Oct 1, 2023 Written by 

XXVIII Domenica T.O. (anno A)

Mt 22,1-14

Matteo 22:1 Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:

Matteo 22:2 «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.

Matteo 22:3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.

Matteo 22:4 Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.

Matteo 22:5 Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;

Matteo 22:6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

Matteo 22:7 Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Matteo 22:8 Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;

Matteo 22:9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

Matteo 22:10 Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.

Matteo 22:11 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,

Matteo 22:12 gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.

Matteo 22:13 Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Matteo 22:14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Il contesto entro cui si svolge la scena è quello di un banchetto di nozze, che un re ha indetto per suo figlio. L'immagine del banchetto di nozze evocava nell'animo dell'israelita il suo rapporto di alleanza con Dio, che i profeti definirono come un rapporto di fidanzamento e sponsale. Ma questa volta il banchetto nuziale non è per Israele, non si parla di alleanza tra Dio e il suo popolo, ma del rapporto tra il padre-re e suo figlio. Il banchetto, infatti, è imbandito per festeggiare il figlio e non gli invitati. La venuta di Gesù, quindi, è collocata all'interno di questo banchetto nuziale e la sua venuta inaugura i tempi messianici - e lui è lo sposo, che Israele non ha saputo riconoscere. A fronte della chiamata, la risposta fu letteralmente “non vollero venire” (v. 3).

Vi possiamo anche scorgere l'uomo che ritiene di non aver bisogno di essere salvato, di non aver bisogno di ricevere nessun invito, perché lui sa già che cosa deve fare della sua vita e sa già quali sono le cose buone che deve inseguire. Non ha bisogno che nessuno gli proponga qualche cosa.

Le cause del rifiuto sono legate al proprio interesse: ho un affare che devo sbrigare, ho un campo che deve essere curato, ho delle cose più urgenti da sbrigare che andare a un banchetto di nozze. C'è chi è rimasto del tutto indifferente all'evento Gesù, che non li tocca, e sembra non aggiungere nulla alla vita. Ritengono che la vita sia il loro campo e i loro affari. E in questa vita non c’è nient’altro da attendersi, non c’è nient’altro da vedere.

Applicato alla sfera religiosa, i capi religiosi sono incapaci di concepire l’immagine di Dio che Gesù comunica: un Dio che vuole fare festa con i suoi amici, un Dio che vuole comunicare gioia,  il banchetto a tutti. Per loro è impossibile immaginare un Dio simile; Dio è uno scriba che sta a controllarti per vedere che cosa si fa e che cosa non fai, per chiedere conto di tutto. È l’immagine dell’osservante che vive la propria esistenza per rendere conto a Dio delle proprie cose secondo le regole, e non potrà mai capire che Dio vuole fare un invito a tutti per un banchetto di nozze.

“Gli invitati alle nozze non ne erano degni”. È punto fermo, che chiude una lunga storia andata male. Ma la storia non si ferma, continua per la volontà salvifica del re. Ora si va per le strade, i viottoli, i sentieri, si va dappertutto. Quanti vengono trovati sono invitati, vengono chiamati a partecipare alle nozze. Tutti possono presentarsi. Non ci sono esclusi. C’è una chiamata generale, universale, verso “buoni e cattivi”. La chiesa non è composta solo di santi. Nella chiesa quaggiù i cattivi sono mischiati ai buoni; prima però che abbia luogo il convito nuziale, Dio separerà gli unì dagli altri. A tutti, quindi, è data la possibilità di accedere al banchetto: tutti hanno diritto alla salvezza; ma a questo diritto corrisponde il dovere di una risposta adeguata, perché la salvezza non è imposta, bensì proposta.

Infatti, l'annuncio è per tutti, ma poi dovrà passare attraverso il filtro di una corretta accettazione esistenziale di ogni singolo convocato, così che le moltitudini saranno selezionate in base alla loro risposta. Non a caso, infatti, l'immagine del re, che “entra” e “vede”, introduce l'elemento discriminante: il giudizio che viene operato su ciascuno. Non è sufficiente accettare l'invito - è necessario anche accettarlo nella maniera adeguata.

