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Nov 15, 2025 Scritto da 
Commento breve

Oggi con Me: il Vino che ci fa uscire dal nido

(Lc 23,35-43)

 

Il Figlio è crocifisso tra criminali. Per il potere politico e religioso, lui era un pericolo assai peggiore.

Secondo Lc solo uno lo oltraggiava; l’altro chiama Gesù per nome e gli si affida (v.42).

All’inizio del Vangelo la venuta del Signore è collocata fra gli ultimi della terra.

Egli si manifesta al mondo tra gente impura e persone disprezzate [addirittura sicure di dover essere fatte fuori dal Messia giudice, e che quindi ne avevano timore] non fra i giusti e santi del Tempio.

Poi tutta la sua vita si svolge in mezzo a pubblicani e peccatori, perché venuto per loro.

Infatti: chi riporta in casa del Padre? Uno qualunque, che rappresenta tutti noi - un malfattore che aveva compiuto omicidi - perché tutti i peccati consistono nel togliere vita e gioia di vivere a qualcuno.

Così quell’assassino ci rappresenta. E il Cristo inizia a edificare Famiglia proprio con un criminale accanto, che siamo noi: peccatori recuperati dal suo amore senza condizioni.

 

In Lc la folla è allo sbando.

La gente non insulta il Fedele accusato dalle autorità religiose, ma rimane perplessa, non capisce.

Il popolo non ha avuto guide spirituali sane, in grado di far riconoscere il proprio del mondo di Dio - e viceversa, ciò che lo rende caricaturale.

Quello di Re universale è un titolo che oggi reca con sé non pochi equivoci - quando attribuito al Cristo autentico, ridotto a zero.

Ciò perché confuso con grandezze artificiose, magnificenze di sola appariscenza.

La regalità dei credenti in Lui è inapparente, tutta sostanza. Potenza che apre nuove possibilità, persino in dimensione buia.

Nulla a che fare con le tentazioni di realizzarsi pensando in modo banale, precipitoso, esteriore, confortevole, e promuovendo unicamente se stessi (vv.37.39).

Nei Vangeli - infatti - il male si presenta non come avversario cattivo e antagonista, ma consigliere affabile e compiacente, che sembra trasmettere sicurezza dagli imprevisti, e farci conquistare posizioni.

Amico che ci vuol bene e tutela, perciò dà le dritte per farsi valere, imporre, riuscire.

Ma centrarsi sulle parvenze finisce per farci ignorare e non comprendere i percorsi profondi dell’anima.

 

Alla parola «regno», Pilato pensava immediatamente quello di Tiberio (vv.2-4).

Qui la dimensione del Regno è capovolta: non mostra i muscoli.

Il suo Re si fa accanto, è Persona in grado di creare sintonie di bellezza dentro; una strada più silenziosa.

La Salvezza viene da ciò che nella nostra vita è considerato insulso e un nulla, eppure spalanca l’infinito che ci abita - lo sconfinato dell’Amico primordiale, presente e finale.

Egli riverbera in cuore, e indirizza - Eterno che intimamente risuona, anche in situazioni tragiche.

Ciò Viene addirittura da chi - Gesù benevolo oppresso - è stato valutato un maledetto da Dio e considerato feccia della società à la page.

Viceversa, Presenza amica; che ci fa “vedere” e sblocca.

La differenza radicale tra religiosità e Fede? Il senso di un Mistero intimo e sorprendente, che ci desta.

Vino, non «aceto» [vino inacidito (v.36)]: corruzione dell’amore e della festa.

 

Il Dio delle religioni scaccia la donna e l’uomo contraddittori e inadeguati dal Paradiso. Il Padre li accoglie.

 

 

[34.a Domenica T.O. (anno C), 23 Novembre 2025, Cristo Re]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".