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Lug 23, 2025 Scritto da 
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La Rete, il Bello, e il marcio

(Mt 13,47-53)

 

«Tesoro» è il Vangelo, la Parola di Dio: un vero affare (v.44). «Perla» d’uomo è Gesù (vv.45-46).

«Regno» è il dono dell’assemblea viva - popolo senza meriti, dall’esito inatteso; sbocco dell’impegno per la ricerca del meglio.

La parabola della Rete sottolinea il Risultato del Regno di Dio, ossia il frutto educativo-operativo della comunità, ambito in cui Dio ‘regna’.

La Chiesa sognata dal Cristo è come una Rete che ci tira su alla luce, al respiro, all’esistere in pienezza.

Convivialità delle differenze che fa rinascere ciascuno e tutti, senza però trattenere il marcio e putrefatto [«guasto»: v.48 testo greco], ossia quello che non ha vita, né più la offre.

Non si tratta d’un banale giudizio moralistico o forense, fra buono e cattivo!

È la distinzione tra ciò che resta pieno e «bello» (in senso orientale) e ciò che - putrido - corrompe e degrada, lasciando fradiciume irreparabile.

Insomma: è nelle realtà fraterne che Dio ha un piede sulla terra.

 

Nella Comunione il Signore si fa Nido e Presenza reale. Alleato che anche nei momenti difficili ci lascia contattare energie rigenerative.

Amicizia e Sé eminente, Approdo e Istinto vocazionale che sebbene nascosto riempie il cammino, trasformandolo in Relazione; anche nei momenti fugaci e sommari.

Eccolo Vivente in noi, mentre fa sgorgare Gioia di vivere, perché colma la mentalità d’ognuno, e permette il dialogo e lo scambio dei doni che fanno trasalire di gioia.

In tal guisa, siamo noi l’intervento divino nell’esistenza ordinaria della gente, quando corrispondiamo e collaboriamo alla Sua azione creatrice-promotrice di essere abbondante e totale.

Nessuna esclusione o condanna: solo allegria, nel senso di pienezza d’onda vitale.

 

Su ogni figlio il Padre torna con cura. La sua opera non scarta a priori il “pezzo” malriuscito, ma solo ciò che non serve per la vita completa.

Ora il mondo è frammisto, e non ci si deve estraniare dal nostro tempo, eppure ciò non toglie che è bene si badi a quant’è eternamente umano.

Accogliamo le cose del nostro mondo, ma cerchiamo di andare oltre il contingente - per l’intensità, per l’amore: tutto il bello che c’è.

I credenti sono i responsabili della trasmissione della Fede (v.52). In tal guisa, essi fanno capire la saggezza del Regno, la differenza fra usanze e Chiamata personale.

Gli intimi del Signore invitano tutti a pazientare, affinché ciascuno possa avere il tempo della crescita, e le scelte siano ‘utili’. E belle (v.48).

Tutto quello che già abbiamo assimilato per educazione famigliare acquista così una dimensione amabile, profonda, intima, coinvolgente, creativa.

E insieme una finalità più ampia, però illuminata dal di dentro.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

L’esperienza di comunità ti è entrata dentro e ha arricchito l’idea di Dio?

 

 

[Giovedì 17.a sett. T.O.   31 luglio 2025]

137 Ultima modifica il Giovedì, 31 Luglio 2025 12:46
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".