Nella sala del banchetto si entra con l’abito nuziale. Nella sala del cristianesimo si entra da rigenerati. Una volta chiamati ed accolto l’invito si deve entrare indossando l’abito della grazia e della verità di Cristo. La differenza tra il prima e il dopo è sostanziale. Il prima non può esistere nel dopo. Il prima che è stato cancellato da Dio, deve essere cancellato anche dall’uomo. Chi vuole restare nel dopo come e peggio di prima, insulta Cristo. E cosa vede il re nella sala del convito? Vede un uomo vestito così come era prima, quando sostava ai crocicchi delle strade. Lì si poteva sostare senz’abito nuziale. Nella sala del convito questo non è consentito. C’è un dopo che obbliga.

«Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì». Il re-giudice chiede conto del comportamento tenuto dall'anonimo convocato, e che proprio per il suo anonimato acquista una valenza di generalità, in cui tutti si possono rispecchiare. Ha accettato l'annuncio ma non ha indossato l'abito nuziale. L'abito è metafora della condizione di vita di una persona. In tal modo l'abito è come una sorta di alter ego di chi lo indossa, mentre il cambiamento d'abito indica il cambiamento dell'io interiore, ne esprime il suo rinnovamento.

L'accusa, rivolta dal re-giudice al convocato, è l'essere entrato nella nuova comunità e l'essersi accostato al suo banchetto, senza aver deposto i suoi abiti precedenti ed aver indossato quelli appropriati. Per entrare nel banchetto di nozze bisogna cambiarsi di abito, ovvero di mentalità e di comportamento, cioè bisogna convertirsi.

Il re si rivolge all’uomo dicendogli “amico” - non lo tratta male, non dice: ma tu chi sei? Fino all’ultimo momento il re ha un atteggiamento di benevolenza verso tutti. “Ed egli ammutolì”. Il problema è che l’uomo non ha niente da dire, quando gli viene chiesto come mai non indossa l’abito; come se pensasse, nella sua mente: ‘ho sbagliato posto’. Costui non sa rispondere perché è una persona completamente fuori posto.

La “morale della favola” è che molti sono chiamati, ma pochi eletti (v. 14). In altri termini, molti si dichiarano disponibili ad aderire alla nuova fede, ma ben pochi, per gli impegni e le difficoltà che essa comporta, la sanno incarnare nella propria vita. Molti accolgono l’invito ad essere dei discepoli di Gesù. Pochi in realtà vivono da veri discepoli di Gesù. 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

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Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)
The new Creation announced in the suburbs invests the ancient territory, which still hesitates. We too, accepting different horizons than expected, allow the divine soul of the history of salvation to visit us
La nuova Creazione annunciata in periferia investe il territorio antico, che ancora tergiversa. Anche noi, accettando orizzonti differenti dal previsto, consentiamo all’anima divina della storia della salvezza di farci visita
People have a dream: to guess identity and mission. The feast is a sign that the Lord has come to the family
Il popolo ha un Sogno: cogliere la sua identità e missione. La festa è segno che il Signore è giunto in famiglia
“By the Holy Spirit was incarnate of the Virgin Mary”. At this sentence we kneel, for the veil that concealed God is lifted, as it were, and his unfathomable and inaccessible mystery touches us: God becomes the Emmanuel, “God-with-us” (Pope Benedict)
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The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situationsi
Il sacerdote antico ristagna, e valuta basando su categorie di possibilità; riluttante allo Spirito che smuove le situazioni
«Even through Joseph’s fears, God’s will, his history and his plan were at work. Joseph, then, teaches us that faith in God includes believing that he can work even through our fears, our frailties and our weaknesses. He also teaches us that amid the tempests of life, we must never be afraid to let the Lord steer our course. At times, we want to be in complete control, yet God always sees the bigger picture» (Patris Corde, n.2).
«Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Patris Corde, n.2).
Man is the surname of God: the Lord in fact takes his name from each of us - whether we are saints or sinners - to make him our surname (Pope Francis). God's fidelity to the Promise is realized not only through men, but with them (Pope Benedict).

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