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Dic 8, 2025 Scritto da 
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Le “star” accantonate

Due figli: «No» e «Io!»

(Mt 21,28-32)

 

Nei racconti dei rabbini il «figlio» era uno solo: Israele! Per Cristo, invece, anche uno scapestrato rimane figlio.

Il Padrone della Vigna immagine del popolo eletto si rivolge al suo «prototipo» di uomo con tenerezza e viscere materne: «Figliolino mio».

Cerca di fargli capire: «La terra poco famigliare è piena di dissensi e rancori, invece la Vigna è tua; impegnati dunque a costruire il mondo della gioia».

Ma è in fondo normale ostinarsi: «Non ne ho voglia» - perché spesso siamo attratti non dalle Beatitudini, bensì da criteri mondani.

Lavorare in favore della vita altrui, riconoscerne la dignità e promuoverla non sorge a tutti immediato e spontaneo; anzi, appare oneroso.

Eppure è la differenza che ci dà lo spunto, non la regola o il rimprovero.

La percezione di ciò che appare “straniero” diventa intuizione rara della propria essenza, dilatazione dell’Ego - movimento e processo crescente che porta a comprendere il Tu nell’Io.

Bisogna capire le reazioni d’istinto banali, perché le condanne preventive bloccano la crescita.

L’eccentricità del fratello è lo spunto paradossale per ritrovare se stessi e la propria strada.

Certo, all’inizio la ripulsa può affiorare; non c’è da scandalizzarsi, né additare. Recuperare la dimensione umana profonda non è un gioco da ragazzi.

Del resto lo sappiamo per esperienza: il Sì più convinto passa attraverso un No iniziale.

La lotta interiore è da mettere in conto - infine essa stessa andrà a incidere ben oltre un’adesione formale.

Insomma, il Sì più vero deriva da una richiesta di spiegazione.

 

Sebbene gl’identificati siano proni a mostrare subito le migliori intenzioni, essi diventano tutta vetrina e nessuna sostanza; infine solo parole vuote.

Il Padre si rivolse dunque al figlio delle promesse: «Io, Signore!». Come dire: «Ci sono io, qui; perché pensare ad altri?».

La reazione esageratamente affine e positiva sta a indicare che il figlio abitudinario… non ha capito.

Senz’altro non era d’accordo col programma del Padre - così profondo e impegnativo - e pensava a modo suo come ci si comporta nella Vigna. 

Pertanto s’illude di trovarsi avvantaggiato, invece che Salvato.

Insomma, la scelta decisiva è tra Fede o protocolli: «Peccatori manifesti e contaminati vari vi stanno passando avanti» (in part. v.31).

[Il discrimine della vita nello Spirito? L’eccezione che diventa promozione].

Donne e uomini rispondono «Eccomi» all’appello perché intimamente persuasi, non per influsso esterno - di etichette.

Vere amiche dell’energia vitale non sono le convenzioni.

In tal guisa, comparato alle diverse credenze antiche, un lato intrinseco dell’invito di Gesù è la mente adulta.

Essa esclude soluzioni aderenti [comuni o élitarie]: racchiudono le anime in una condizione di dipendenza, con progressi illusori.

 

Nelle comunità di Galilea e Siria i pagani diventavano rapidamente maggioranza - elevati al rango di figli.

Essi non si sottoponevano a trafile snervanti, ma spontaneamente riconoscevano il Signore.

Morale - a contrario: mai fidarsi di coloro che si precipitano a dire: «Sissignore!».

 

 

[Martedì 3.a sett. Avvento, 16 dicembre 2025]

158 Ultima modifica il Martedì, 16 Dicembre 2025 12:00
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".