(Mt 24,42-51)
Chiave di lettura del brano potrebbe essere la celebre espressione di s. Agostino: «Timeo Dominum transeuntem».
Incarnazione è filo diretto con la realtà e la condizione divina insieme.
Il tempo della persona di Fede è come stagione d’attesa, ma non di provvisorietà: piuttosto, capitalizzazione e rivolgimento continui.
Né il momento della Chiesa si configura come periodo istituzionale, un lasso di pausa - a orario, con scadenza.
Certo, non è neppure un’età d’allestimento a partire dalle nostre idee, bensì di accoglienza del Regno, che giunge nel suo Appello - oggi con proposte chiarissime (perfino nelle sue sottrazioni).
Siamo chiamati a essere pronti in ogni istante, e veloci come un ‘ladro di notte’…
Forse vuol portarci via qualcosa che crediamo assolutamente nostro, cui però siamo troppo legati.
Fin dalle prime generazioni di credenti sorgevano gruppi di visionari - purtroppo sprovveduti - collegati a un’idea di catastrofe imminente.
L’attesa del ‘ritorno’ subitaneo d’un Messia che doveva porre fine all’ingiustizia e realizzare il Giudizio finale, era aspettativa comune di quanti desideravano s’inaugurasse una nuova fase della storia.
Tuttavia, in nessun punto dei Vangeli è scritto: Gesù “torna”, come se si fosse allontanato.
Egli sopraggiunge, certo: «Viene» - non “ritorna”.
Nel Nuovo Testamento il Risorto è Veniente [‘o Erchòmenos] ossia Colui che irrompe, che incessantemente si rende Presente.
Il punto della Vita è accorgersi, percepire la Presenza di Qualcuno dentro qualcosa; nelle cose sommarie e nelle vicende di liberazione.
Anche nel dramma della rinascita dalla crisi globale.
Nessuna forma di alienazione proviene dai Vangeli: Cristo è «con-noi» in ogni momento; nel nostro impegno in favore della natura, delle culture, della vita di tutti.
L’esperienza piena, totale, di completezza, non è data nel tempo particolare.
Ma ad es. lo spirito di disinteresse che si diffonde e già rende nuove le relazioni e le cose rimane una garanzia del Regno.
Seme e preludio del nuovo mondo che la Chiesa è chiamata ad annunciare e costruire - includendolo a braccia aperte.
Con a centro il «Figlio dell’uomo» che «viene», passo dopo passo, non perdiamo l‘intesa.
Ogni momento è buono per acuire la perspicacia nello Spirito.
La flessibilità del cuore prevarrà sui pronostici, sugli imperativi della mente.
Ecco l’accorgersi e percepire le opportunità; aprire gli occhi, decifrare gli accadimenti, spostare lo sguardo - onde cogliere la Venuta del Signore, fiutarne il Senso, intuirla come Fonte di Speranza.
Nell’Eucaristia proclamiamo appunto la Venuta del Signore, perché la vita in Cristo è in ogni evento anticipazione e preparazione all’Incontro sponsale.
In ottica di Fede, qualsiasi istante critico coopera al bene.
È Chiamata e opportunità di risposta, non timore permanente.
[Giovedì 21.a sett. T.O. 28 agosto 2025]