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Ago 19, 2025 Scritto da 
Croce e Vuoto

Imbiancati: belli fuori, putridi dentro

Parvenze: vuoto

(Mt 23,27-32)

 

Giovanni Crisostomo scrive nel Commento al Vangelo di Mt:

«Se si potesse aprire la coscienza di ciascuno, quanti vermi, quanta putredine e quale lezzo inimmaginabile vi troveremmo dentro. Desideri turpi e perversi, più sudici degli stessi vermi» (73,2).

Forse ci ha spiazzato il severo impegno del Papa contro forme allegre, disinvolte e ambigue di gestione dei beni, e in campo di moralità interna alla Chiesa Cattolica - una vera e propria opera di bonifica clericale, che si è spinta sino alla riapertura delle carceri.

Ma prendendo posizione contro il sistema delle grandi parvenze [l’ipocrisia e l’estrinsecismo incoerente] Gesù rincara la dose.

Lo fa nei confronti delle autorità antiche, dei capi religiosi e mestieranti del sacro - leaders che salvano le vesti, le idee e l’immagine, ma radicalmente infedeli.

Si duole del loro apparire fittizio e corretto, mentre dentro sono la negazione totale del rispetto verso Dio che allestiscono in vetrina.

Così fanno stagnare il lato oscuro del mondo, invece di aiutarci a rimuoverlo.

La pietà ostentata per i grandi antenati denuncia un complesso di colpa (vv.29-32), non una cifra intima profonda - ambito unificatore dell’essere e dell’agire.

Isterismo che esorcizza il vizio degli “eletti” di sempre: togliersi dai piedi chi smaschera il loro esistere vuoto; nonché il loro ascendente ben adornato, cerebrale o legalista, che ancora costringe la vita di tanta gente nei sepolcri.

 

I maestri spirituali sono in campo non per fare mostra di sé - né incarnarsi a mo’ di guide minacciose.

Essi devono agire per beneficare, dare colore, nuova linfa; promuovere situazioni autentiche e contenuti nuovi, rallegranti e creativi.

Nel puntuale Commento al Vangelo di Mt, s. Girolamo scrive:

«I sepolcri all’esterno sono candidi di calce, adorni di marmi e d’oro, splendenti nei loro colori; ma all’interno sono pieni di ossa di morti. Così anche i maestri perversi, che una cosa dicono e l’altra fanno: nell’abito mostrano la purezza e nella parola l’umiltà; ma dentro sono pieni d’ogni marciume e di ogni desiderio impuro» (4).

Il Signore propone un rinnovamento che giunga in profondità, più intimo dell’agitarsi epidermico; che tocchi il luogo e la dimensione dell’incontro col Padre.

Egli non si accontenta di ‘monumenti’ con la sorpresina dentro.

 

Siamo sempre tentati di rimanere sul piano d’una superficie abbellita, alla ricerca di facili e immediate soddisfazioni, stima, onore - soprattutto noi preti, che non di rado amiamo cullarci nei riconoscimenti futili.

E i nostri diversi teatri della religiosità vistosa ma sorda sono largamente disponibili a truccare con rango spirituale l’appartenenza dei grandi primattori alla civiltà delle fictions - pulita e ornata.

Ci appaghiamo di cose epidermiche, perché? Incontrare se stessi, gli altri e la realtà richiede un impegno gravoso: quello di mettersi in discussione; uscire dalle forme, e dalle mode esterne.

Ma non sono sufficienti le buone maniere, per coprire tante pessime abitudini.

Non basta più la falsa sicurezza di presentare la nostra facciata da soap opera: figura apparecchiata dal rango anche religioso e devoto che si vuol mostrare.

L’ipocrisia delle interpretazioni accomodate o delle caratterizzazioni plateali è un atteggiamento non di rado camuffato e perfino delittuoso.

Esso ci sta portando allegramente al male oscuro della più decadente vacuità, e diffusa tristezza.

 

Le tombe imbiancate del nostro camposanto anticipato appaiono sacre e graziose, ma si sa cosa talora contengono.

Non sempre diamanti cristallini; non sempre espressioni di filo diretto con gli altri e con Dio.

Quindi il sorprendente impegno delle attuali gerarchie per la purificazione interna resta un punto fermo, del tutto opportuno.

È la vita che conta e va promossa, non l’apparire in cartapesta di tutto ciò che di sconosciuto o coperto ci è cresciuto in casa.

Anzi, proprio i manieristi o modernisti, i moralizzatori di facciata, i più vanitosi protagonisti della bellezza rituale o à la page… si rivelano le peggiori persone - dalla doppia vita; amanti d’uno stile da satrapi [forse per riscatto sociale].

Ecco il confondere idee anche a se stessi, e la paradossale opera di disidentificazione.

Insomma, la vistosità di fastigi e parvenze, o di patinature che strizzano sempre l’occhiolino, è una sorta di proiezione.

Artificio che non consente di elaborare pensieri; solo allontana gli incubi faticosi - nel modo più puerile.

L’Amore invece vive di scintille reali - non le varca indenne accontentandosi di autorappresentarsi nei segni decorativi, o nell’ideologia che adesca gli ingenui.

Paraventi d’incredibile vuoto.

 

Pur riconoscendo lecite le sfaccettature di grandi espressioni artistiche e le opinioni difformi, Gesù avrebbe sottoscritto il principio dei laici puritani anglosassoni: «Maggiori sono le cerimonie, minore è la Verità».

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Quali ipocrisie clericali [o adesioni-scapicollo] ti danno fastidio, malgrado il loro fastigio?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".