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Mag 9, 2025 Scritto da 
Aforisma

Amarsi: l’unica testimonianza che non perisce

Francesco aveva cara quell’espressione del Vangelo:

«Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

Teneva molto alla testimonianza trasparente, semplice e convincente della sua fraternità, che avrebbe così predicato il Vangelo con la vita.

Nelle Fonti, nella Leggenda  dei tre compagni, leggiamo:

"Profondamente umili e maturi nella carità, ognuno nutriva per il fratello i sentimenti che si hanno verso un padre e signore.

Quelli che, per l’incarico che  ricoprivano o per qualità personali, avevano nella fraternità un ruolo preminente, si facevano più umili e piccoli di tutti. E ognuno era disposto alla obbedienza più generosa, sempre disponibile al volere del superiore, senza cercare se l’ordine ricevuto fosse giusto o no, perché convinto che qualsiasi comando era conforme alle disposizioni del Signore. In tal modo, riusciva agevole e dolce eseguire qualunque precetto.

Stavano attenti a non cadere vittime di desideri sregolati. Erano giudici implacabili di se stessi, preoccupati di non nuocersi l’un l’altro in nessuna maniera" (FF 1448).

E ancora:

"I frati s’impegnavano a scacciare qualunque rancore e incompatibilità, e a conservare intatto l’amore scambievole.

Facevano il possibile per sostituire a ogni vizio la virtù corrispondente, ispirati e coadiuvati in questo dalla Grazia di Gesù Cristo" (FF 1449).

Ecco un altro passo, che descrive meravigliosamente il loro amarsi nel Signore:

"Nessuna cosa ritenevano proprietà privata, ma libri e altro erano messi a disposizione di tutti, secondo la direttiva trasmessa e osservata dagli Apostoli.

Sebbene fossero in stato di vera indigenza, erano spontaneamente generosi di tutto quello che venisse loro offerto in nome di Dio.

Donavano con gioia, per amore di Lui, le elemosine raccolte, a quanti ne facessero richiesta, massime ai poveri" (FF 1450).

Era amore vero, perché concreto.

Francesco aveva insegnato ai suoi frati che il denaro non valeva più dello sterco d’asino, custodendoli così dai pericoli.

E le Fonti informano:

"Erano felici nel Signore, sempre, non avendo dentro di sé o tra di loro nulla che potesse in qualche modo contristarli.

Quanto più erano separati dal mondo, tanto più si tenevano avvinti a Dio.

Avanzavano sulla via della croce e sui sentieri della giustizia; toglievano dal cammino stretto della penitenza e dell’osservanza evangelica ogni ostacolo, onde lasciare a quelli che li avrebbero seguiti una strada spianata e sicura" (FF 1454).

E Chiara d’Assisi, nel suo stupendo Testamento, rivolta alle sorelle, dice:

«Avendoci, dunque, Egli scelte per un compito tanto elevato, quale è questo, che in noi si possano specchiare tutte coloro che chiama ad essere esempio e specchio degli altri, siamo estremamente tenute a benedire e a lodare il Signore, ed a crescere ogni giorno più nel bene.

Perciò, se vivremo secondo la predetta forma di vita, lasceremo alle altre un nobile esempio e, attraverso una fatica di brevissima durata, ci guadagneremo il pallio della beatitudine eterna» (FF 2830).

L’amore vicendevole oltrepassava le mura, purificando e profumando di carità ogni aria inquinata, offrendo specchi luminosi di vita fraterna.

Ritenendola riflesso della gloria di Dio, premura di Francesco era la ricerca delle cose celesti da parte di tutta la fraternità. 

Diceva, infatti, rivolto ai frati di tutto l’Ordine:

«La grande assemblea è il nostro Ordine, quasi un sinodo generale che si raccoglie da ogni parte del mondo sotto una sola norma di vita. In questo i sapienti traggono a loro vantaggio le qualità proprie dei semplici, perché vedono persone senza cultura cercare con ardore le cose celesti e, pur senza istruzione umana, raggiungere per mezzo dello Spirito la conoscenza delle realtà spirituali.

In questo Ordine anche i semplici traggono profitto da ciò che è proprio dei sapienti, quando vedono umiliarsi con loro allo stesso modo uomini illustri, che potrebbero vivere carichi di onori in questo mondo.

Da qui risalta la bellezza di questa beata famiglia, che per le sue molteplici qualità forma la gioia del Padre di famiglia» (FF 778).

Questa speciale consapevolezza e intuizione dei segreti divini rendeva il Santo e la Fraternità singolare immagine della Gloria di Dio, avendone ricevuto la sua libertà.

 

 

Domenica 5.a di Pasqua C  (Gv 13,31-33a.34-35)

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Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

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