su il Monte, che Gesù aveva fissato loro. Non si tratta di un monte qualsiasi, ma “il monte”, un luogo che è qualificato sia da un articolo determinativo che da un comando che lo riguarda; è un monte che non ha un nome, perché non si tratta di un luogo geografico, ma di una indicazione teologica, che si aggancia ad altri monti propri del racconto di Matteo [tradizionalmente il monte è stato identificato con il Tabor].

L'attività predicatoria di Gesù iniziò proprio su di un monte, quello delle Beatitudini. Egli, là, si era mostrato come il nuovo Mosè che impartiva la nuova legge per il nuovo credente; il Dio che sedeva nuovamente in mezzo al suo popolo e lo ammaestrava. Ed ecco, il monte, nella pluralità dei suoi significati, ricomparire qui, per l'ultima volta. I discepoli sono convocati sul monte, sede della dimora di Dio, dove il Risorto associa a sé i suoi, ora in modo nuovo. Da qui egli fa ripartire la sua missione, quella che il Padre gli aveva affidato e che ora egli affida ai suoi, perché siano testimoni della sua gloria. Dal Padre a Gesù, da Gesù ai suoi.

“Si prostrano”, cioè vedono Gesù e riconoscono in lui una condizione nuova, cioè la pienezza della condizione divina, e lo adorano, ma “dubitavano” e questa sembra una contraddizione; vedono Gesù, gli si prostrano, quindi significa che riconoscono in lui una condizione diversa da quella che aveva, ma dubitavano. Dubitavano di che? Non che Gesù fosse risorto, lo hanno visto! Di che cosa dubitavano?

I traduttori, scrivono “alcuni dubitavano”, non è così! Il greco dice tutti quelli che vedono, tutti quanti dubitano: “hoi de edistasan”. C'è una regola d'interpretazione ebraica: quando si vuole mettere in relazione due episodi e far capire che sono collegati tra di loro, basta mettere la stessa parola o lo stesso verbo [soltanto in questi due episodi]. Ebbene il verbo “dubitare” nel vangelo di Matteo c’è solo qui e quando Gesù cammina sulle acque. 

L’evangelista presenta un Gesù che cammina sulle acque perché le acque erano considerate il caos e l’unico che poteva dominare le acque era Dio, e Gesù manifesta così la sua condizione divina. Allora Pietro dice: voglio venire pure io, e Gesù dice: vieni! Fa qualche passo e incomincia ad affondare, cioè Pietro pensava che la condizione divina fosse una passeggiata facile. Quando Pietro vede la difficoltà comincia ad affondare. Ecco che allora Gesù gli stese la mano, lo afferrò e gli disse: uomo di poca fede, perché hai dubitato? Quindi Pietro pensava che la condizione divina fosse concessa da Gesù, e non ha capito invece che la si ottiene attraverso un cammino che passa anche con il fatto della croce. Allora capiamo adesso di che cosa dubitavano. Nel caso di Pietro il dubbio indica una mente divisa causata dalla mancanza di un'adeguata misura di fede, non da una mancanza di fede totale.

Non dubitano che Cristo è risorto. Se la loro fede era troppo piccola, era perché si trovavano in uno stato di incertezza su ciò che i recenti eventi avrebbero significato per il futuro. Essi non dubitavano di Gesù, ma di se stessi. E adesso cosa succede? Ne saremo capaci? Si trovano in una situazione di dissonanza cognitiva. Ricordiamo la cena? Gesù dice: io adesso sarò preso e voi non mi potete seguire, e Pietro: sono pronto a morire con te! E tutti quanti gli dicono la stesa cosa. Hanno fatto in tempo a vedere da lontano le guardie che scappano via tutti quanti, e lo hanno abbandonato. Quindi loro che sono stati così incapaci di seguire Gesù saranno capaci adesso? 

Chiediamoci: perché 1) Matteo si prende la briga di inserire il riferimento ai loro dubbi, e 2) Matteo non riporta alcuna soluzione del loro stato di incertezza? Sembra chiaro che Matteo volesse che i membri della sua comunità applicassero questa situazione a se stessi. L'oscillazione tra adorazione e indecisione è la lotta di ogni discepolo. A queste persone, ben lontane dall'essere perfette, Gesù affida l'incarico di discepolare le nazioni.

Infatti Gesù non si perderà dietro i loro dubbi. Questi spariranno. Dinanzi alla luce del sole, gli occhi possono avere delle incertezze appena si aprono, ma poi tutto ritorna normale. Così è per i discepoli. C’è ancora qualche squama nella loro fede che la rende imperfetta, ma ben presto questa cadrà. Su di loro trionferà la luce piena della risurrezione del Signore. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
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79 Ultima modifica il Lunedì, 20 Maggio 2024 12:53
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

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