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Mar 7, 2025 Scritto da 
Croce e Vuoto

Perfezione: andare sino in fondo. E nuova Nascita

Tra lotta intima e non opporsi al malvagio

(Mt 5,43-48)

 

Nella sua prima enciclica papa Benedetto scriveva:

«Con la centralità dell'amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d'Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. L'Israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio, nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze” (6,4-5). Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell'amore di Dio con quello dell'amore del prossimo, contenuto nel Libro del Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (19, 18; cfr Mc 12, 29-31). Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4, 10), l'amore adesso non è più solo un “comandamento”, ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro.

In un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell'odio e della violenza, questo è un messaggio di grande attualità e di significato molto concreto» [Deus Caritas est, n.1].

 

 

L’alternativa “vittoria-o-sconfitta” è falsa: bisogna uscirne

 

Gesù proclama che il nostro cuore non è fatto per orizzonti chiusi, ove si accentuano le incompatibilità.

Egli proibisce l’esclusione, e con essa i risentimenti, le difficoltà di comunicazione.

In noi c’è qualcosa in più di ogni sfaccettatura d’opportunismo, e dell’istinto del ribattere colpo su colpo... pareggiare i conti... persino chiudersi nel proprio gruppo esemplare.

In latino perfĭcĕre significa compiere, completare, condurre a perfezione, fare completamente.

Lo capiamo: qui è indispensabile introdurre altre energie; lasciar agire virtù misteriose... tra gli spazi più profondi che ci appartengono, e il mistero delle vicende.

Come per noi raggiungere la cima del Monte delle Beatitudini. Per una nuova Nascita, un nuovo Inizio.

Impossibile, se non lasciamo si sviluppi una Sapienza innata, primigenia - magmatica, però assai più integra e inappuntabile.

Avventurarsi lontano dal proprio recinto - addirittura fuori dal coro mondano - non rende forse originali, ma inizia a curare la nostra eccentrica eccezionalità.

Altrimenti assimileremmo un modello d’integrità esterno, che non sgorga dalla Fonte dell’essere e non ci corrisponde nell’essenza.

Dentro i paradigmi di perfezione, l’unicità prigioniera non saprebbe più dove andare. Girerebbe a vuoto credendo di salire [in religione, come su una scala elicoidale, che non porta a nulla: meccanismo tipico delle forme ascetiche].

Nell’esasperazione dei modelli fuori di noi, assoggettiamo l’anima allo stile delle celebrità (perfino ecclesiali).

L’ansia prodotta dalle ristrettezze di carisma, dei campioni, di ruoli privi di sintonie profonde, sarà allora pronta ad attaccarci; si presenterà dietro l’angolo come invincibile avversaria.

 

Perfetti sembrano i diamanti - da cui però non nasce nulla: i perfetti di Dio sono coloro che vanno sino in fondo.

Dice il Tao: «Se vuoi che ti sia dato tutto, molla tutto».

“Tutto” significa anche l’immagine che siamo abituati a porgere agli altri, per piacere a ogni costo. Bisogna venirne fuori.

 

Un Gesù trasgressivo incontra la Sapienza di ogni tempo, anche quella naturale - assolutamente non conformista.

Non vuole che l’esistenza di Fede sia marcata dalla solita dura lotta estrinseca [tipica della mentalità “spirituale”] fatta d’intime lacerazioni.

Ancora oggi - purtroppo - in molte realtà credenti si viene formati all’idea dell’inevitabile contrapposizione tra istinto alla vita e norme perbene.

 

Il Signore sorvola l’idea assuefatta della fatica devota, e lo fa osando completare la Scrittura antica, quasi correggendo le radici dell’identità civile e veneranda del popolo, identificata nella Torah.

Diverse volte e di seguito suggerisce di modificare il Tesoro sacro e inappellabile della Legge: «Fu detto [...] Ora io vi dico».

Le differenze ci sono, tuttavia Gesù ordina di sovvertire le consuetudini della saggezza antica, le divisioni interessate: accettabile o meno, amici o nemici, vicini o lontani, puro e impuro, sacro e profano; così via.

Il Regno di Dio, ossia la comunità dei figli - questo germoglio di società alternativa - è radicalmente diversa perché parte dal Seme, non dalla gestualità esteriore; né usa edulcoranti, per celare lo scontro intimo.

Non è “nuova” come ultima delle astuzie o invenzioni da allestire... Ma perché soppianta tutto il mondo degli artifici unilaterali.

In tal guisa: le anime devono prendere il passo delle cose, per cogliere il ritmo stesso di Dio, che sapientemente crea.

Gli accadimenti rigenerano spontaneamente, fuori e persino dentro di noi; inutile forzare.

La crescita e destinazione permane e si farà magnifica, anche grazie alle beffe e costrizioni allestite in modo avverso - dagli esibizionisti più plateali e insinceri, o da chi sembra vicino.

Arrendersi, cedere, deporre l’armatura, farà spazio a nuove gioie.

 

Combattere gli “allergici” confonde l’anima: sono proprio gl’inciampi sul percorso previsto ad aprire e accendere lo spazio vitale - normalmente troppo stretto, soffocato dagli obblighi.

Nel Tao Tê Ching si legge: «Se vuoi ottenere qualcosa, devi prima permettere che sia dato ad altri».

La fioritura seguirà l’indole naturale dei figli: sarà senza sforzo alcuno, né recita di santità volitiva, sovraccarica (simpatica o altro).

Sottile consapevolezza e Perfezione che distingue l’autentico uomo nuovo nello Spirito dall’imbonitore che ignora le cose del Padre e cerca scorciatoie affannose, passando sottobanco favori e “mazzette” onde sbrigare immediatamente la propria pratica con Dio e il prossimo.

 

Amare il nemico che ci [trae fuori e] fa Perfetti:

Se gli altri non sono come abbiamo sognato, è una fortuna: le porte sbattute in faccia e il loro pungolo stanno preparandoci ben altre gioie.

 

L’avventura della Fede estrema è per una Bellezza che ferisce e una Felicità anormale, prominente.

Qui, solo chi sa attendere trova la sua Via.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Quale consapevolezza o fine ti proponi nel coinvolgere il tempo, la percezione, l’ascolto, la gentilezza?

Apparire diverso dalla tua indole, per piacere agli altri? Farsi accettare? 

O essere perfettamente te stesso, e attendere gli sviluppi che si stanno preparando?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".